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La speranza spezzata nell’assemblea

Fiora Bonelli
La speranza spezzata nell’assemblea

I dipendenti di Floramiata convocati due volte: annunciato il fallimento, arrivano i carabinieri

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PIANCASTAGNAIO. Il nove ottobre è morta Floramiata. Per lo meno l’azienda storica, quella guidata dalla famiglia Montanari che subito dopo la chiusura delle miniere di mercurio del Monte Amiata, costituì una delle industrie della speranza: per gli ex minatori prima e per molti giovani amiatini poi.

La notizia della dichiarazione di fallimento è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Dopo anni di crisi economica e di incertezze, di lotte dei lavoratori, di richiami delle istituzioni sia locali che regionali, nessuno è riuscito a salvare l’azienda serricola più grande d’Europa.

In una giornata convulsa e drammatica è stato lo stesso proprietario ad annunciare il fallimento, polverizzando una storia illustre di decenni. Nello stesso momento, è arrivato il curatore fallimentare nominato dal tribunale. I circa 250 operai sono stati sospesi dal lavoro senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Resta un unico lumicino della speranza: che nell’asta che vi sarà, ci sia un compratore interessato a far funzionare l’azienda e rimetterla subito nelle condizioni di produrre e vendere. E che garantisca il lavoro alle maestranze attuali.

Il dramma della giornata del nove ottobre, lo racconta un dipendente, ancora incredulo di essere, dopo 35 anni di lavoro in serra, improvvisamente sospeso e a senza paga: «C’è cascato addosso un macigno - dice - alle 12 del nove ottobre. Noi siamo entrati al lavoro alle 8, come sempre. Era tutto tranquillo. Alle nove ci dicono che ci sarà un’assemblea sindacale, che poi viene spostata perché, ci viene riferito, i rappresentanti dei sindacati provinciali sono stati bloccati all’ingresso. Nessuno sa perché. Finalmente, alle 10,15, tutti in assemblea alla presenza di tutte le sigle sindacali.

Ci viene riferito che la situazione è grave, che il 31 dicembre sarà chiusa la mensa aziendale in rosso ormai da mesi e che comunque andremo avanti col lavoro sicuro fino a giugno 2016. Poi si vedrà. Ci premeva sapere dei nostri stipendi e se saremmo restati tutti. Siamo tornati al lavoro abbastanza tranquilli perché la situazione la conoscevamo e la garanzia di rimanere fino a metà 2016 era già qualcosa. Poi tutto è precipitato. Dopo 30 minuti veniamo richiamati in assemblea e alle 12 è stato lo stesso proprietario, Fabio Montanari ad annunciarci il fallimento dell’azienda. Intanto sono arrivati i carabinieri che hanno sequestrato i libri contabili. Fra i lavoratori c’è già chi piange e si dispera. Dopo due ore sono tornati i rappresentanti sindacali e il curatore fallimentare e in una nuova assemblea l’annuncio ufficiale: i dipendenti sono tutti sospesi dal lavoro».

Solo una trentina saranno richiamati per curare le piante e impedire che muoiano le stelle di Natale, il fiore all’occhiello di Floramiata che vengono esportate in tutta Europa. «Ma nemmeno dal ricavato delle stelle di Natale - dice ancora l’operaio - i lavoratori avranno garanzie per il loro stipendio, nemmeno quello di questo mese. Per avere qualcosa, bisognerà fare un domanda apposita e metterci in fila alla pari di tutti gli altri creditori dell’azienda. E a questo punto tutti abbiamo pianto».

Ma cosa farà il curatore fallimentare? Cosa ha detto agli operai? «L’impegno - spiega - è quello di mantenere in vita l’azienda. Prima dell’asta cercherà di riunificare i due rami d’azienda: quello chee possiede le strutture e il ramo che possiede il teleriscaldamento geotermico, che è il segmento aziendale più appetibile. Ma ci vorranno almeno sei mesi. E intanto cosa faremo noi?».

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