Montelupo, oltre 26 milioni per l’Ambrogiana: una firma per far rinascere la Villa
Manca il via libera del ministero per i lavori di restauro e riqualificazione
MONTELUPO. Nessun passo indietro. E, soprattutto, nessun ripensamento. Le risorse ci sono, il progetto anche. L’idea per la futura gestione è quasi concreta. Per il piano di restauro e riqualificazione della Villa medicea dell’Ambrogiana di Montelupo e la successiva trasformazione in una sede decentrata della galleria degli Uffizi di Firenze manca solo una firma. Quella del ministero della Cultura da apporre ad un accordo di collaborazione con la Regione. Una firma che sbloccherebbe l’iter e porterebbe alla conclusione dei lavori entro tre anni. L’obiettivo è farne una sede distaccata del museo fiorentino, nell’ambito del programma “Uffizi diffusi”, per ospitare le opere che oggi giacciono dimenticate nei depositi del museo.
«Un progetto importante e ambizioso, condiviso nel tempo da governi di colori diversi e da tre ministri, di cui due hanno anche visitato a suo tempo il luogo», sottolinea il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che, ieri, insieme alla sovrintendente Antonella Ranaldi, alla responsabile per la sovrintendenza del progetto Gabriele Nannetti, a Giorgia Muratori per il segretariato regionale del ministero della cultura, al sindaco Simone Londi e al senatore Dario Parrini ha fatto il punto sul progetto di restauro della monumentale Villa e del suo, possibile, futuro utilizzo. Le risorse finanziare ci sono: 12 milioni di euro dal ministero della Cultura e altrettanti messi a disposizione già con il bilancio 2024 dalla Regione. Anche il progetto di massima e un’idea per la futura gestione, attraverso una fondazione, sono in stato avanzato. Per proseguire e definire i dettagli e decidere chi dovrà appaltare i lavori manca solo la firma dell’accordo di collaborazione tra Regione e ministero, che il cambio alla guida del dicastero e la riforma della struttura hanno ritardato. «Ma non c’è nessun problema o ripensamento», assicura Giani. «Penso che concludere i lavori e aprire la Villa al pubblico entro il 2028 sia possibile – aggiunge –. L’importante è che il ministero faccia partire presto l’appalto e che si creino le condizioni per la costituzione della fondazione per la gestione dello spazio». La firma potrebbe arrivare entro la fine di maggio. O, comunque, prima dell’estate.
In attesa della sottoscrizione dell’accordo, nella Villa sono stati portati avanti gli interventi di messa in sicurezza della “grotta”, per salvare le decorazioni, e parallelamente continuano i rilievi sull’edificio, i carotaggi geologici e i lavori sul consolidamento dei solai, grazie allo stanziamento di 2,4 milioni di euro da parte della Sovrintendenza destinati alla verifica di vulnerabilità dell’edificio e alla riduzione del rischio sismico. L’Ambrogiana è l’unica Villa medicea con un rapporto diretto con l’acqua, il fiume Arno che corre dietro, da cui oggi è divisa da mura che saranno in futuro abbassate di quota. È stata una delle dimore preferite dal granduca Cosimo III dei Medici tra Seicento e Settecento ed è poi diventata sede, già negli ultimi anni dell’epoca lorenese e fino al 2017, di un manicomio criminale e di un ospedale psichiatrico giudiziario. «Il documento di indirizzo alla progettazione già redatto prevede un’articolazione in tre lotti funzionali, che permetteranno di procedere per fasi distinte – spiega Nannetti –. Il primo lotto riguarda la Villa, per la quale abbiamo già un progetto pronto; il secondo comprende la sistemazione degli spazi esterni, inclusa la prima e la seconda sezione e il vecchio cimitero storico; infine, il terzo lotto è relativo alle scuderie e a un edificio meno noto ma di straordinario valore storico. Si tratta del fabbricato più antico dell’intero complesso, un tempo destinato alla costruzione di barchini. Lì sorgeva un piccolo arsenale nautico, al quale si appoggiarono i Medici nel concepire questa Villa, che si distingue dalle altre proprio per la presenza, fin dall’inizio, di quattro torri: due originarie e altre due aggiunte nel corso del Seicento». «Ci troviamo davanti a un progetto complesso ma straordinariamente importante – sottolinea il primo cittadino –. Un progetto che coinvolge molti attori istituzionali e coordinare e far dialogare tutte le realtà non è semplice, ma è indispensabile per portare avanti un’iniziativa così ambiziosa».