Droga, il maxi blitz a Firenze: 19 indagati e una giovane avvocata ai domiciliari – Smantellata rete di narcotraffico
Ci sono quindici arrestati, quattro ancora in fuga: il racconto dell’operazione che fa scuotere il foro fiorentino
FIRENZE. È cominciata all’alba di ieri, martedì 25 novembre, con i lampeggianti che rimbalzavano sui palazzi del centro e i portoni spalancati uno dopo l’altro. Una maxi retata a Firenze da duecento agenti, un’operazione coordinata come un cantiere notturno: silenziosa, fulminea, chirurgica.
Al termine sono diciannove gli indagati raggiunti dall’ordinanza cautelare, quattordici dei quali ritenuti parte di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico e aggravata dall’uso delle armi. Ma a scuotere il foro fiorentino è il nome inatteso finito nella lista: una giovane avvocata, ora ai domiciliari, indagata per favoreggiamento personale.
Il blitz
Il blitz, preparato per mesi dagli investigatori del Commissariato di San Giovanni insieme al Nucleo Antidegrado della Municipale, ha puntato dritto alla struttura di un’organizzazione che secondo la Dda di Firenze operava in città e provincia tra il 2023 e il 2024. Una rete compatta, verticale, con regole ferree. In cima, un cittadino tunisino di 41 anni, considerato il capo. Al suo fianco, un connazionale di 32, braccio operativo e garante della disciplina interna. Tutto il resto era un ingranaggio: custodi della droga in vari appartamenti, intermediari con gli spacciatori al dettaglio, pusher disseminati tra il Mercato Centrale, l’Oltrarno e le periferie, fino al Gignoro.
L’organizzazione criminale
Dalle carte emergono episodi che raccontano la temperatura del gruppo: rapine aggravate come ammonimento per chi voleva affrancarsi; un tentato omicidio con armi da fuoco per ribadire chi controllava davvero l’approvvigionamento della cocaina a Firenze. La logistica della banda criminale, scrivono gli inquirenti, comprendeva basi sicure, mezzi dedicati - due auto con doppiofondo per nascondere i pacchi di polvere bianca - e perfino una sorta di “mutua criminale” che garantiva sostegno economico e assistenza legale agli affiliati arrestati.
Il lavoro di riscontro è stato costante: sedici arresti in flagranza, ventidue chili di cocaina sequestrati, oltre tre chili e mezzo di hashish, una pistola Beretta con cinque colpi in canna, tre auto, 263 mila euro in contanti. «Un’organizzazione stabile nel cuore della città», ha detto la sindaca Sara Funaro, elogiando il lavoro congiunto delle forze dell’ordine. Plauso anche dall’assessore alla sicurezza Andrea Giorgio: «Operazioni così mostrano la necessità di una riforma della polizia locale, attesa da troppo tempo».
Il ruolo dell’avvocata
In mezzo a questa vicenda, appare come una nota stonata - o un improvviso cambio di tonalità - la posizione della giovane avvocata fiorentina. Non avrebbe avuto alcun ruolo nel traffico di droga, precisano fonti vicine al dossier. L’accusa, per lei, è quella di aver cercato di sviare parte delle indagini inducendo uno degli indagati a non collaborare, e di aver tentato di ottenere informazioni sul fascicolo prima di ricevere un formale incarico professionale. Tutto, insomma, secondo l’accusa, si sarebbe consumato nella cornice della sua attività forense: una linea sottile, pericolosa, che ora la colloca tra i destinatari dell’ordinanza del Gip.
Mentre quindici misure sono già state eseguite - quattro indagati risultano ancora irreperibili - resta sullo sfondo la fotografia di una città dove la domanda di sicurezza si intreccia con un mercato criminale mutevole, rapido, ramificato. Le pattuglie che ieri mattina rientravano in Questura, stanche e silenziose, hanno consegnato solo un pezzo dell’immagine: l’altra parte sono i vicoli, le piazze e gli angoli bui dove, per mesi, è passata la vita quotidiana di un’organizzazione che si voleva invisibile. Oggi, almeno per una parte di essa, quella invisibilità è finita.
.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=5b3b42f)