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Collasso neonatale, l’intervento che ha salvato la bambina: ora potrà correre e giocare come tutti

di Camilla Fascetti

	Alberto Mattei, il direttore del dipartimento Materno infantile dell’Asl Toscana Centro, che include Firenze, Prato, Empoli e Pistoia
Alberto Mattei, il direttore del dipartimento Materno infantile dell’Asl Toscana Centro, che include Firenze, Prato, Empoli e Pistoia

Bagno a Ripoli, l’équipe dell’ospedale Santa Maria Annunziata la riporta in sala operatoria. Sottoposta a ventilazione riprende a respirare. La nostra intervista al direttore di dipartimento Alberto Mattei

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BAGNO A RIPOLI. È nata all’ospedale di Santa Maria Annunziata. Il parto si annuncia ordinario. Invece, dopo 70 minuti di vita rischia di morire. Non respira più. È colpito da un collasso improvviso e inaspettato, causato da una patologia rara. Solo la prontezza dei medici l’ha salvata. La bambina è stata portata in sala operatoria, perché durante un controllo post partum in reparto i medici si sono accorti che qualcosa non andava: la piccola era atonica, stava perdendo tono muscolare, condizione che avrebbe portato al collasso respiratorio e cardiaco.

L’équipe a questo punto si è mossa in fretta. «La rapidità è fondamentale in questi casi», spiega Alberto Mattei, direttore del dipartimento materno infantile della Asl Toscana centro. La bambina è stata portata subito in sala operatoria - non è stato necessario intubarla - dove è stata sottoposta a ventilazione forzata ed è tornata a respirare. Ha ripreso poi progressivamente tono muscolare e una volta stabile, come da protocollo sanitario regionale, è stata trasportata all’ospedale pediatrico Meyer per ulteriori osservazioni. In questi casi c’è il rischio dell’ipotermia.

La diagnosi, identificata successivamente, si chiama Supc (sigla inglese per Sudden Unexpected Postnatal Collapse), meglio conosciuto come "collasso improvviso e inaspettato. La patologia colpisce dai 3 ai 6 bimbi su 100.000, quindi nell’area fiorentina di media potenzialmente potrebbe esserci 1 caso ogni 15 anni.

Per il tipo di malattia che ha colpito la bambina non esiste prevenzione, perché non se ne conoscono le cause, ed è per questo che è così importante «seguire le leggi sui punti nascita, è fondamentale avere un’equipe abile e pronta all’emergenza. Per essere preparati ad ogni tipo di scenario, anche il più raro, serve avere un punto nascita che esegua molti parti e che abbia molta esperienza» precisa il dottor Mattei.

Per rendere tutto più chiaro il medico ricorre a un’efficace metafora sull’importanza dell’esperienza: «È un po’ come volare su un aereo che ha un pilota con 10.000 ore di volo o con uno che ne ha 10. Questo parto, nello specifico, era iniziato come fisiologico (senza alcun tipo di problema) ed è terminato in tutt’altro modo. Un’equipe con meno esperienza della nostra molto probabilmente sarebbe arrivata a un risultato diverso. In ogni caso sarebbe potuto accadere di tutto. Per questo mi complimento con il personale medico e sanitario devo sottolineare che ha funzionato anche tutto il livello organizzativo, quello delle procedure previste dall’Azienda sanitaria che devono essere applicate in questi casi».

La bimba ora sta bene, l’ultima ecografia fatta è risultata regolare: «Possiamo dire che siamo autorizzati a sperare» rassicura il dottor Mattei. Ci sono ragionevoli motivi per dire che potrà giocare, correre e saltare come tutti i bambini. Quando si verificano casi come quello di Firenze e con quale frequenza? Bisogna andare nel tecnico. La letteratura concorda nel definire che circa 1/3 dei casi si verifica nelle prime due ore di vita, anche se il periodo temporale che intercorre tra la nascita e il verificarsi dell’evento non è però universalmente definito (per le linee guida inglesi nei primi 7 giorni di vita). Le stime più recenti sono state fornite dagli inglesi, durante la stesura delle linee guida per lo studio dei neonati con Supc nella prima settimana di vita, revisionando 14 pubblicazioni al riguardo e concludendo con un’incidenza pari a circa 3-8 casi su 100.000 neonati vivi.

Esistono chiaramente protocolli per controllare, prevenire e intervenire con tempestività in situazioni come questa. «All’ospedale di Santa Maria Annunziata, la sorveglianza del benessere del neonato nell’immediato post partum, cioè le prime due ore di vita, avviene da parte del personale della sala parto in maniera sistematica e puntuale ma allo stesso tempo non invadente. Nelle prime due ore l’osservazione del personale avviene ogni 30 minuti durante i quali viene valutata la posizione del neonato in braccio alla mamma, se è presente la suzione, se il colorito è buono, se le vie aeree sono libere, la perfusione dei tessuti, la risposta agli stimoli ambientali e la temperatura corporea. Se necessario anche la saturazione», spiegano dalla struttura ospedaliera.

La piccola ha vissuto già due vite: una nei primi 70 minuti, una seconda cominciata dopo quella cesura. La più bella.

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