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La sentenza

Barbiere antifascista deportato nei lager nazisti, la pronipote vince in tribunale dopo 81 anni: 600mila euro di risarcimento

di Pietro Barghigiani

	L’ex campo di concentramento di Mauthausen in Austria
L’ex campo di concentramento di Mauthausen in Austria

Un’altra causa vinta dai parenti delle vittime dell’odio razziale: nel 1944 fu trasferito a Mauthausen e poi ad Hartheim dove morì a ottobre. Era fra i 21 deportati da Montelupo Fiorentino

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MONTELUPO. Lo attirarono in una trappola con la scusa di essere sentito con urgenza nella caserma dei carabinieri. Questione di poco conto e sarebbe tornato subito a casa dissero gli sgherri fascisti italiani guidati da un maresciallo, complici dei soldati tedeschi.

Era la notte tra il 7 e l’8 marzo 1944. Gianni Sanzio salutò la moglie e due figli. Quella fu l’ultima volta che lo videro. Deportato tre giorni dopo nel campo di concentramento di Mauthausen, venne trasferito ad Hartheim, dove morì il 4 ottobre.

I 21 deportati

Sanzio era uno dei 21 deportati di Montelupo, vittime del rastrellamento ordinato dal Führer come reazione allo sciopero di pochi giorni prima al grido di “Pane, lavoro, pace e libertà”. Assistita dall’avvocato Diego Cremona, la pronipote di Sanzio ha vinto in Tribunale (giudice Daniela Garufi) la causa contro la Germania ottenendo un risarcimento di oltre 600mila euro comprensivo delle spese legali.

Dalla “sua” Montelupo Sanzio fu portato con altri sventurati fino a Firenze, prima a Villa Triste, dove si trovava la sede della sezione di polizia politica tedesca, poi in piazza Santa Maria Novella, nelle Scuole Leopoldine, nei cui locali era stato istituito il centro di raccolta della Wehrmacht “Sammellager Platzkommandantur Florenz – Standortoffizier”.

Vennero, quindi, tutti trasferiti alla stazione ferroviaria di Firenze e con un centinaio di altri deportati come loro caricati in un vagone bestiame. La prima tappa fu Mauthausen, poi fu destinato ad Hartheim, tutte e due città austriache.

La sentenza

Il castello di Hartheim è tristemente noto per essere stato una delle sedi in cui fu applicato il programma di eutanasia nazionalsocialista, oltre che per il sospetto che al suo interno, si conducessero aberranti esperimenti genetici sui deportati», si legge nella sentenza.

Aveva 50 anni quando venne mandato a morte in un lager. Professione barbiere, Sanzio era un fiero antifascista. La sua barberia, in via Roma, era un ritrovo di chi osteggiava il fascismo e nel retrobottega si svolgevano discussioni e si ascoltava Radio Londra e Radio Barcellona per poter essere informati sulle sorti del mondo e dell’Europa evitando le menzogne della propaganda del regime fascista.

Come per altri recenti casi, e sono numerosi gli eredi delle vittime del rastrellamento a Montelupo già riconosciuti come meritevoli di risarcimento, sarà il Fondo ristori, istituito presso il ministero dell’Economia e delle finanze, a liquidare la somma una volta diventata definitiva la sentenza contro la Germania per crimini di guerra e contro l’umanità.

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