Phica.eu, lo sfogo di Sara Funaro: «Vorrei incontrarlo, guardarlo negli occhi»
Già ascoltato in procura, Vittorio Vitiello ora è indagato: fascicolo per diffamazione. Le parole della sindaca di Firenze
FIRENZE. La procura di Firenze apre un fascicolo per diffamazione, dopo la denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro. Il suo nome e la sua immagine sono comparsi accanto a quelli di altre donne, esponenti politiche e non solo, su Phica.eu, il portale che per anni ha raccolto foto rubate dai social e commenti violenti. Parallelamente, a Roma i magistrati indagano per estorsione e revenge porn.
Due inchieste, due piste che si intrecciano, ma un’unica origine: il sito Phica.eu, ultima reincarnazione di una piattaforma che già in passato era stata al centro di indagini.
Dietro al portale, oggi, gli investigatori individuano Vittorio Vitiello, 45 anni, fiorentino d’adozione ma originario di Pompei. Un nome che Funaro dice di aver sentito per la prima volta due giorni fa, quando l’inchiesta lo ha riportato all’attenzione pubblica. «Cosa gli direi se lo incontrassi? Gli chiederei se si rende conto della gravità del suo gesto, di aver violato la privacy e la dignità di centinaia di donne. Vorrei guardarlo negli occhi e fargli capire cosa significa finire dentro a quel sito», spiega la sindaca. Il suo racconto è netto. «Appena ho visto le mie foto ho provato sdegno, ma niente di più. Sono un personaggio pubblico, abituata a espormi. Il mio pensiero è andato subito alle donne più fragili, a quelle che rischiano di cadere nella vergogna o nel silenzio». Da qui la scelta di sporgere denuncia e di rivolgersi alle istituzioni. «Denunciare è fondamentale. Solo così possiamo difendere le donne. Se non si denuncia, queste cose continueranno a ripetersi».
Le indagini ricostruiscono un precedente: nel 2018 la procura di Firenze aveva aperto un fascicolo su Phica. net, versione precedente del sito. Anche allora c’erano state decine di segnalazioni di foto sottratte senza consenso. Vitiello era stato ascoltato come testimone, non come indagato, e aveva collaborato con la polizia postale. Tre persone erano finite a processo, poi trasferito per competenza a Prato.
Ora la vicenda torna ad accendersi, con conseguenze personali e politiche. «La domanda che mi pongo – ripete Funaro – è cosa accadrebbe se in quei siti finisse una ragazza fragile. Il rischio è devastante». Poi allarga lo sguardo, denunciando la deriva del web: «Quante realtà esistono dove i ragazzini subiscono bullismo? Quanti siti pedopornografici continuano a proliferare? Bisogna lottare contro tutto questo». Il suo è insieme un appello e un avvertimento: le donne non possono essere lasciate sole davanti a un fenomeno che usa il digitale come nuova forma di violenza.