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L'Empoli è da sballo e lo 0-2-7 diventa una “formula magica”: che cos’è
Imbattuto come la Juventus e con una difesa d’acciaio: la classifica? Tutt’altra cosa rispetto a un anno fa
EMPOLI. Se il calcio fosse una scienza esatta l’Empoli, espressione di una città da meno di 50.000 anime, non avrebbe da anni un posto al tavolo delle grandi. Nella loro freddezza, però, i numeri servono. Ad esempio a cercare di capire cosa ci sia dietro il miglior avvio della storia sul palcoscenico più importante del pallone. Una partenza certificata anche dal pari nel derby dell’Arno, con la Fiorentina che ha sbattuto contro il muro azzurro come una zanzara su un luce accesa, mettendo in risalto alcune cifre che letteralmente sono ai confini della realtà, cioè a cui è oggettivamente difficile credere.
Lo 0, il 2 e il 7
Sono, questi numeri da capogiro, essenzialmente 3: lo 0, il 2 e il 7. Il primo, zero, è il più clamoroso anche se ai tavoli televisivi del pallone dei lustrini è quasi ignorato. È, infatti, quello relativo alle sconfitte subite. Nessuna come solo la Juventus ha saputo fare (dopo la caduta del Torino in casa con la Lazio). Visto anche il calendario (con Roma, Bologna, la stessa Juventus e appunto Fiorentina incrociate) non siamo più sul piano della scienza più o meno precisa ma su quello della fantascienza. Il secondo, due, spiega il primo. Si tratta, infatti, delle reti finora incassate. Cioè un gol al passivo ogni tre gare. Ed è chiaro che il dato non può essere ascritto solo a una retroguardia che comunque di meriti ne ha tanti. Il terzo, il sette, è figlio dei precedenti. E si tratta del computo positivo nel confronto della classifica con la passata stagione: da 3 a 10 punti (altro dato di non poco conto) con un +7, appunto, che la dice lunga su come siano cambiate le cose. Solo l’Udinese, l’altra squadra che come quella azzurra si è salvata all’ultima curva della stagione 2023/2024, ha saputo fare altrettanto. La neo-capolista Napoli, per dire, è a +4.
I dati
Dietro alla formula magica 0-2-7, poi, ci sono altri numeri che possono in qualche modo spiegarla. Dati, più che altro. Messi sul piatto dalla statistiche della Lega A. Nel capitolo “perfomance”, infatti, ci sono due voci non banali in cui l’Empoli guarda tutti dall’alto. Il primo è relativo alla distanza media percorsa, con la squadra di Roberto D’Aversa che ne mette sotto i tacchetti la bellezza di 112,942 chilometri a partita. La seconda è la distanza media corsa e per gli azzurri recita 65,279 chilometri a gara. L’Empoli, insomma, corre. Corre tanto e corre anche veloce. Come nel gruppo se avesse tanti piccoli Forrest Gump. Non a caso, d’altra parte, nell’organigramma figurano ben quattro preparatore atletici: Danilo Massi. Rocco Perrotta, Rocco Pagnacci e Andrea Vieri. Segnateli, questi nomi, perché sotto le luci della ribalta non finiscono praticamente mai ma, evidentemente, la sanno lunga sul loro mestiere. E, ad oggi, meritano certamente tanti applausi.
L’atteggiamento
Come recitava un vecchio spot, comunque, la potenza è nulla senza controllo. E, dunque, la solidità dell’Empoli non dipende solo ed esclusivamente dalle gambe che girano a dovere ma anche dall’atteggiamento. Quello tattico, con la copertina che in questo caso non può che essere per Roberto D’Aversa (e lo staff, chiaramente). Bravo non solo a sposare il 3-4-2-1 che il predecessore, Davide Nicola, aveva impostato con successo nella fase finale della scorsa stagione, ma anche e soprattutto ad adattarlo alle esigenze. Come la cessione last minute di Walukiewicz e il conseguente lancio del giovane Goglichidze, ma anche quelle che si creano sul campo, in corso d’opera. Con la Fiorentina, ad esempio, non ha esitato ad arretrare Henderson sulla linea dei centrocampisti per rafforzare ulteriormente il fortino contro la batteria dei trequartisti sganciata dai viola.
La mentalità
Bravo il tecnico, dunque, a mettere la solidità al primo posto. Bravi i suoi giovanotti a capire l’antifona e sposare il progetto. L’Empoli, infatti, è maledettamente squadra e come squadra si difende. Cominciando ad chi i gol dovrebbe pensare a farli, perché anche nel derby il sacrificio nella fase di non possesso di Esposito e Colombo, e di chi poi è entrato al loro posto, è stato determinato. Come spiegato da uno grandi protagonisti del match, Mattia Viti, a giochi fatti: «Il premio è di tutti – ha detto a fine gara commentando quello ricevuto come migliore in campo – mi sento di dire di una grande squadra. Perché non sarebbe possibile senza un centrocampo così che dà l'anima e attaccanti che rientrano. Ognuno gioca per l'altro e questa è la forza». Eccola, la mentalità. Che traspare anche dalle parole di capitan Alberto Grassi: «La seria positiva è tanta roba – dice il “cervello” della squadra allungandola a quota 8 con le ultime due esibizioni (pari a Udine e vittoria sulla Roma) dello scorso campionato – però dobbiamo rimanere umili perché il campionato è lungo. Quindi dobbiamo continuare a lavorare così in settimana e cercare di fare queste prestazioni alla domenica». Eh già. Perché domenica c’è la Lazio e servirà ancora l’Empoli d’acciaio.
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