Docente all’Agrario, ma anche imprenditrice: agronoma condannata a risarcire il ministero
La professoressa non aveva dichiarato di essere titolare di un’azienda: conto di 12mila euro
FIRENZE. Un doppio lavoro non autorizzato. Docente all’istituto tecnico agrario in via delle Cascine e titolare di un’azienda agricola. Non solo c’era l’incompatibilità dei ruoli, ma anche l’aver dichiarato il falso al momento di autocertificare l’assenza di altre attività nel firmare il contratto di assunzione con un rapporto di esclusiva con il ministero dell’Istruzione e del merito.
Accusata di danno erariale, la professoressa Monia Aglietti, 47 anni, insegnante dell’Agrario, è stata condannata dalla Corte dei conti a versare al ministero 12.423 euro. Il calcolo del danno è stato quantificato dal 17 luglio 2020 al 7 febbraio 2022 (data di cessazione dalle cariche societarie ndr) secondo il conteggio effettuato nell’istruttoria della Guardia di finanza sul reddito percepito dalla docente in tale periodo per l’attività vietata «non versato nel conto del bilancio dell’amministrazione di appartenenza». Alla professoressa viene contestato di aver violato il dovere di esclusiva che grava sul pubblico dipendente e anche di aver «dolosamente prestato dichiarazione di assenza di cause di incompatibilità, nonostante che svolgesse l’attività commerciale, addirittura non autorizzabile».
La tesi dell’agronoma è stata quella della buona fede e che mai aveva tentato di nascondere ai dirigenti e al personale scolastico, via via succedutisi nel tempo, la circostanza della propria attività d’impresa. L’ultimo dirigente sollevò l’obiezione, dando il via alle indagini, al contrario dei predecessori che nulla segnalarono di anomalo nel doppio ruolo della prof. Un’argomentazione respinta dalla Corte dei conti che sottolinea il divieto per un dipendente pubblico di svolgere altri lavori e che proprio le attività di carattere commerciale, «tra cui sono manifestamente comprese quelle di gestione di impresa sociale a mezzo dell’assunzione di incarichi gestori» erano in capo alla professoressa.
Non viene addebitato alla docente di aver occultato la sua attività privata, cosa peraltro risaputa e alla luce del sole, ma di aver «falsamente dichiarato l’assenza di cause di incompatibilità con l’attività di insegnamento dalla medesima tenuta nel sottoscrivere, all’inizio di ogni anno scolastico, la dichiarazione sotto la propria responsabilità – scrive la Corte dei conti – appare evidente che la dichiarazione è stata resa in senso difforme dal vero, che la convenuta non poteva non conoscere il proprio ruolo nell’impresa di famiglia e che non ha ritenuto neppure di dover meglio approfondire il contenuto e significato di quanto stava dichiarando».l
Pietro Barghigiani
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