La tragedia
Una nuova Babele di lavori in città: a Firenze il traffico sembra Giochi senza frontiere
Ecco altri cantieri (e non è uno scherzo). Tutti finanziati dal Pnrr: ormai un’entità ineluttabile come la Natura per Leopardi o Thanos per gli Avengers
FIRENZE. Da oggi, lunedì 14 luglio, Firenze sarà più simile a una forma d’addestramento civile che a una città. Ancora più simile, intendiamoci. Una pedagogia urbana che si esercita con il disagio. Una metafora del vivere comunitario: inciampare, deviare, attendere.
Torna in scena, con il consueto fragore di betoniere e nastri rossi, la grande liturgia laica del cantiere. E mentre la politica – sorda, ostinata, lucidamente calcolatrice – invoca il Pnrr come se fosse il nome di un dio pagano, al cittadino non resta che tentare la via dell’espiazione attraverso la coda.
Oggi infatti riapre una nuova piccola Babele di lavori stradali, una costellazione di micro-inferni che va a sommarsi ai cantieri per la tramvia, per il ponte all’Indiano, per via Bolognese e a tutti gli altri fra cui ormai ci districhiamo come in un labirinto minoico – e che disegna una mappa del disagio talmente capillare da far sembrare ogni spostamento una versione urbana, e beffarda, dei Giochi senza frontiere. Ma nel traffico. Come se il Comune, con una sua sottile perfidia illuminista, volesse trasformare ogni automobilista fiorentino in un cittadino migliore. Più paziente. Più resiliente. Più allenato all’attesa (e pure, chissà, alla sottomissione).
Intanto, nei sotterranei digitali della città, i social ribollono. La pagina “Traffico Firenze”, sorta di bollettino della resistenza urbana, è ormai un catalogo degli umori: meme, rabbia, ironia, esasperazione. C’è chi misura in minuti l’agonia di un tratto, chi pubblica foto delle code come se fossero campi di battaglia. Chi invoca il nome di Andrea Giorgio, l’assessore alla mobilità, come si invoca il destino. O il fato. C’è pure chi, per le buche, ne chiede le dimissioni (vabbè, dai).
Il maresciallo di Palazzo Vecchio, c’è chi l’ha ribattezzato, un uomo che governa il traffico come fosse un corpo urbano da domare, tenere sotto controllo, redimere. Inflessibile. Quasi cartesiano nel suo rifiuto di compromessi. Come nel caso della via Bolognese, arteria nevralgica, ridotta ormai a supplizio permanente per i pendolari del Mugello. Avrebbe dovuto riaprire temporaneamente per spedire i fiorentini in collina ai concerti del MusArt Festival alla Villa di Pratolino (Loredana Bertè, Giovanni Allevi, Roberto Vecchioni), ma il maresciallo ha detto no. Niente tregua. Avanti tutta. Navette per accompagnarli. La soluzione c’è, in effetti. «La scelta è stata condivisa con i comitati e i sindaci», ha spiegato. E in questo “condivisa”, nella quieta apoditticità di una parola che annulla ogni residuo di opposizione, c’è tutta la filosofia del potere tecnico che governa Firenze. Lavorare mentre tutti vorrebbero fermarsi. Dolore oggi per la mobilità sostenibile di domani.
Lo ha detto anche la sindaca Sara Funaro pochi giorni fa, in conferenza stampa: «Mi scuso per i disagi, ma tenete duro». Il cittadino deve essere paziente, responsabile, pronto alla penitenza. I cantieri sono «necessari, improrogabili», spesso legati a fondi europei che, se non utilizzati, evaporeranno come pioggia sulle pietre. C’è un senso d’urgenza. E anche un certo gusto per l’inevitabile. Nel frattempo, in città si aprono nuovi fronti, sale il coefficiente di difficoltà dei giochi urbani, sempre per implacabile volontà del Pnrr, ormai un’entità ineluttabile come la natura matrigna per Leopardi o Thanos per gli Avengers. Eccoli: Piazza Ferrucci: restringimenti sulla direttrice Lungarno Cellini per la sostituzione della rete idrica. Fine prevista: 31 luglio. Via della Capponcina: nuovo allaccio alla rete idrica, chiusa fino al 18 luglio. Via del Monte alle Croci: lavori all’illuminazione, chiusura 9-17 fino al 19 luglio. Via Cosseria: risagomatura dell’alveo del torrente Mugnone, cantieri fino a ottobre. Borgo Pinti, piazza San Pancrazio, via del Podestà, via Beccari, via Rismondo: traslochi, movimentazioni di gru, chiusure a scacchiera. E poi c'è la grande questione simbolica: via Bolognese. Il maxi ostacolo, roba che raddoppia i punteggi. Perché lì dal 10 giugno, data d’inizio dei lavori, la viabilità collinare è diventata peggio di un cubo di Rubik. Via di Terzollina, via di Capornia, via dei Massoni: ogni alternativa un rovello. Ma le navette per Pratolino sono pronte. I parcheggi temporanei funzionano. La logistica è salva. L’esperienza estetica dei concerti pure. Solo il pendolare arranca, ma lo fa per un bene superiore.
Così, ogni giorno, la città-cantiere si espande come un organismo vivente. Con i suoi muscoli di cemento, le sue vene di catrame, i suoi flussi monitorati dalla Smart City control room. Firenze, non è un luogo da vivere ma un sistema da ottimizzare. Alla fine, ciò che resta è una città che non può più essere attraversata, ma solo sopportata come una fisioterapia dolorosa ma utile, un castigo benevolo, educativo. Un esercizio spirituale. Oppure, più semplicemente, come un altro giorno nei Giochi senza frontiere. Armatevi di pazienza. Tibetani in coda. Ma sappiatelo: il primo che passa l’Indiano vince.