PAGANICO. Ha vinto una battaglia, sta ancora combattendo la guerra. Una battaglia importante, quella contro un tumore al pancreas che le stava mangiando vita e speranze. Speranze, soprattutto. E lo ha fatto grazie ai medici, agli amici, alla famiglia. Nonostante sia dovuta andare dall'altra parte del mondo, a Chicago. Dove non si è compiuto un miracolo, ma un'operazione chirurgica, eseguita dal professor Pier Cristoforo Giulianotti, chirurgo di fama internazionale, tra i primi al mondo nella chirurgia robotica. Giulianotti operava a Grosseto. Fino a poco più di un anno fa quindi, bastava andare al Misericordia per essere sottoposti ad un intervento del genere. Rita invece, ha dovuto attraversare l'Oceano.
Una storia di speranza, che la sorella della donna, Antonella, ha voluto raccontare. Per ringraziare chi ha salvato Rita. I medici del Misericordia, il professor Giulianotti. E anche per dare speranza a chi quel calvario, lo sta vivendo tutt'oggi. «Il primo settembre dell'anno scorso - racconta Antonella - a mia sorella è stato diagnosticato un tumore al pancreas e da quel giorno la sua vita, quella del marito e di tutta la sua famiglia sono drasticamente cambiate. Il medico che le ha diagnosticato il tumore è il dottor Eduardo Laiolo. Ecco il primo grazie va a lui». Dopo il primo momento di sgomento, la famiglia ha cercato di capire cosa poteva fare e il primo nome venuto in mente è stato quello di Giulianotti. Ma per Rita, quella possibilità non sembrava a portata di mano.
Troppo lontano. La scelta è caduta sull'ospedale di Pisa. E mentre Rita veniva visitata e sottoposta ad accertamenti, Antonella si era messa in contatto via mail proprio con Giulianotti. Da Pisa però, le notizie arrivate, non erano delle migliori: quell'intervento non poteva essere eseguito. Una notizia che suonava come una condanna a morte. Antonella ha acceso ancora una volta il pc. Ha riletto le e-mail arrivate dall'altra parte del mondo. Poi ha contattato Fabio Sbrana, il chirurgo che lavora a Chicago con Giulianotti e che era appena rientrato in Italia. «Ha guardato la documentazione - spiega - e ci ha detto che lui non se la sentiva di effettuare l'intervento ma che se c'era uno in grado di farlo quello era il professor Giulianotti. Ecco questo è il secondo grazie, al dottor Sbrana. Con la sua umiltà ha salvato mia sorella».
Sbrana ha preso tutte le cartelle e le ha portate negli Stati Uniti. A metà maggio, Rita è partita per andare a combattere la sua prima battaglia all'ospedale dell'università dell'Illinois. «È stata operata - aggiunge - il tumore non c'era più, "buttato nel cestino" come disse il professore». Antonella ha seguito ogni passo di questa battaglia. Sa che la strada è ancora tutta in salita, che l'intervento è andato bene ma che è stato difficile. Che Rita vivrà senza alcune parti di altri organi. Ma Rita, ora è viva. «Ed è per questo che voglio ringraziare tutti coloro che non solo ci hanno dato una speranza - dice - ma che hanno anche lavorato perché questa speranza diventasse realtà, si concretizzasse in qualcosa. Il grazie più grande va al professore, alla sua equipe, al dottor Francesco Bianco. Tutti si sono distinti per professionalità e umanità». Giulianotti più di un anno fa ha lasciato Grosseto e il Misericordia. Non per lavorare in un altro centro italiano di chirurgia. Una fuga di cervelli verso gli Stati Uniti, dove la ricerca si fa davvero. Ma a Grosseto ha lasciato tanto. Un progetto di cooperazione internazionale che coinvolge appunto l'Asl 9 e l'Università dell'Illinois. Qui si svolgono i corsi della scuola internazionale di Chirurgia robotica che ha sede a Grosseto. Una scuola che, dal 2008 ad oggi, ha formato oltre 400 chirurghi provenienti da tutta Italia.
Chirurghi che utilizzano la robotica per salvare vite. «Per salvare quella di mia sorella - dice Antonella - siamo dovuti andare negli Stati Uniti per farla operare da Giulianotti e dalla sua equipe, composta anche da altri medici che lavoravano al Misericordia, come il dottor Bianco e il dottor Sbrana». Non c'è polemica nelle parole di Antonella. C'è un messaggio di speranza e ancora una volta un ringraziamento, ai medici e a tutte le persone di Paganico che sono state vicine alla sua famiglia durante questo cammino doloroso. «Ho voluto raccontare questa esperienza - dice - per dare speranza ai malati di tumore ed in particolare di tumore al pancreas.
Non vi fermate al primo no, noi ne abbiamo ricevuti più di uno, combattete e auguro a tutti voi di incontrare gli stessi dottori che abbiamo incontrato noi». Antonella infine, qualche parola la rivolge anche ai medici che quei no li hanno pronunciati. «Non siate superficiali e non liquidate i pazienti con un "non operabile". A questa frase talvolta è il caso di aggiungere una piccola particella: non operabile per me. Ammettere che in qualche parte del mondo ci possa essere qualcuno in grado di effettuare un'operazione non fattibile per qualsiasi motivo da noi non è una sconfitta ma è dare a quella persona una possibilità di scelta, una possibilità di vita che altrimenti le sarebbe stata negata».
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