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La vendetta dell’ex lasciato andare. A Kean gli applausi dello Stadium

di Francesco Gensini
Kean
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Figurone del bomber viola contro la Juve e ancora a segno: sono 15 i gol stagionali

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FIRENZE. Una serata così nemmeno nei sogni. Moise Kean l’aveva sperata, magari immaginata in uno slancio di ottimismo beneagurante, ma di più no, non era possibile: un gol, una prestazione da attaccante vero, gli applausi dei vecchi tifosi come riconoscimento più alto del tutto, insomma un sogno che si realizza come premio più bello per la partita che non poteva essere uguale alle altre. Juventus-Fiorentina, ovviamente, per Kean per motivi differenti da quelli che appartengono ai tifosi viola e alla fine è diventata una serata speciale per tutti: per il centravanti classe 2000 che ha fatto un figurone di fronte a chi aveva smesso da tempo di credere in lui, fino alla separazione voluta la scorsa estate, e per la squadra di Raffaele Palladino che si è portata via un punto prezioso da Torino.

Gol o non gol, non erano e non sono in discussione il valore e il peso di Kean dentro la Fiorentina, che se alla giornata numero 18 con diciassette partite giocate è lassù ai piani alti della classifica dove si lotta per un posto Champions, lo deve al suo numero 20. Anche, certo, ma soprattutto, perché 11 gol segnati in 16 presenze fanno la differenza ed elevano una formazione da competitiva (quale si supponesse che fosse quella viola) a molto competitiva. E siccome i rinforzi non tutti si stanno rivelando tali (all’appello tra i più attesi mancano Colpani e Pongragic), ecco che l’apporto di chi viceversa ha risposto alle aspettative e forse è andato oltre (senza forse nel caso di Kean) è diventato fondamentale per i risultati ottenuti fin qui dalla Fiorentina.

E non si sbaglia se si dice grazie a Moise: che domenica s’è preso la rivincita più dolce che ci possa essere. Nel confronto a distanza con Vlahovic, nel trascinare ancora una volta i compagni a un risultato positivo che rafforza classifica e autodeterminazione (adesso sono 15 i gol realizzati in stagione e in maglia viola considerando anche i tre in 5 presenze in Conference League e quello nell’unica partita di Coppa Italia conclusa con l’eliminazione da parte dell’Empoli), ma soprattutto nel dimostrare una volta per sempre che si sono sbagliati sul suo conto: non si erano sbagliati a farne uno dei giovani di maggior prospetto dell’intero panorama internazionale, mentre si sono sbagliati a non credere più in lui e nelle sue qualità mandandolo prima a giocare in prestito e poi, una volta rientrato, a tenerlo in disparte fino alla cessione a titolo definitivo di quest’estate, quando la Fiorentina con 13 milioni (+5 di bonus che avanti così scatteranno tutti) l’ha portato alla corte di Palladino. Perché voluto dal tecnico campano, già passato all’incasso della scommessa.

Ma della serata allo Juventus Stadium soprattutto di una cosa non si dimenticherà Kean: gli applausi che i tifosi bianconeri gli hanno riservato dopo aver segnato il gol che valeva l’1-1. Proprio così: l'hanno applaudito. Moise non ha esultato e, siccome fino al momento della rete aveva già messo insieme un tempo di grande spessore segnalandosi una spanna sopra agli altri (De Gea escluso che a sua volta aveva tenuto la Fiorentina in linea di galleggiamento), il pubblico di fede bianconera ha ritrovato d’un colpo l’attaccante che l’aveva fatto sognare e gli aveva fatto credere di essere di fronte a un top del ruolo: e l’ha applaudito. Poi la partita è andata avanti, la Juventus è andata ancora in vantaggio e Sottil l’ha ripresa quando mancavano tre minuti al 90esimo per la gioia in campo di tutto il gruppo di Palladino e sugli spalti dei tifosi viola che avevano seguito la squadra a Torino. Questa la stagione finora di Moise Kean in maglia viola: in campionato 16 presenze, 1.308 minuti, 11 gol, 2 assist; in Conference League 5 presenze, 261 minuti, 3 gol; in Coppa Italia 1 presenza, 90 minuti, 1 gol. l

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