Il Tirreno

Firenze

Verde pubblico

Firenze, alberi a rischio caduta: sono 153 quelli da abbattere. Le zone e il piano

di Alessandro Pattume

	Gli alberi tagliati in viale Redi a Firenze all'inizio del mese
Gli alberi tagliati in viale Redi a Firenze all'inizio del mese

Nei quartieri di Galluzzo e Isolotto ci sono oltre 24mila piante una parte delle quali sono a rischio caduta. E sulla gestione del verde pubblico è ancora scontro tra Comune e opposizioni

4 MINUTI DI LETTURA





FIRENZE. Centocinquantatre alberi dei quartieri 3 e 4 devono essere abbattuti urgentemente. È il risultato del controllo periodico sulla stabilità e sulle condizioni fitosanitarie delle alberature dei due quartieri che contano in tutto più di 24mila piante. Dall’inizio dell’anno sono invece più di quattrocento gli alberi tagliati o destinati al taglio perché troppo pericolosi e instabili.

La gestione e la progettazione del patrimonio verde fiorentino è un cane che si morde la coda, è un tema politico, una sfida complicata che ha bisogno del contributo di tutti. A Firenze ci sono ottantamila alberature comunali e Palazzo Vecchio, nel grande piano verde da poco presentato, conta tra le altre cose di piantarne altre cinquantamila. D’altronde gli alberi vengono indicati come lo strumento più efficace per combattere i cambiamenti climatici, per rendere più miti le città assediate dal sole estivo e senza dimenticare l’effetto sul rischio idraulico, per trasformarle in qualcosa di simile a un giardino. Una città all’avanguardia oggi non può fare a meno di pensare alla “forestazione”, alla “depavimentazione” e alla mitigazione delle isole di calore.

Gli alberi, cose vive con un proprio ciclo vitale, hanno smesso di essere solo i familiari elementi di decoro del nostro quartiere. Sono diventati veri e propri asset strategici per la progettazione della “città verde”, che inevitabilmente è una città del futuro, non quella di oggi. Un cambio di mentalità e una sfida – politica, progettuale, economica – che ogni amministrazione, piccola o grande che sia, sta affrontando in questa epoca, chiamata com’è a intervenire sul proprio comparto “verde” in funzione dei cambiamenti climatici.

Nella Firenze regina dei cantieri la quotidianità rischia però di generare confusione perché gli alberi, il taglio degli alberi, le cadute, la manutenzione diventano tema politico. Il caso principe della serie è quello dei tagli sul Lungarno Colombo per fare spazio alla tramvia, che tanto clamore ha suscitato alla fine di maggio. “Strage di alberi sani” (Lista Schmidt) , “Avete spazzato via il verde pubblico senza pietà, fregandovene della volontà popolare” (Lega) e così via. Quegli alberi verranno ripiantati e in numero anche maggiore (800 circa in più), promette da tempo il Comune. Per Palazzo Vecchio, alle prese con la mobilità di domani e con la progettazione del piano verde, l’ombra di oggi non conta.

Oppure, continuando, c’è la caduta dei rami degli ultimi mesi. Quello delle Cascine a fine maggio, con il ferimento di una donna, e quello più recente in viale Gramsci, con un ramo piovuto su due auto in sosta senza fare feriti. Eventi imprevedibili da imputare, ha spiegato Palazzo Vecchio, al fenomeno del crollo improvviso estivo (Sudden Branch Drop). Troppo stringata o forse troppo semplice come spiegazione per non suscitare nuovi attacchi: “Nonostante i consigli di esperti, cadono rami degli alberi e, solo dopo la caduta, si attiva un monitoraggio ulteriore e approfondito” (Lista Schmidt). Oppure “Notiamo troppa superficialità da parte dell’Amministrazione comunale. Adesso se i crolli poi avvengono anche senza forte maltempo c’è da avere paura. La gente deve amare e vivere Firenze, non averne timore! ” (Lega).

Alla fine, ogni occasione è buona per dire che Palazzo Vecchio non fa il proprio dovere. Così, dopo la denuncia dei lavori stradali mal eseguiti sul Lungarno Ferrucci, con il catrame steso fino a soffocare il tronco degli alberi, prima si è gridato – giustamente allo scandalo e dieci giorni dopo si è tornati a denunciare la “gestione fallimentare” del Comune che ancora non era intervenuto. Si potrebbe andare avanti in questo modo all’infinito, ma il punto di svolta sembra dietro l’angolo. La legge del contrapasso politico secondo la quale tutto ciò che un’amministrazione mette in cantiere finisce nel mirino delle opposizioni, sul verde pubblico fiorentino sembra portare allo sviluppo di un’inedita sensibilità per il verde. I 153 alberi in procinto di essere abbattuti tra l’Isolotto e il Galluzzo rientrano nella manutezione periodica effettuata dal Comune, che ha deciso di tagliarli alla svelta perché, si legge nella determina, “sono secchi/morti oppure sono stati stroncati da fortunale oppure rientrano nella classe estrema di propensione al cedimento”, ovvero la famosa classe D, contenuta nel Protocollo della Società Italiana di Arboricoltura che Firenze ha adottato”.

Gli alberi vengono piantati, crescono – se curati a dovere – e poi muoiono. A volte ci impiegano decenni, altre volte pochi anni. Spetterà al Comune sostituirli per far tornare i conti. Ripiantandoli nel solito posto nel caso siano vincolati, oppure decidendo di metterli a dimora in altri luoghi in quella che a tutti gli effetti sta diventando una perenne lotta tra nuove piantumazioni e gestione dell’esistente. E forse proprio per questo nei giorni scorsi la Lista Schmidt è tornata a parlare di manutenzione ma soprattutto di prevenzione. «Bisogna evolvere verso un modello di gestione più attento, più nei fatti che non a parole – ha detto il consigliere Sabatini – inserendo, ad esempio, la possibilità di curare piante in stato di criticità iniziale. Notiamo poi che in diversi casi le VTA (Valutazione di stabilità degli alberi visiva e strumentale) sono avvenute o sono programmate nel mese di agosto. Forse il monitoraggio a vista è più opportuno in un periodo che non sia quello verde – conclude – con le foglie che riducono le possibilità di individuazione».
 

Flash di cronaca

Scuola

Voto in condotta, passa la riforma: per la promozione serve almeno il 7, col 6 “compito di cittadinanza”

Estate