La Viola sulle spalle di Cabral
Con Braga ed Empoli ha dimostrato di poter portare il peso della squadra. E ora gli abbracci con Jovic potrebbero diventare il nuovo simbolo della Fiorentina
FIRENZE. È come lo studente che alza la mano per offrirsi volontario (ma si userà ancora?) per l’interrogazione e salva una classe intera in preda al panico. Il volontario di fronte al professor Vincenzo Italiano è Arthur Cabral, in questo caso pronto a prendersi la squadra viola sulle spalle e a trasportarla verso gli obiettivi della stagione. Che sono due belli concreti e rispondono ai nomi di Conference League e, soprattutto, Coppa Italia dove la formazione viola ha una vista privilegiata sulla finale (con tutto il rispetto e tutta l’attenzione che si deve alla Cremonese), ma forse il compito per cui si propone Cabral è anche quello di tirare fuori la Fiorentina da una situazione di classifica in campionato che provoca tanta delusione.
Volontario perché è ovviamente preparato a dovere: garantiscono Braga ed Empoli.
Dice: cosa c’entrano i portoghesi e gli azzurri affrontati rispettivamente giovedì e domenica? Risposta facile ed esaustiva per trasferire fiducia e credito allo “studente” modello: nelle due partite in questione, l’attaccante ex Basilea ha segnato ben tre gol.
Risultato di per sé di rilievo, ma che diventa di portata davvero significativa considerando che i tre gol Cabral li ha firmati intanto da subentrato in entrambe le occasioni, poi giocando complessivamente meno di un tempo. Per la precisione, in Portogallo è entrato al 30’ della ripresa e un quarto d’ora e spiccioli gli è bastato per dare contorni eclatanti e rassicuranti alla vittoria viola bissando la doppietta realizzata in precedenza da Jovic, di cui aveva preso il posto in una staffetta tra amici che presto sarà sottolineata.
Con l’Empoli i minuti sono diventati ventisei (recupero compreso), perché la Fiorentina stava perdendo e lì non era più questione di “volontari”: Italiano si è girato verso la panchina e ha fatto il cenno tanto atteso dal diretto interessato di togliersi la casacca per poter dare una mano ai compagni.
«Sono in forma», ha detto Cabral a fine partita, lì a bordo campo mentre riceveva gli applausi della Curva Fiesole e dello stadio “Franchi”. Se lo sentiva, lo sapeva che sarebbe andata com’è in realtà andata.
Un pallone ributtato giù dalla traversa, lo stacco per battere Satriano e di testa infilare la porta vuota dell’Empoli: i gol “semplici” sono quelli che raccontano veramente la forza di un centravanti che è dove dev’essere, che trasforma le cose impossibili in cose possibili: questo sta dimostrando di essere il numero 9 e questo lo rende il potenziale “salvatore” della Fiorentina, in campionato di sicuro, e trascinatore nelle Coppe.
Lui non aspetta altro. E lo sta aspettando da settimane, complice una lesione di secondo grado al bicipite femorale della coscia sinistra che all’inizio di gennaio l’ha rallentato e non frenato, anzi ha esaltato la sua voglia di recuperare in fretta, ancora più in fretta, per voler essere d’aiuto alla squadra.
Quattro gol in Conference League e quattro gol in Serie A: cifre sempre lontane da quelle sperate, ma Cabral ci sta lavorando.
Perché il carattere dell’uomo prima ancora che dell’atleta è quello. Mai una polemica, mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento che andasse in contrasto con gli interessi del gruppo quando panchina si sommava a panchina, quando le scelte pensate e ponderate di Italiano privilegiavano (e privilegiano) Jovic.
Già Luka Jovic: con Cabral c’è un rapporto forte, un’amicizia vera.
Concorrenza sì, rivalità no. E uno dà una mano all’altro. Così Cabral è corso per primo ad abbracciare Jovic che segnava in Portogallo, così Jovic è salito sulle spalle di Cabral alla fine della partita sempre in Portogallo per festeggiare la sua doppietta. Un’immagine che è un segnale e può diventare il simbolo della Fiorentina.
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