Mario Maggiotto Novant’anni che raccontano i veneti in Maremma
Il compleanno di un personaggio simbolo: qui dal 1932, “mitico” custode del campo sportivo. La comunità festeggia
ALBERESE
Compie oggi novant’anni uno dei personaggi-bandiera della frazione di Alberese: Mario Maggiotto, tra i primi veneti giunti in Maremma negli anni Trenta; un uomo diventato nel tempo simbolo di operosità e disponibilità.
Nato in provincia di Treviso nel 1928, arrivò qui con la famiglia, quando aveva appena quattro anni. Una storia di sofferta migrazione al contrario, di faticoso riscatto sociale. Ecco perché il suo compleanno è anche l’occasione per ricordare i tanti contadini veneti che hanno sudato nella Tenuta di Alberese, dagli anni Trenta a oggi.
Uno squarcio di storia di cui Mario Maggiotto è stato prima testimone, poi protagonista. Già dal 1924 Mussolini aveva assegnato all’Opera Nazionale Combattenti la tenuta di Alberese; dal 1931 iniziò la migrazione forzata di molte famiglie venete di ex combattenti verso la Maremma, per completare la bonifica dei terreni. La popolazione di Alberese passò in quegli anni da 350 a 1.400 abitanti, una vera e propria colonizzazione. I veneti si ritrovarono in una terra sconosciuta, ostile, semidisabitata, talvolta umiliati da parte del personale dell’azienda addetto ai controlli. I poderi erano sparsi e i contadini non si conoscevano tra loro, venendo da zone diverse del Veneto. Le famiglie erano numerose, i bambini come Mario, per necessità, avviati al lavoro fin da piccoli. La direzione dell’azienda limitava perfino alcune libertà, come quella di recarsi a Grosseto. »Giovani e donne venivano impiegati per i lavoro stagionali, ma parte della loro retribuzione era trattenuta per ridurre il debito. Solo nel dopoguerra, nel 1954 – con l’assegnazione dei poderi e la possibilità di riscatto trentennale – le condizioni economiche e sociali dei contadini veneti iniziarono a cambiare.
Tra questi quella dei Maggiotto. In paese Mario lo conoscono tutti e tutti gli vogliono bene: parenti, amici e i tanti calciatori che ha cresciuto, coccolato e rimbrottato con affetto. Per oltre trent’anno Mario è stato, infatti, il mitico custode del campo sportivo e degli spogliatoi di Alberese, con i presidenti Oliviero Francioli e Nedo Ficulle. Una figura conosciutissima anche nell’ambiente del calcio maremmano. Sono stati proprio gli amici di Alberese a segnalare al Tirreno la sua storia e il suo compleanno.
«Il Maggiotto – spiegano – ha raggiunto la veneranda età di 90 primavere, ma ha ancora lo spirito, la sagacia e la simpatia di un giovanotto. Qualità a cui si aggiungono l’esperienza e la memoria. Gli facciamo, quindi, tanti auguri attraverso il giornale».
Nel 1962 Mario si sposa con la sua amata Gabriella, un matrimonio da cui nascono due figlie (Milva e Milena). Dal 1962 al 1990 lavora come operaio agricolo con l’Opera Nazionale Combattenti di Alberese. E proprio a questo periodo risale un curioso aneddoto che lo riguarda. Una sera, a fine lavoro, Mario consegnò al fattore dell’Onc, come di consueto, un bigliettino con le ore lavorate nella giornata: 25. Il fattore lo chiamò e gli chiese, sorridendo: «Mario, scusa, ma come hai fatto a lavorare 25 ore se in una giornata ce ne sono 24?». E lui: «Si vede che oggi ho fatto un’ora di straordinario…». Mario ora fa il nonno. È felice e orgoglioso del suo primo nipotino, Gabriele, che ha appena due anni, allieta le sue giornate e a tavola gli siede accanto. Oggi proveranno a spegnere insieme le candeline sulla torta. —