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La Xylella non abita qui Parte il progetto per evitare il contagio

G.S.

FOLLONICA. Ad oggi in Toscana non si sono mai verificati casi di oliveti infestati da Xylella fastidiosa ma il pericolo potrebbe essere dietro l’angolo: proprio per parlare delle possibilità di...

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FOLLONICA. Ad oggi in Toscana non si sono mai verificati casi di oliveti infestati da Xylella fastidiosa ma il pericolo potrebbe essere dietro l’angolo: proprio per parlare delle possibilità di contagio e per presentare il nuovo progetto finanziato dalla Comunità Europa per contrastare la diffusione del batterio ieri mattina si è tenuto all’azienda sperimentale Santa Paolina di Follonica un incontro con esperti del settore. Massimo Ricciolini del servizio fitosanitario della Regione Toscana ha parlato del monitoraggio e della prevenzione nel territorio Regionale: «Il patogeno ha un’ampia distribuzione geografica, è stato segnalato in America, Asia e, dal 2013, anche in Europa. In Puglia si sono verificati i primi casi di Xylella fastidiosa ma il problema si sta estendendo», ha spiegato Ricciolini. Sono vari i ceppi dell’organismo e le piante che possono essere infettate dal batterio sono più di trecento: tra questi gli olivi, piante fondamentali per l’economia nazionale. «In Puglia stiamo assistendo ad un progressivo incremento della superficie infetta – ha detto Ricciolini – In Toscana non si sono mai verificati casi ma in Corsica sì e questo spaventa più della Puglia: dall’isola arrivano infatti molte navi direttamente al porto di Livorno e questo potrebbe essere causa di contagio».

Anita Nencioni del dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’università di Firenze ha invece parlato del ruolo degli insetti vettori nella diffusione di Xylella fastidiosa. Claudio Cantini del CNR ha infine parlato del progetto europeo Life Resilience e della ricaduta per gli olivicoltori italiani. Il progetto è finanziato dalla Comunità Europea con l’obiettivo di arginare e contrastare la diffusione del batterio Xylella fastidiosa.

Il progetto “Life Resilience” coinvolge aziende pubbliche e private, istituti di ricerca e associazioni di produttori agricoli europei ed è guidato dall’impresa spagnola Galpagro insieme all’università di Cordoba. Il metodo che verrà utilizzato si basa sul principio di resilienza, ovvero sulla capacità del sistema agroambientale di resistere al cambiamento, rafforzando le proprie difese. A questo scopo saranno utilizzate alcune pratiche agronomiche per la gestione del suolo e dell’entomofauna e verranno eseguiti trattamenti con prodotti in grado di potenziare i meccanismi di difesa naturale delle piante. — G.S..

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