Firenze, Tav: la talpa è bloccata sotto viale don Minzoni. Il motivo
Il comitato No Tunnel: «Problemi di smaltimento delle terre» Ma Rfi replica: «Solo una sosta tecnica per la manutenzione»
FIRENZE. Ferma in viale don Minzoni, da giorni Iris non sta avanzando più. L’ultimo segnale di vita della maxi talpa risale al report dell’ufficio nodo del 17 aprile in cui venivano certificati 808 metri scavati. Quello successivo, del 24 aprile, indica 810 metri scavati, quindi decisamente meno dei dieci metri al giorno previsti dal cronoprogramma. Sempre lo stesso documento indica la fresa ferma per una sosta tecnica, stessa cosa nell’ultimo report, quello del 2 maggio. Una battuta d’arresto della marcia della talpa nel suo cammino che da Campo di Marte porta a Belfiore, dove l’arrivo al “camerone”, come i tecnici chiamano il grande scavo che dovrà accogliere i binari e la nuova stazione dell’alta velocità, era stato previsto entro la fine dell’anno.
Il percorso
Realizzato il 27% del percorso di circa 3.000 metri che deve compiere a 12 metri sottoterra, Iris si è “presa una pausa” prima di cominciare a scavare sotto piazza delle Libertà. Il motivo? Ad avanzare l’ipotesi che lo stop potrebbe essere dovuto a un problema legato allo smaltimento delle terre è il comitato No tunnel tav: «L’ipotesi molto plausibile – sostengono – è che tutto abbia a che fare ancora con le terre di scavo e il loro smaltimento. Quando fu deciso di realizzare il doppio tunnel con una sola macchina invece che con le due previste originariamente fu detto che si sarebbero risparmiati i soldi del noleggio delle Tbm e che i tempi sarebbero stati comunque rispettati armonizzandoli con la realizzazione delle altre opere correlate. Il problema dei problemi di questa opera sono le terre di scavo: due macchine che avessero lavorato contemporaneamente avrebbero prodotto troppa terra tutta insieme per il sito di Santa Barbara, in Valdarno; le terre devono essere essiccate nelle speciali piazzole realizzate in loco e, quando mature, essere portate nel vicino luogo dove si dovrebbe realizzare la famosa “collina schermo”». La questione secondo il comitato creerebbe due problemi, il primo riguarda il rischio che il cronoprogramma presentato non venga rispettato, l’altro di natura economica: insomma, i cantieri fermi costano. Una preoccupazione raccolta anche dal consigliere regionale della Lega Giovanni Galli che commenta: «Che l’opera non sia di facile realizzazione lo sapevamo, ma parrebbe come il blocco della realizzazione del tunnel sia dovuto al fatto che vasche di contenimento delle terre, ubicate a Cavriglia, siano già piene in quanto il processo di essiccazione si sarebbe rilevato molto più lento del previsto. Dagli ultimi dati in nostro possesso, ci risulterebbe scavato, da luglio ad oggi, quasi 1 km. Facendo quindi un calcolo approssimativo, per la realizzazione di tutta l’opera si dovranno ancora attendere altri 8 anni. Ci rammarica il fatto che sia i tempi, sia i denari pubblici continuino potenzialmente a lievitare».
La rassicurazione
Ma da Rfi rassicurano, tra pochi giorni Iris ripartirà e non ci sarà nessun aumento dei costi: «La Tbm è stata ferma per una sosta tecnica per interventi di manutenzione programmati nonché per l’implementazione degli impianti esistenti; tale fermo si è prolungato di qualche giorno nell’attesa che si completino le procedure di campionamento delle terre e rocce da scavo presso il sito di Santa Barbara che, in questa prima fase di conferimento delle terre provenienti dallo scavo meccanizzato, hanno necessitato di tempistiche più lunghe del previsto per la messa a regime del sistema. La ripresa dello scavo è prevista nell’arco di una settimana. L’allungamento dei tempi di fermo tecnico, non è quindi imputabile ad alcun errore progettuale, non determina ritardi nella programmazione generale dei lavori in quanto l’avanzamento della macchina va valutato nel suo complesso e per tutta la sua durata, potendosi riscontrare, nel corso dei lavori, fasi di avanzamento più rapide ovvero più lente, non determina maggiori costi né può essere ricondotto a timori di paventati potenziali danni determinabili sulla tramvia».
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