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Locatelli, l’artista del futuro accende Firenze

di Sabrina Carollo
Alcune delle opere del fotografo esposte al Rifugio Digitale
Alcune delle opere del fotografo esposte al Rifugio Digitale

Il fotografo che crea immagini potenti racconta l’equilibrio tra uomo e natura. Le sue opere in esposizione fino al 27 novembre al Rifugio Digitale di Studio Archea

31 ottobre 2022
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FIRENZE. È lo storyteller della possibilità. Luca Locatelli è un fotografo pluripremiato – pubblicato su riviste come il National Geographic, The New York Times Magazine, il TIME – che crea immagini potenti con cui racconta le relazioni sicuramente complicate ma sostenibili tra uomo e natura, proponendo una versione positiva del futuro. Il suo obiettivo cattura quei luoghi nel mondo dove si applica la tecnologia più raffinata, spesso unita a semplice buon senso, per trovare soluzioni a un vivere più armonico con il pianeta, riuscendo nella straordinaria impresa di non annichilire dall’ansia chi guarda – come spesso accade quando ci si addentra nel terreno drammatico dell’emergenza ambientale –, bensì di stimolare la sensibilità e la coscienza critica di ciascuno fornendo esempi virtuosi, soluzioni che danno speranza. Una selezione di venti tra i suoi lavori più interessanti sarà esposta fino al 27 novembre al Rifugio Digitale nella mostra “Future Studies: visioni da un possibile domani”.

«Per me la fotografia è uno strumento per attirare l’attenzione di chi guarda, perché possa arrivare al messaggio sottostante, più profondo, che si tratti di dati scientifici o altro», spiega Locatelli, che lavora abitualmente in team con scienziati, ambientalisti, istituzioni, per tradurre le loro soluzioni in un linguaggio comune, comprensibile e accattivante. Le sue sono immagini suggestive in cui l’occhio si perde lungo distese sconfinate e improvvisamente è catturato da minuscoli indizi - un colore brillante, una scritta - o dove la ripresa aerea compone pattern interessanti, in un dualismo costante che non è separazione ma dialogo. «Studio i report scientifici ed esamino soluzioni straordinarie cercando di tradurli in un linguaggio piacevole», commenta ancora il fotografo. «Astraendo la tecnologia per creare immagini attraenti e interessanti, cerco di catturare l’attenzione e di stimolare la curiosità che poi porta ad approfondire».

In questo modo, Locatelli sta creando un racconto poetico e allo stesso tempo efficace, in grado di costruire una traccia importante, di connettere realtà distanti, di proporre risposte fattibili e concrete all'emergenza climatica e ambientale. Come il caso di un progetto visto nel Montana di sistema di depurazione delle acque reflue attraverso la fotosintesi delle alghe, che rendono l’acqua cristallina in modo più efficiente del processo chimico solitamente utilizzato e allo stesso tempo restituiscono una polvere verde che viene venduta alle aziende di moda per fare bioplastiche, esempio perfetto di economia circolare, ovvero quel processo in cui ciò che abitualmente si butterebbe viene visto come una risorsa e non come un problema. «La linearità economica è recente nella storia dell’uomo, il nostro compito è ritrovare le buone attitudini del passato reinterpretandole in chiave moderna», chiosa.

Dal vertical farming agli allevamenti di insetti, dalle città sostenibili nel deserto arabo alle pale eoliche off shore nel Mare del Nord, Locatelli ha girato mezzo mondo per fotografare le soluzioni più innovative che possano permettere di raggiungere una relazione pacifica tra produzione umana e risorse. Sorprendentemente, molte si trovano proprio in Italia: «Per esempio nel distretto del tessile di Prato il processo industriale è stato convertito per poter utilizzare lana riciclata. Dall’essere definiti ‘cenciaioli’ oggi gli industriali pratesi sono diventati i campioni della circular economy» ha concluso il fotografo. «Il legame tra fotografia e architettura è molto stretto, quasi inscindibile» spiega Marco Casamonti, socio fondatore di Archea che ha curato la riqualificazione dello spazio espositivo e ora ne gestisce gli eventi. «Solitamente è l’architettura a usare la fotografia come strumento di indagine, ma in questo caso è evidente come la relazione sia reciproca», commenta indicando una delle opere più iconiche esposte, quella del comprensorio di CopenHill a Copenaghen, un termovalorizzatore con una pista da sci e un sentiero escursionistico sul tetto.

L’esposizione inaugura il ciclo di mostre fotografiche intitolato SuperNatural, a cura di Irene Alison e Paolo Cagnacci con il supporto di Banca Ifigest. «Abbiamo scelto Luca per inaugurare questa serie di esposizioni perché il suo lavoro è precisamente una riflessione sulla capacità di superare i limiti dell’umano per cercare una connessione più organica con il pianeta, il tema del ciclo», spiega Alison. La possibilità di usare anche audio e video, di viaggiare nelle immagini e non fruirle solo staticamente, la visione immersiva regalata dalla tipologia della costruzione che lo ospita, rendono l’allestimento particolarmente interessante.

«Le immagini di Luca offrono un punto di vista originale e privilegiato, ampio e insolito», commenta Cagnacci, «che ci stimola a cambiare anche la nostra idea di fotografia. Una riflessione che siamo interessati a perseguire con questo tipo di allestimenti».l

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