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Canti, cortei e lotta operaia: arriva il docu-film sulla Gkn

Elena Andreini
Canti, cortei e lotta operaia: arriva il docu-film sulla Gkn

Il documentario realizzato dall’Istituto De Martino di Sesto. Il racconto sulla crisi della fabbrica a Campi al Festival dei Popoli

19 agosto 2022
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CAMPI BISENZIO. Si respira la storia e le storie quando si varca la porta dell’Istituto De Martino. In questa porzione di Villa San Lorenzo, dove l’Istituto ha sede dal 1989, anno in cui dovette trasferirsi da Milano, l’atmosfera non è polverosa e vecchia, ma al contrario, è vitale proprio perché abbraccia la storia e le storie delle persone di mezzo secolo di esistenza. E da qui prende la forma una nuova esperienza legata al territorio, al lavoro, ai canti anche questi popolari, anche questi rivoluzionari.

Dalla continua ricerca di esperienza locali nasce un film documentario sulla Gkn, sulla crisi, la vertenza e l’avventura di lotta vissuta un anno fa dai lavoratori dell’azienda di Campi Bisenzio e che, potremmo dire un’esperienza che ha creato un “format” nel suo campo. E voi come state è il titolo del docu-film. Sarà una novità assoluta dopo ore e ore di registrazione e una valanga di interventi, dichiarazioni, e concerti.

«Il film sarà presentato al Festival dei Popoli di Firenze il prossimo novembre – annuncia il presidente dell’Istituto De Martino, Stefano Arrighetti - adesso è in fase di post produzione. È prodotto insieme a Aamod di Roma, la Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico; con loro abbiamo lavorato per ottenere un documentario che rappresentasse l’epoca che stiamo vivendo. È stato un lavoro lungo. Dal 20 luglio dello scorso anno abbiamo seguito passo passo i lavoratori Gkn in tutte le manifestazioni, i concerti, le presenze istituzionali, gli incontri. Con una nostra troupe siamo stati dentro il presidio per documentare quanto stava avvenendo».

La troupe dell’Istituto De Martino ha seguito e filmato giorno per giorno la protesta dei lavoratori, con lo stile del «raccoglitore di storie sul campo», documentando senza alcun commento lo sviluppo della vicenda. Raccogliere, documentare, tramandare. Qui è così. Per sua natura l’Istituto De Martino raccoglie la storia, documenta attraverso video, fotografie, scritti. Le tre ampie stanze tappezzate di quadri, di foto di Ivan Della Mea storico presidente scomparso nel 2009 e de I dischi del Sole, sono uno spaccato del cuore del De Martino. Sono gli spazi per la biblioteca, alla quale si può accedere attraverso lo Sdiaf, che contiene 4mila volumi della storia del movimento operaio e contadino e gli scritti sulle classi popolari, i canti regionali; e sono i locali che ospitino l’armadio di dischi in vinile, oltre 8mila, e le registrazioni: circa 7mila nastri tra cui anche musicassette e una distesa di apparecchi per riversare le registrazioni sul digitale. Tra gli apparecchi di registrazione degli anni Sessanta e Settanta, spunta anche un registratore vintage. «Risale al dopoguerra – spiega Arrighetti – ed è un registratore a filo d’acciaio». Le storie incise su quel filo di acciaio sono state oggi depositate in un “file”. E poi c’è il sotterraneo. Un archivio storico immenso. Ma niente qui è fermo: si preparano film e libri, si organizzano concerti e si continua con le registrazioni anche se con sistemi più moderni del vecchio “Geloso”. La raccolta “sul campo” inizia nel 1951 da De Martino e da quella esperienza prende il via l’Istituto. «Per la conoscenza critica del mondo popolare e proletario». Il De Martino è stato fondato a Milano nel 1966 dallo storico di cultura Gianni Bosio. Poi alla fine degli anni Ottanta si trovò senza sede. «Venne lanciato un appello in tutta Italia per accogliere tutto questo materiale - spiega Arrighetti - e il Comune di Sesto rispose ospitando la struttura nella Villa San Lorenzo dove siamo ancora, allora appena restaurata. La scelta cadde su questo posto che già ospitata la Scuola di Musica e nelle intenzioni c’era la voglia di fare un polo culturale». Oggi gli associati sono 250. Qui sono conservate registrazioni fin dal 1960. «La concezione che abbiamo – spiega Arrighetti – è che tutti gli archivi aspirino ad essere vivi. Il nostro compito è quello di raccogliere, conservare e diffondere».




 

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