Firenze, Vasco riceve le Chiavi della Città da Funaro: «Le dedico a mio padre. In un mondo di odio celebriamo la vita» – Video
Migliaia di fan in delirio fuori e dentro Palazzo Vecchio per il rocker che racconta anche alcuni dettagli di sé mai svelati
FIRENZE La sindaca l’ha accompagnato in giro per Palazzo Vecchio, è un gran tour che fanno tutti i fiorentini prima o poi e a qualcuno a volte sembra quasi un po’ barboso fra affreschi, arazzi e stucchi; invece, lui aveva gli occhi di un bambino, racconta Sara Funaro. Nello sguardo ceruleo, Vasco ha camminato per i corridoi stordito dalla meraviglia. Forse come nemmeno sono riuscite a folgorarlo le 130mila persone che giovedì e venerdì hanno riempito la Visarno arena alle Cascine per il suo concerto. “Io ho sempre girato molto, ho sacrificato tutto e ho fatto una vita abbastanza solitaria. Quando incontro le persone” in queste occasioni “non sono abituato. Sul palco c'è la musica, è tutta un'altra cosa, ma qui... è la prima volta che vengo qui”.
Ma qui, nel Salone dei Cinquecento, si sente un po’ perso. Lui che ha orientato la nostra educazione sentimentale, ha fatto da bussola e faro delle nostre emozioni, Vasco Rossi si smarrisce nella bellezza di Palazzo Vecchio davanti ai fan che per anni sono naufragati nelle sue canzoni come Leopardi oltre la siepe. Non fa in tempo a finire una frase che il Salone dei Cinquecento esplode in un applauso, in un coro, in grida e urli da stadio. Fuori, davanti al maxi-schermo, c’è piazza della Signoria gremita. Tutti venuti a vedere il Blasco a cui la sindaca consegna le Chiavi della città. “Prima di venire qui ho chiamato mia mamma – dice il rocker di Zocca – e le ho detto che mi avrebbero dato le chiavi di Firenze. E lei mi ha chiesto: ‘Ma son sicuri?’”.
Eppure, sì, la sindaca è sicurissima. Non solo perché di Vasco è una fan sfegatata (il primo concerto nel 1991, poi non ne ha mai più saltato uno), ma perché Vasco è una specie di talismano universale, le sue canzoni aprono piccoli scrigni di intimismo e ricordi nella storia di chi lo ascolta da tutta la vita, colgono l’essenza di ogni momento coltivato in privatissima solitudine o in trasporto collettivo. “In tutti questi anni Vasco ci ha accompagnato con la sua incredibile musica, il motore più straordinario per arrivare al cuore delle persone, il modo di comunicare più forte che c’è. – ha detto la sindaca Sara Funaro, che ha raccontato di essere andata a letto per anni salutando Vasco guadando una foto appesa in camera - E la bellezza della musica di Vasco sta nel fatto che ha sempre cantato chi vince ma anche chi perde, i successi come le sconfitte, perché è proprio dalle sconfitte che si impara. E questo è il messaggio più bello da mandare ai nostri giovani” .
In fondo è lui a ricordarci il poeta che è. “Ce la farete tutti”, dice con la frase ormai celebre della sua ultima fase della carriera. Ha celebrato Firenze come culla del Rinascimento, ricordato che qui sono nati o sbocciati Dante, Leonardo, Michelangelo, ma anche che "a Firenze ho girato il video 'Vivere' ed è proprio la vita il tema principale dello spettacolo di quest'anno - ha detto -. In questo periodo di odio, istigato a dovere da tutti i personaggi che non sto a nominare e in questo periodo in cui sembra che contino solo valori come profitto, arroganza e potere, noi celebriamo la vita. La celebriamo in tutte le sue forme, dimensioni ed espressioni". Il rocker ha dedicato questo riconoscimento al padre Carlino, "che non ha potuto vedere niente di tutto questo", E poi ha raccontato qualcosa di sé che finora non aveva detto: “Se a volte cantavo 'Voglio una vita spericolata', oggi dico 'Sono una vita spericolata' - ha sottolineato -. Tra queste due piccole sfumature ci sta tutto il mio percorso artistico e umano fino ad oggi. Noi siamo la vita, noi l'essere, noi siamo la vita vissuta, la vita complicata, ostinata, fiera, meravigliata. Siamo la vita spericolata, alla continua ricerca di un senso e ogni ricerca è sempre spericolata. Il termine spericolato è stato molto frainteso ma mi sono ripreso la canzone, che è un inno alla vita, non è un inno all'autodistruzione. La vita non è garantita". Durante la cerimonia Vasco Rossi ha voluto salutare Irene Grandi, presente in sala a pochi metri da lui, tra le autorità, poi si è rivolto ai tanti giovani presenti, come un padre si rivolge ai propri figli: "Ai ragazzi dico di stare tranquilli, perché ce la farete tutti: lo dico col cuore, io sono convinto perché è così, alla fine si trova sempre la propria strada".
Emozionato, ha anche fatto un accenno alla mamma: "Ho chiamato mia mamma ieri, le ho detto 'Mamma, domani mi danno le chiavi della città di Firenze e lei mi ha detto 'Ma sono sicuri?'. È sempre stata così, si preoccupa sempre degli altri. Magari qualche anno fa avrei detto anche io 'attenzione a darmi le chiavi, potrei combinare dei guai', ma adesso sono diventato più tranquillo". Blasco si è poi rivolto al pubblico e ha detto: "Io ho sempre girato molto, ho sacrificato tutto e ho fatto una vita abbastanza solitaria. Quando incontro le persone" in queste occasioni "non sono abituato. Sul palco c'è la musica, è tutta un'altra cosa". Tutta la cerimonia è stata caratterizzata da canzoni, cori. E alla fine Vasco ha nuovamente stupito tutti: "Ora andiamo tutti a ballare".