Fiorentina, l’attacco sotto accusa
Tra i motivi per spiegare la sconfitta della Fiorentina contro l’Empoli spicca la sterilità di Nzola e Beltran che non hanno ancora ingranato
FIRENZE. Inaspettata, diciamolo chiaramente. La sconfitta che la Fiorentina ha rimediato lunedì sera contro l’Empoli e non c’entrano nulla, ma proprio nulla: quella che era ed è la classifica, i valori in campo che non penalizzavano un Empoli in possesso comunque di qualità precise, le aspettative dell’una e dell’altra parte, oppure soprattutto che l’ambiente viola potesse aver alzato troppo queste aspettative, peraltro consentito dai 17 punti conquistati in 8 giornate con un significativo 13 su 15 prima della seconda sosta come nessun’altra era riuscita a fare. Che poi, una volta per tutte, pensare in grande non è un peccato ma è un’apertura mentale utile ad avere orizzonti più ampi. Altrimenti, non si cresce mai. Un altro conto è peccare di presunzione, ma per quello che sono stati la Fiorentina e Vincenzo Italiano per due stagioni e due mesi, viene da escluderlo quasi a priori. E allora: perché la squadra viola ha fallito (rimandato? ) l’appuntamento con i sogni di grandezza? Per una serie di ragioni ed è sempre così. Che però – difesa (fase difensiva) esclusa – non possono non partire dalle reiterate difficoltà degli attaccanti a fare gol, ben “mascherate” finora dalla cooperativa (del gol) che ha prodotto ben 12 marcatori differenti per le 24 reti all’attivo (un’autorete a favore compresa), con Nico Gonzalez – che è sì attaccante ma sui generis –nelle vesti di cannoniere scelto (7 gol all’attivo) e di Bonaventura valore aggiunto. Stop. Poi, c’è stato il contributo di tanti altri, da Quarta a Ranieri (entrambi a 2 gol segnati), da Ikoné a Duncan, ma non di Nzola e Beltran, ovvero i due centravanti, ovvero il potenziale offensivo primario a cui la Fiorentina si dovrebbe affidare per risolvere le partite come quella contro l’Empoli, complicate e invece irrisolvibili se il gioco di squadra viene a mancare. La situazione ideale per cercare la soluzione ai problemi grazie alla punta di riferimento che va a cercarsi il gol “da sola”, che guadagna punizioni al limite dell’area, magari un rigore, che va a dare battaglia ai due centrali avversari: niente di tutto questo è successo con Nzola per oltre settanta minuti, niente con Beltran anche se l’argentino almeno ci ha provato con un pizzico di maggiore convinzione rispetto all’angolano. Così, restano le cifre aride a dare il senso di tutto: un gol in 12 presenze e 734 minuti giocati per Nzola, zero gol in 12 presenze e 460 minuti per Beltran. Attenzione: nessun atto d’accusa che le vittorie della Fiorentina debbano essere considerate come merito di tutti tranne che dei due centravanti, men che mai che le sconfitte siano esclusiva causa della sterilità realizzativa dell’ex Spezia o dell’ex River Plate. Solo concausa, ovviamente. Poi c’è altro, molto altro. Come è sempre e come sarà sempre. In questo caso rimanendo all’Empoli, c’è stata la mancanza di attenzione che l’occasione richiedeva per sfruttare sia la scia dell’entusiasmo provocata dalla vittoria a Napoli, sia il calendario che proponeva una partita contro un avversario capace di realizzare comunque un solo gol nelle precedenti 8 gare disputate. Mettiamoci la sosta per le Nazionali che ha riportato a Firenze qualche calciatore giù di tono (Milenkovic e Bonaventura per dirne due non secondari nel gruppo viola) in una questione che porta con sé sempre domande e dubbi impossibili da risolvere prima della prova del campo, e mettiamoci magari il “braccino” che ci sta d’averlo di fronte al momento top da molti anni in qua. E non per dire: se la Fiorentina avesse battuto l’Empoli avrebbe raggiunto quota 20 in classifica e confermato il terzo posto, ad appena due punti dal primo, mettendo insieme la miglior partenza in assoluto nell’era dei tre punti. Cioè degli ultimi trent’anni. Insomma, il passo falso ha molti motivi, sicuramente ben conosciuti a Vincenzo Italiano e alla sua squadra: che sanno già come ripartire subito domani in Conference League.