Biraghi. Ecco l’orgoglio fiorentino. «Non molliamo, io sono fiducioso»
È il capitano dal cuore d’oro: prima le lacrime, poi il ricordo di Davide Astori
FIRENZE. «Sono orgoglioso dei miei compagni e della società e di rappresentare questi colori nel mondo. Abbiamo dato tutto, come ci aveva chiesto la nostra gente. Purtroppo, nelle finali c’è sempre uno che gioisce e uno che piange». L’immagine di Cristiano Biraghi che saluta e ringrazia la curva dei tifosi viola avvolto nella bandiera dei quartieri storici di Firenze, gli occhi lucidi, tra le dita la fascia di capitano di Davide Astori è una delle più significative della notte di Roma. Notte amara ed esaltante dalla quale lui, la sua squadra, i tifosi sono usciti tutti col magone, ma anche fieri di aver dato l’anima dimostrando che quando si lotta con il cuore non si è mai sconfitti. E poi, per fortuna della Fiorentina, ci sarà un’altra finale fra due settimane, in palio la conquista della Conference League, dunque l’occasione per riprovarci. «Prima pensiamo alla partita con la Roma - dice Biraghi riferendosi al match di domani alle 18, l’ultimo della stagione al Franchi - Noi non intendiamo mollare il campionato e ciò deve essere ben chiaro, bisogna onorarlo fino alla fine. Dopodiché andremo a Sassuolo e poi chiuderemo a Praga contro il West Ham. Sensazioni? Sappiamo che non sarà facile ma se lo spirito e la qualità sono quelle dimostrate nella finale di Coppa Italia con l’Inter rimango molto fiducioso».
Anche perché, ammesso ce ne fosse ancora bisogno, l’altra sera all’Olimpico la Fiorentina ha capito quando sia forte e profondo il legame con i tifosi, quanto siano importanti la loro spinta, il loro sostegno, la loro carica. Basta pensare agli applausi e ai cori risuonati a fine gara: quei trentamila erano delusi come i loro beniamini eppure non hanno smesso di ringraziarli consolarli incitarli. Bruciava la mancata vittoria e vedere quelli dell’Inter festeggiare con la coppa in mano, ma il popolo viola ha voluto idealmente abbracciare Biraghi e tutti i giocatori, ringraziarli per aver lasciato sul campo ogni stilla di sudore, consolarli della forte delusione che era anche la loro. Lo stesso capitano al triplice fischio si è lasciato andare (non il solo) a un pianto inconsolabile. «Come avevo detto alla vigilia fra la squadra e i tifosi c’è un’unione particolare, c’è tanto rispetto. Nei momenti difficili è giusto stare vicini».
Fra i tanti gesti che hanno contraddistinto la sfida dell’Olimpico anche l’abbraccio fra Biraghi, ex di turno, e Calhanoglu: «Quando militavo nell’Inter lui giocava nel Milan, era mio vicino di casa, avevamo un bel rapporto. E comunque bisogna sempre rispettare gli avversari, è una cosa che fa parte dello sport e della vita. Dunque complimenti a lui e alla sua squadra, spero vincano la Champions così come io spero - aggiunge sorridendo - che la Fiorentina conquisti la Conference». Ma la delusione per il risultato dell’altra sera è troppo forte per essere già archiviata: «Ci fa male aver perso: tra noi e l’Inter c’è divario sulla carta però stavolta lo abbiamo accorciato disputando una grande prestazione e di questo dobbiamo essere orgogliosi. So che non è facile accettare le sconfitte, di sicuro non abbiamo nulla da recriminare, Abbiamo dato tutto. Credo che abbiamo giocato una grande finale e il fatto di esserci riusciti contro un avversario fortissimo deve essere motivo di orgoglio e trasmetterci fiducia in vista dell’appuntamento del 7 giugno a Praga. Molti di noi - ricorda Biraghi - non avevano mai affrontato una finale, mi ha colpito come l’abbiamo approcciata e come poi abbiamo giocato. E se anche non siamo riusciti a prenderci la coppa siamo usciti a testa altissima, pronti per nuove battaglie». Con cuore e orgoglio. Lo stesso che lo identifica alla città e di cui lui si è fatto garante. © RIPRODUZIONE RISERVATA