Prefetto: predazioni dimezzate Ma i sindaci non sono convinti
GROSSETO. Predazioni: il prefetto di Grosseto ha incontrato alcuni sindaci e assessori della provincia interessati alla problematica, con rappresentanti Asl, corpo forestale dello Stato e esponenti...
GROSSETO. Predazioni: il prefetto di Grosseto ha incontrato alcuni sindaci e assessori della provincia interessati alla problematica, con rappresentanti Asl, corpo forestale dello Stato e esponenti dell’Istituto zooprofilatico. Un incontro per mostrare ai primi cittadini i risultati delle indagini e dei rendiconti di cui sono stati attori Asl (veterinari), forestale (attività di monitoraggio e interventi vari), zooprofilattico (analisi dei campioni dei morsi e altro).
Secondo il monitoraggio, le predazioni, con l’installazione di reti antilupo e uso di cani da guardiania, sono praticamente dimezzate, le perdite incidono in modo irrisorio sul numero delle pecore (appena il 5%) e i predatori sono quasi del tutto lupi in purezza. Pochi gli ibridi in circolazione.
«Un quadro rassicurante, a dimostrazione che l’oculatezza degli allevatori che hanno scelto di usare reti e cani paga», commenta Miranda Brugi sindaca di Sempronian. «Gli allevatori sono stati anche favoriti dalle tre banche di credito cooperativo che venerdì mattina in un incontro a Saturnia hanno varato misure per gli allevatori con prestiti allo 0,25% con cui potranno mettere in atto tutte le prevenzioni». «Sono però soldi che dovranno restituire – commenta Marco Galli sindaco di Manciano – e qualcuno nemmeno riuscirà a prenderli tanto è compromessa l’azienda».
La sindaca Brugi è praticamente l’unica fra i primi cittadini a essere soddisfatta del resoconto del prefetto.
Non lo sono per nulla Mirella Pastorelli, assessora alle predazioni di Magliano, i sindaci Francesco Marchi di Scansano e Massimo Galli di Roccalbegna, gli assessori di Pitigliano e di Manciano presenti all’incontro. «Il nostro è un territorio – commenta Daniele Pratesi assessore di Manciano – che vive di pastorizia col sistema di allevamento a pascolo, non a stabulazione fissa. Le reti non servono allo scopo. Senza contare che costano care e che gli allevatori non possono sostenere i costi. Al tavolo, infatti, mancava la Regione, soggetto che dovrebbe mettere i soldi per poterle fare». Anche Marchi è dello stesso avviso. «Abbiamo apprezzato il lavoro della Forestale e della Asl – dice ma le loro proposte di chiudere le pecore in recinti antilupo sono di difficile attuazione se non supportate da adeguati finanziamenti. Gli allevatori sarebbero costretti a chiudere e l’eliminazione dell’allevamento porta al degrado dei terreni e al disseto idrogeologico». Pastorelli sbotta: «Bello studio, ma che non porta soluzioni. Le predazioni sono un’emergenza, questo devono capire. E vi sono altri problemi pesanti. Il randagismo che ci scippa dalle casse dai 60.000 ai 100.000 euro per mantenere i cani nei canili». E Massimo Galli di Roccalbegna: «Nessuna risposta vera al problema. Siamo sempre all’idea delle pecore dentro e dei lupi fuori dai recinti. Gli allevatori non ne possono più». I sindaci dovrebbero fare da tramite con gli allevatori per convincerli della bontà di reti e cani. «Non credo che lo faremo – dice Galli –. Presenteremo loro i risultati e poi cercheremo altre strade».