Il Tirreno

Firenze

L’omicidio

Firenze, ambulante ucciso: chi sono i due fermati e il movente. Cosa hanno ripreso le telecamere

di Matteo Leoni
Intervento della polizia in via Francesco De Pinedo a Novoli. Kiomars Chaikar Safaei trovato morto a 72 anni nella sua abitazione di Novoli
Intervento della polizia in via Francesco De Pinedo a Novoli. Kiomars Chaikar Safaei trovato morto a 72 anni nella sua abitazione di Novoli

L’ambulante è morto durante una rapina finita male, volevano i soldi. Sul corpo dell’anziano trovati segni di percosse, la svolta dalle telecamere

04 dicembre 2023
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FIRENZE. Gli avrebbero teso un agguato mentre, come ogni sera, rientrava a casa dal lavoro. Con questa accusa il pm Sandro Cutrignelli ha disposto un fermo di indiziato di delitto nei confronti di due giovani, ritenuti i responsabili dell’aggressione al commerciante iraniano Kiomars Chaikar Safaei, trovato morto giovedì scorso nella sua abitazione di via Francesco De Pinedo a Novoli. A incastrarli, con un’indagine lampo, gli uomini della squadra mobile, diretta da Roberto Di Benedetto.

Si tratterebbe di due fratelli di origine brasiliana, un dipendente del settantaduenne e un ex dipendente. Il loro fermo, eseguito dagli agenti della sezione reati contro la persona, diretta dal commissario Bruno Toma, è scattato all’alba di domenica mattina. Sul caso della morte del commerciate la procura diretta da Filippo Spiezia, che ha anche effettuato un sopralluogo sul luogo del delitto il giorno del ritrovamento del cadavere, ha aperto un fascicolo per omicidio volontario.

In base alle indagini, Kiomars Chaikar Safaei sarebbe stato vittima di una rapina, finita male. I due gli avrebbero teso una trappola per impadronirsi dei soldi. Lui non avrebbe retto allo stress e alle botte, e sarebbe stato colto da un malore. Tanto più che era cardiopatico.

Lo avrebbero aspettato mentre arrivava a casa, un appartamento al sesto e ultimo piano di un condominio di Novoli. Non è chiaro se l’abbiano aspettato nel palazzo o all’esterno. Poi sarebbero entrati in casa con lui, come testimonia l’assenza di segni di scasso. Il sacchetto di tela che gli hanno messo in testa, e che aveva ancora addosso al momento del ritrovamento, pare sia servito per evitare che lui potesse riconoscerli.

Probabilmente puntavano ai soldi. In alta stagione il settantaduenne, titolare di un banco di bigiotteria al Porcellino, poteva arrivare a incassare fino a mille euro al giorno. Era solito rientrare a casa col guadagno della giornata. E siccome era un tipo molto abitudinario – stessi orari, stessi percorsi – non sarebbe stato difficile intercettarlo per tendergli un agguato. Tutto è avvenuto intorno alle 20 di mercoledì scorso.

Al momento dell’arrivo della polizia l’appartamento era quasi totalmente a soqquadro. E non c’era traccia di soldi. Il sospetto è che i due giovani possano essersene impossessati. Prima avrebbero immobilizzato il povero ambulante, il loro datore di lavoro, utilizzando del nastro adesivo del tipo telato e rinforzato. E così la vittima è stata trovata dal fratello e dal nipote il giovedì alle 13. Il corpo dell’ambulante era nell’ingresso della casa, a pochi metri della porta, la testa coperta da una borsa di tela e i polsi legati. Quasi incaprettato. In un primo tempo si era pensato a una morte dovuta a soffocamento, come se si fosse trattato di un’esecuzione. Ma la trama della tela era troppo larga per giustificare un decesso da asfissia. Presto lo scenario è cambiato. L’autopsia, eseguita nella giornata di sabato dalla dottoressa Susanna Gamba, avrebbe rivelato la presenza di lesioni, tra cui alcune fratture. Ferite che però, stando ai primi riscontri, non sarebbero state tali da provocare il decesso dell’ambulante. L’anziano, è l’ipotesi ritenuta più probabile negli uffici del procura, sarebbe stato colto da un malore mentre veniva picchiato.

Si sarebbe trattato di una rapina, forse attuata per vendetta, da parte di un suo dipendente e di suo fratello, anche lui in passato commesso nel banco del settantaduenne. La svolta nelle indagini sarebbe arrivata dalle telecamere. In particolare da quelle del sistema di videosorveglianza interno del palazzo. Per tre giorni, dal pomeriggio di giovedì fino all’alba di ieri, gli investigatori della questura, diretta dal questore Maurizio Auriemma, hanno lavorato ininterrottamente, giorno e notte, per arrivare a individuare i responsabili. Ore e ore di interrogatori, poi nella notte tra sabato e domenica i due sono stati portati in questura. All’alba di ieri è scattato il fermo. E le indagini non sarebbero ancora concluse. La ricerca di elementi di prova a carico dei fermati infatti starebbe andando ancora avanti.

Ieri il fratello della vittima ha appreso la notizia dai siti web. La famiglia ha nominato un proprio legale, e un consulente che ha preso parte all’esame autoptico.


 

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