Il plurimillenario olivone di Semproniano si scopre unico al mondo e diventa un marchio
Nove anni fa il Comune volle far chiarezza sulle origini di questo incredibile albero. Si è scoperto che il suo genoma è sconosciuto
SEMPRONIANO. L’olivone di Semproniano e i suoi figli adesso hanno un marchio. È stato ottenuto grazie all’impegno dell’associazione La Piazzoletta guidata da Fulvio Ponzuoli, con l’amministrazione comunale di Semproniano, il frantoio Banci, un olivicoltore sempronianino e il proprietario del terreno del Querceto dove sono stati messi a dimora i “figli” dell’olivone.
Nel marchio è raffigurata un’oliva verde su campo bianco, la lettera O e la stilizzazione dell’olivone.
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Il riconoscimento arriva al termine di un lungo percorso iniziato circa nove anni fa dall’amministrazione comunale che chiedeva di fare chiarezza sulla specie dell’olivone (fino a quel momento si pensava fosse un’olivastra seggianese), coinvolgendo vari soggetti: l’Istituto agrario di Grosseto, l’Università di Firenze, il Cnr e l’ateneo di Perugia.
Dalle ricerche e dai risultati si è saputo infine che l’olivone di Semproniano ha un genoma sconosciuto, e come tale è stato registrato nei registri dell’Arsia. Quindi la specie è tutta sempronianina, una biodiversità che oggi vuole imporsi anche sui mercati con un olio eccellente e finalmente griffato.
L’Olivone di Fibbianello, ulivo plurimillenario, fu colpito nel 1998, da un grave incendio doloso che ebbe risonanza in tutta Italia. La tradizione ancora viva a Semproniano ricorda che, per raccogliere le olive dell’Olivone, occorrevano tre piani di scale, che chi raccoglieva le olive non scendeva a terra nemmeno per il pranzo, rimanendo a mangiare sui rami della pianta, e che, nelle annate più favorevoli, l’Olivone arrivava a produrre anche 8 quintali di olive.
Anche in seguito ai danni subiti da un fulmine, che ne aveva ridotto le dimensioni di circa 3 metri, prima del grave incendio subito nel 1998, l’albero raggiungeva, con uno dei tre rami principali, l’altezza di 21 metri.
Dopo l’incendio dell’olivone, la pianta non morì e produsse nuovi polloni dalle radici. Grazie a tale vitalità, l’assessorato alla Conservazione della Natura della Provincia di Grosseto e l’istituto Leopoldo II di Lorena, con l’accordo del Comune di Semproniano e del proprietario della pianta, hanno messo in campo un progetto che ha portato alla nascita di numerosi “figli dell’Olivone”.
Tramite riproduzione per talea o micropropagazione, sono state prodotte numerose piantine, geneticamente identiche all’Olivone, che sono state poi fatte crescere nelle serre dell’Istituto agrario.
Fra l’altro, i primi figli dell’olivone furono tenuti a battesimo, a Firenze, dal poeta di origini sempronianine Mario Luzi e poi consegnate anche agli olivicoltori di Semproniano.
L’olivone ha dato vita, insomma a una varietà finora sconosciuta che si chiama, appunto “Olivone”.
Sono stati redatti anche il disciplinare e il regolamento a cui dovranno attenersi tutti i produttori che intenderanno avvalersi del marchio e dell’etichetta unica per l’olio dell’olivone.
«Tutto questo – spiega Fulvio Ponzuoli – fa parte di un più ampio progetto con cui si è intrapreso un percorso di tutela dell’oliveto millenario di Fibbianello formato da ben 32mila olivi. Vi sono molte piante monumentali, e molte abbandonate. Questo monumento ambientale va salvato: noi abbiamo “adottato” interi pezzi di oliveti per potarli e pulirli. L’appello che insieme a Slow Food facciamo da qualche anno è “Salviamo l’oliveta millenaria di Fibbianello”, organizzando anche una due giorni di potatura e pulitura dove intervengono persone da tutta la Toscana. Abbiamo in animo di realizzare un parco di piante monumentali, con piante schedate e protette». –