L’incidente
Firenze, giù l’ultima torre ai Lupi di Toscana: abbattuto il simbolo della caserma dove generazioni di ragazzi cominciavano la “naja”
Demolito il vecchio serbatoio pensile della caserma in cui generazioni di giovani toscani e non hanno fatto il Car, il centro addestramento reclute che dava il via alla “naja” della leva militare: al suo posto nasceranno studentato, edilizia sociale, parco e nuovi servizi
FIRENZE C’era una volta una torre. Alta 35 metri, visibile a distanza, affacciata come una vedetta silenziosa su decenni di storia militare e urbana. Stamattina, alle 12.20, quella torre è venuta giù. Non per usura, non per abbandono, ma per scelta. Una scelta politica e urbanistica, destinata a riscrivere la geografia di Soffiano, quartiere fiorentino a lungo rimasto ai margini.
Con microcariche esplosive e una caduta controllata, il vecchio serbatoio pensile dell’ex caserma Lupi di Toscana ha lasciato spazio a ciò che verrà: un «nuovo pezzo di città», come lo chiama la sindaca Sara Funaro. Va giù così il simbolo della caserma in cui generazioni di toscani e non – almeno fino all’abolizione della leva militare - sono stati arruolati e hanno fatto il Car, il centro addestramento reclute che dava il via alla “naja”.
Chi era presente sul posto – dalla sindaca all’assessora all’urbanistica Caterina Biti, fino ai tecnici del Comune e agli operai delle ditte specializzate – non ha assistito solo a una demolizione. Ha visto l’inizio di una metamorfosi. «Un intervento complesso e molto atteso», ha commentato Funaro, «che segna concretamente l’avvio della trasformazione. Qui nasceranno social housing, studentato, alloggi popolari, edilizia sociale. E poi spazi verdi, nuovi servizi, un quartiere finalmente pensato per la qualità dell’abitare e l’inclusione».
La rigenerazione dell’area ex Gonzaga è una delle operazioni urbanistiche pubbliche più rilevanti in corso a Firenze. La caserma, un tempo mondo chiuso e autosufficiente, si apre ora alla città con 21.000 metri cubi da demolire, interventi di bonifica già in corso (tra cui quelli per i residui del vecchio poligono di tiro), e un disegno che cambia la funzione stessa dello spazio urbano. La torre idrica era l’elemento più visibile di quel passato, «una presenza fissa nello skyline del quartiere», come ha sottolineato l’assessora Biti. La sua caduta – preparata da settimane di lavoro tra dismissioni, bonifiche da cemento amianto e prove di esplosione controllata – è una soglia superata.
Ma cosa nascerà davvero lì, dove un tempo c’erano camerate e locali tecnici? Il progetto prevede residenze per studenti in risposta all’emergenza abitativa giovanile, case popolari, edilizia accessibile, un parco pubblico là dove oggi ancora resiste l’ex poligono di tiro, spazi per il commercio e infrastrutture viarie capaci di ricollegare l’area al tessuto urbano. Un’operazione complessa che, se rispettati tempi e impegni, potrebbe riscrivere il futuro di uno dei comparti più dimenticati del quadrante sud-ovest della città.
«Non si tratta di semplice riqualificazione», sottolinea Biti. «Qui vogliamo restituire vita a un intero pezzo di città. I lavori preliminari sono già partiti e questa demolizione è un segnale visibile che il cambiamento è cominciato».
Nella narrazione di una città che cambia, i simboli contano. E quella torre che non c’è più – icona di un tempo passato, caduta nel silenzio controllato delle microcariche – è destinata a restare nella memoria dei fiorentini non solo come ciò che è stato, ma come il segnale plastico di ciò che può essere.