Il Tirreno

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Il trofeo

Da Batigol a Hamrin, tutte le finali della Fiorentina in Coppa Italia fra gioie e dolori

Francesca Bandinelli
Rui Costa solleva la coppa al cielo dietro davanti alla tribuna Maratona nel 2001: poco dopo la società falli
Rui Costa solleva la coppa al cielo dietro davanti alla tribuna Maratona nel 2001: poco dopo la società falli

Da quella vinta con la Juve all’ultima (amara) del 2001 la Fiorentina ha scritto la storia della Coppa Italia

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La Fiorentina va a caccia della settima Coppa Italia della sua storia. All’Olimpico, il 24 maggio prossimo, contro l’Inter di Lukaku e Lautaro Martinez, la posta in palio è altissima. Intanto c’è da “vendicare” la notte maledetta del 2 maggio 2014 quando la serata di festa fu macchiata dagli scontri all’esterno dello stadio tra tifosi del Napoli (l’altra finalista, che poi sollevò il trofeo) e della Roma. Quella giornata non se l’è scordata nessuno. I tifosi viola avevano riempito il settore a loro destinato, era pronta una straordinaria coreografia a suggellare l’evento, oltre dieci anni dopo l’ultima volta – pre fallimento –, ma lo stadio, di fatto, era spaccato in due. I viola erano pronti a mostrare il loro spettacolo sugli spalti, mentre i napoletani erano in silenzio, con gli stendardi ritirati dopo aver appreso del ferimento (rivelatosi poi mortale) di Ciro Esposito. Non solo saltò la festa, ma di fatto l’intero impianto rimase ostaggio di Genny ‘a Carogna, il capo ultrà azzurro protagonista della violenta “trattativa” durante quella finale iniziata con 45 minuti di ritardo. La Fiorentina scese in campo dopo che il calcio aveva già perso, in tutta la sua interezza. Vinse il Napoli, 3-1, contro un avversario, la Fiorentina, rimasto orfano di Cuadrado, Mario Gomez e, almeno dall’inizio, pure di Pepito Rossi. In campo scesero Ilicic nei panni riadattati di centravanti, Joaquin come seconda punta e Borja Valero sulla trequarti, lui che solitamente era abituato a illuminare la mediana.

L’ultima finale

Il Napoli passa subito, dopo 6 minuti, con Insigne, che raddoppia dopo poco. La riapre Vargas, con un sinistro capace di fulminare Reina, mentre il pari viene stoppato dalla bandierina del guardalinee. Sulla punizione di Ilicic, il guizzo vincente è di Aquilani, ma la sua posizione viene giudicata in offside. Rossi torna in campo – con un’ovazione da parte dei tifosi – dopo il grave infortunio patito in gennaio, poi però a chiudere i conti è Mertens, subentrato a Hamsik, rendendo ancora più amara una serata che almeno in partenza avrebbe dovuto raccontare un’altra storia.

Viaggio nel tempo

Nel 2000/01, la finale si gioca tra Parma e Fiorentina, in gara doppia, tra andata e ritorno. Nella prima sfida, al Tardini (era il 24 maggio 2001), è Vanoli a mettere a segno la rete decisiva. Di testa, svetta sopra a tutti e sancisce l’importante vantaggio che la Fiorentina si porta dietro al ritorno, il 13 maggio 2001, al Franchi. In panchina, per i viola, c’è il giovane Mancini, dall’altra parte l’esperto Ulivieri. Milosevic, al 38’, porta avanti la squadra emiliana, poi ci pensa Nuno Gomes, al 20’ della ripresa, a ristabilire i giusti equilibri. In campo c’è una parata di stelle, da Toldo, a Adani, da Chiesa a Rui Costa che, in una notte di trionfo, solleva una Coppa rimasta fin qui l’ultimo trofeo nella bacheca del club di viale fanti. Da lì a poco, sarebbe cominciata la discesa agli inferi, culminata nel dolorosissimo fallimento di Cecchi Gori. Nel 1998/99, sempre contro il Parma, non basta nemmeno Batistuta per volare in paradiso. In panchina, c’è Trapattoni. Approdati in finale dopo aver eliminato Padova, Lecce, Atalanta e Bologna, i viola si arrendono solo ai ducali guidati da Alberto Malesani, in virtù del maggior numero di gol subìti fuori casa.

La festa del 1996

Nel 1996, ad alzare la Coppa è invece Batistuta, in rete nel primo atto, giocato in casa, e pure nel secondo, in trasferta, insieme a Amoruso. Quella sera, il Franchi esplose di passione, in attesa dell’arrivo della squadra, da Bergamo. Alle 3 del mattino c’erano oltre 30mila persone allo stadio, pronte a portare in trionfo la squadra guidata da Ranieri. Il sogno è quello di poter rivivere queste sensazioni già tra qualche settimana, aspettando di continuare a volare in Conference.

Nel passato

Tornando indietro nel tempo, un’altra pagina di straordinarie emozioni è quella della Coppa Italia 1974/75. Era il 28 giugno del ’75 e la Fiorentina superò il Milan, 3-2. In campo c’erano i grandi campioni che hanno fatto grande il club viola: Superchi, Beatrice, Roggi, Gerini, Merlo, Casarsa, Antognoni e Desolati. Il tecnico era Mario Mazzoni. Aveva raccolto l’eredità di Nereo Rocco, che se ne andrò per divergenze societarie, guidò la squadra al titolo contro i rossoneri che in porta avevano Albertosi e in attacco Luciano Chiarugi. In rete andarono Casarsa, su rigore, Guerini e Rosi. Fu il suo il sigillo definitivo, dopo che Bigon prima e Chiarugi poi erano riusciti a rimettere in equilibrio il risultato. Nel 1965-66, la Fiorentina si inventò il suo double continentale, seppur di rango minore, con la conquista della Mitropa Cup e della Coppa Italia. Nella Coppa Nazionale a farne le spese fu il Catanzaro, dopo i tempi supplementari. Segnarono Hamrin e Bertini, mandando in delirio una città intera. Vittoria e trofeo arrivarono pure nel 1960/61, col 2-0 sulla Lazio (reti di Petris e Milan), mentre la stagione prima, 1959/60, Montuori e Da Costa non riuscirono ad annullare i tre gol della Juventus, vincitrice della manifestazione. Secondo posto è stato pure nel 1958, sempre con la Lazio mattatrice, mentre il primo trofeo vinto è quello del 1939/40, stavolta sì, contro la Juventus, con un rotondo 3-0, grazie alle reti di Celoria (2) e Baldini. La storia, adesso, va solo aggiornata e impreziosita, 9 anni dopo l’ultima finale e 22 dall’ultimo titolo.


 

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