Roselle, scavi inghiottiti dalle erbacce
Dallo Stato arrivano pochi fondi per la manutenzione e il taglio del verde. A dare una mano sono i richiedenti asilo
ROSELLE. Gli scavi di Roselle sono invasi da erba alta e sterpaglie. L’antica strada a tratti scompare, i ruderi cercano ossigeno. Basta farsi un giro. Appena arrivati e man mano che si penetra verso il cuore del sito archeologico, il percorso principale in alcuni punti è invaso d’erbacce e vede scomparire le pietre. Le rovine affondano tra le ortiche, arbusti crescono nelle scarpate laterali. Alcune zone sono malmesse, altre in condizioni migliori. La zona peggiore corrisponde a quella meno battuta dai flussi turistici, quella delle mura e la collina meridionale. Più puliti i percorsi e le zone archeologiche più importanti, quelli più frequentati come l’area del foro e dell’anfiteatro. La manutenzione del verde viene fatta?
Pochi fondi statali. L’argomento-manutenzione è dolente e storicamente ha sempre visto arrivare pochi fondi dallo Stato, come se la pulizia e il decoro di un sito non fossero strettamente connessi alla sua bellezza: un millenario parco archeologico che per natura vuol attrarre visitatori dovrebbe anche essere ben curato, ma dallo Stato i fondi scarseggiano e bastano solo per un paio di tagli d’erba. A complicare il tutto è una stagione primaverile che ha visto spesso piovere facendo ricrescere erbacce dopo un taglio d’erba appena fatto.
Chi se ne occupa? Con la riforma delle Soprintendenze e della gestione dei siti di interesse culturale, il parco archeologico di Roselle, al pari di altri, sta attraversando un periodo di profonda trasformazione e si trova in una fase transitoria. Alla direzione del sito è subentrato un nuovo soggetto, il Polo museale toscano, cui competono nello specifico gli aspetti della valorizzazione del sito, ma la Soprintendenza non esce assolutamente di scena, anzi. Le spettano molti aspetti cruciali legati alla tutela e anche in questa fase di passaggio di consegne, l’ente ha avuto risorse per fare sfalcio e pulizia. Non molte però. Come nel resto d’Italia.
Parla la Soprintendenza. A fronte delle erbacce alte che proliferano tra gli scavi, il funzionario della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo Matteo Milletti risponde che «lo sfalcio dell’erba a Roselle è stato fatto ad aprile» (uno solo). «Solo che, passati due mesi, tra pioggia e sole l’erba è ricresciuta subito. Ora avremo un secondo sfalcio da fare, un secondo colpo diciamo. Stiamo però aspettando che arrivi la bella stagione per tagliare definitivamente perché, come si dice, tertium non datur. Non ci sarà una terza chance. Se sbagliamo tempistica è la fine: se tagliamo, piove e l’erba ricresce ancora, a quel punto i soldi finiscono». La Soprintendenza - calcolando soldi ed eventi climatici – deve insomma calcolare tutto, aggredendo le erbacce nel momento giusto. In un anno arrivano poche decine di migliaia di euro e sono spalmate sulle varie aree archeologiche maremmane. Perciò gli sfalci sono pochi e selettivi. Vengono selezionate le aree particolarmente sensibili e privilegiate quelle aperte al pubblico.
Su tutto questo c’è un aspetto positivo. In mancanza di soldi statali, c’è chi dà una mano, e sono i richiedenti asilo.
I richiedenti asilo. Da tempo a Roselle i richiedenti asilo fanno manutenzione e lavorano una volta a settimana per 3 ore col decespugliatore. C’è chi dubita di loro e storce il naso, ma basterebbe farsi un giro per vedere la realtà e capire che se ci sono zone più pulite e decorose è anche grazie a loro (Il Tirreno è capitato senza preavviso). «Per noi queste persone sono assolutamente fondamentali e svolgono un lavoro meritorio», dice il funzionario ricordando il protocollo stipulato a settembre 2017 tra Prefettura e Soprintendenza. Un lavoro di squadra che in tempi di risorse risicate offre un valore aggiunto al nostro sito.