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Firenze, nuova “mazzata” sulla Pergola: il ministero taglia 380mila euro

di Mario Neri

	La sindaca Funaro e Stefano Massini durante la presentazione del programma alcune settimane fa
La sindaca Funaro e Stefano Massini durante la presentazione del programma alcune settimane fa

Dopo il declassamento, la penalizzazione sulla parte di fondo premiale

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FIRENZE. Un colpo secco, da verbale ministeriale, che toglie al Teatro della Pergola 380 mila euro in un solo anno. Il contributo Fus scende da 1,9 a 1,5 milioni (per la precisione da 1.898.000 a 1.515.825 milioni), e con lui precipita anche l’illusione che Firenze fosse immune dalla nuova geografia culturale tracciata dal governo Meloni, dal lanciafiamme utilizzato sulla cultura “rossa”. Non è solo il declassamento già sancito a giugno, ma la conferma – nero su bianco – che il ministero della Cultura non assegnerà un euro della quota premiale del 20%. Punteggio 80,40/100: tanto basta per ridisegnare la mappa delle priorità. La Fondazione Teatro della Toscana, che governa Pergola, Rifredi e l’Era di Pontedera, dovrà fare i conti con una cassa più leggera e un calendario che rischia di diventare un rebus. Dal fronte di Palazzo Vecchio – la sindaca Sara Funaro è anche presidente della Fondazione – arriva la difesa d’ufficio: «Nessun taglio alla programmazione, cercheremo sponsor, mecenati e contributi altrove». L’assessore alla cultura Giovanni Bettarini parla di «penalizzazione non corrispondente alle regole» e annuncia il ricorso al Tar, dopo la bocciatura del riesame.

Sul fronte opposto, Fratelli d’Italia non se la prende con il ministero guidato da Alessandro Giuli, l’estensore del decreto che contiene la sforbiciata, ma con Palazzo Vecchio. I consiglieri chiedono a Funaro se il Comune abbia messo in conto la perdita (FdI parla di mezzo milione), se abbia speso come se il titolo di Teatro nazionale fosse ancora intatto. «Il governo di FdI e Meloni taglia soldi alla città, l’interrogazione dovrebbero farla al governo, non a noi. Dovrebbero essere loro a dirci perché l’accanimento verso Firenze», continua Bettarini. In filigrana, la partita politica: fra quattro anni, avvertono i meloniani, la Pergola deve tornare al rango perduto. Ma adesso emergono i nervi scoperti. Nell’interrogazione FdI evidenzia le differenze nei requisiti minimi tra le due categorie: 160 giornate recitative e 6.000 lavorative per un Teatro di rilevante interesse culturale, a fronte delle circa 400 giornate recitative e oltre 20.000 ore lavorative programmate in passato. Roba che rischia di incidere sulla carne viva dei lavoratori. Ma la vicenda è anche l’ultimo capitolo di una guerra culturale che parte da lontano. Il caso Massini – chiamato di fatto a dirigere al posto di Marco Giorgetti, l’ex manager silurato – è diventato il simbolo di una Firenze da “scalzare” , di uno scalpo poltico da esigere. Da Mazzi a Giuli, che eppure definì Stefano Massini un «bene Unesco», la destra ha più volte rivendicato di voler riscrivere il perimetro culturale nazionale, togliendo alla sinistra il monopolio dei salotti. In mezzo, il pubblico. Quello che riempie le platee della Pergola e che negli ultimi giorni ha visto attori e artisti schierarsi in difesa del teatro. Un capitale culturale che nessun decreto può sostituire, ma che ora dovrà convivere con un bilancio ridotto.
 

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