Raccolta differenziata, si cambia: "Toglierò il porta a porta. Ecco come"
L’assessora all’Ambiente Simona Petrucci illustra la nuova strategia: i cassonetti con lettore di scheda magnetica
GROSSETO. «Il problema è che la maggior parte delle persone non fa più il porta a porta. Non vogliono tenere l’umido in casa. O non sanno farlo. E poi basta guardare alla percentuale di raccolta differenziata che c’è a Grosseto. Non solo non abbiamo ottenuto il 50 per cento, ma siamo addirittura scesi al 33 per cento e, per alcune tipologie di rifiuto, perfino al 31 per cento. E io entro il 2020 devo arrivare al 70 per cento. E ci arriverò. Dobbiamo arrivarci».
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L’assessora all’Ambiente e al ciclo rifiuti Simona Petrucci (Fratelli d’Italia) ha solo quattro anni a disposizione per raggiungere gli obiettivi sul riciclo e il recupero dei rifiuti imposti dall’Unione europea (la differenziata sarebbe dovuta arrivare al 65 per cento proprio nel 2016) e che da anni Grosseto disattende. E a quattro mesi dal suo insediamento annuncia la sua ricetta: togliere la raccolta differenziata porta a porta e tornare a fare la differenziata attraverso cassonetto stradale. L’annuncio non è stato dato in un posto a caso. L’assessora ha scelto la prima riunione tra amministrazione comunale e cittadini, che si è svolta mercoledì a Barbanella, il quartiere che per primo, nel 2009, ha visto partire la raccolta a domicilio. Ora ha accettato di spiegare meglio il suo piano al Tirreno.
Assessora, come è nata l’idea di tornare al passato?
«Il porta a porta o si fa ovunque oppure non funziona. La maggior parte della gente non lascia più i sacchetti fuori, ma li va a buttare nei cassoni. E succede che chi fa il porta a porta riceve lo sconto in bolletta, e chi non lo fa, siccome il porta a porta ha un costo maggiore rispetto al bidone, deve pagare più di quanto non pagherebbe per il solo servizio che lui utilizza. Ma non solo».
Cos’altro?
«Chi ha il porta a porta ma scarica la spazzatura nel bidone contribuisce a riempire il bidone più del dovuto, costringendo a svuotamenti extra che rappresentano un costo in più».
Perché secondo lei i cittadini sarebbero così disaffezionati al porta a porta?
«Dobbiamo rieducarli, far capire loro la differenziata, come si gestisce un rifiuto. E poi passare a una raccolta “a premi”, che premi la massima efficienza».
Come ha intenzione di farla?
«Con i bidoni per la differenziata dotati di lettore di tessera magnetica, ad esempio quella sanitaria».
Come funzionano?
«Torneranno i bidoni per le strade, o bidoni di prossimità, più piccoli e più vicini, o più grandi in aree più vaste, a seconda della morfologia del territorio. Ce ne saranno uno per l’organico, uno per l’indifferenziato, uno per il vetro, uno per la plastica e uno per la carta. Quando si va a buttare il rifiuto si dovrà inserire la tessera, in modo che il Comune possa controllare il cittadino molto di più rispetto a ora».
Cosa, in particolare, si riuscirà a controllare?
«Se il cittadino non ci butta il rifiuto, dovrà giustificarsi. Questo ci serve per fare un monitoraggio e per capire quanto differenziamo. Perché oggi si paga a svuotamento, non più a tonnellata, ma magari il cassonetto è vuoto. Poi nulla toglie che fra qualche anno si possa tornare a un'altra tipologia di raccolta. Bisogna evolvere».
Avete qualche modello al quale vi siete rifatti?
«Abbiamo molti comuni modello: Verona, ad esempio, e molti Comuni del Trentino: molte situazioni che siamo andati a vedere. Questo, comunque, varrà per il centro città».
E nelle frazioni?
«Magari nelle frazioni facciamo il porta a porta, perché nei paesi più piccoli è più semplice».
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Tornare al cassonetto e dotarsi di cassonetti con lettore di scheda magnetica ha un costo. Quanto costerà? E avete valutato il fatto che spesso i cassonetti vengono buttati a terra, sciupati, vandalizzati?
«Sì, lo abbiamo valutato. Tant’è che ho chiesto già 300 cassonetti nuovi. Quanto al prezzo, un cassonetto normale costa circa 600 euro. Quelli con la tessera 1.200 euro. Ma possono essere adibiti anche quelli attuali».
E quanti ne serviranno? Quanti cassonetti ci sono nel comune di Grosseto?
«È difficile fare una stima. Per arrivare a dire quanti servono devo censirli e lo sto facendo. Nell’attuale piano, che è del 2014, ci sono oltre 5.000 postazioni. Una postazione può significare anche un solo cassonetto. Di media ce ne sono due, quindi 10.000, ma negli anni alcuni sono stati aggiunti».
Non teme che la raccolta differenziata con cassonetto possa abbassare la qualità del materiale raccolto? L’esperienza dice che con il porta a porta si ha un rifiuto più pulito, che può essere rivenduto come materia prima seconda a un prezzo più alto rispetto al materiale raccolto nel cassonetto. Se ad esempio in un cassonetto della carta ci viene buttato per errore un cartone di pizza, si sporca tutto il contenuto e si abbassa il prezzo di rivendita.
«La carta che facciamo quest’anno è abbastanza buona, non c'è grande differenza. Il problema è che la maggior parte delle persone non faceva più il porta a porta».
Ci sono dei dati?
«Basta guardare alla percentuale di raccolta differenziata, calata al 33, 31 per cento».
Quando partirà la raccolta con il nuovo cassonetto?
«Non sarà una cosa immediata. Voglio ascoltare i cittadini, avrò una riunione ogni due settimane e proporrò delle tipologie di raccolta. Poi il Comune farà una proposta all’Ato, l’Ato la farà vedere a Sei Toscana, Sei Toscana farà un preventivo, il Comune lo riguarderà e lo limerà. Perché io devo anche tener conto del fatto che la tariffa dovrà essere diminuita, non aumentata».
E una volta stabiliti questi termini e approvato il piano?
«Il primo step sarà partire con una tipologia di rifiuto. Ma una cosa chiedo e voglio pubblicizzare».
Prego.
«Gli ingombranti vengono ritirati a casa gratuitamente. E se il cittadino li porta in via Zaffiro all’isola ecologica riceve dei soldi (sotto forma di sconti sulla tariffa, ndr). Quindi, per favore, non abbandonateli per le strade. Qui non c’è destra o sinistra: c’è un amore per il mio territorio. Io non ne posso più di vedere Grosseto in queste condizioni: ogni mattina faccio il giro della città per rendermi conto della situazione. L’abbandono ci costa il doppio».
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