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Lutto

Addio a Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi: raccontò i due scudetti della Fiorentina e i Mondiali


	A dx Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi
A dx Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi

L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’Associazione Stampa Toscana e dal Gruppo Toscano giornalisti sportivi. Si è spento a 97 anni

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FIRENZE. Il giornalista Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi, storica firma della Nazione, è morto a Firenze all’età di 97 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’Associazione Stampa Toscana e dal Gruppo Toscano giornalisti sportivi.

Nel comunicato Paloscia viene definito «un mito della nostra professione” e l’Assostampa «si stringe alla famiglia, alla moglie Annamaria e ai figli, Alberto e Fulvio, nostro collega di Repubblica».

«Raffaello se n’è andato, quasi in punta di piedi, dopo una vita nella quale ha incarnato il vero modello di giornalista sportivo: stile essenziale, leggero ma incredibilmente incisivo, mai sconfinato nella polemica spicciola e inutile, risultando un vero maestro per generazioni di cronisti sportivi» sottolinea Sandro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana.

Paloscia ha raccontato i due scudetti della Fiorentina (1955-56 e 1968-69), i Mondiali di calcio, le Olimpiadi. Due anni fa, nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno, venne insignito della Penna d’oro dall’Associazione Stampa Toscana ed entrò come ambasciatore nella Hall of Fame del Museo Fiorentina. Nato a Urbino il 27 settembre 1928, Raffaello Paloscia cominciò a scrivere che aveva poco più di vent’anni. Dopo l’esordio al Corriere dello Sport, nell’agosto del 1950 venne chiamato da Giordano Goggioli alla Nazione dove contribuì insieme a un altro fuoriclasse del giornalismo come lo stesso Goggioli, a inventare quel “giornale del lunedì” che era un quotidiano sportivo all’interno della testata fiorentina: dove si trovavano tutti gli avvenimenti della domenica, fino ai dilettanti di terza categoria. Poi diventò il capo di quella redazione sportiva, composta anche da Giampiero Masieri, Sandro Picchi, Carlino Mantovani e Giorgio Moretti.
 

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