Consorzio Bonifica Medio Valdarno, Masetti si candida: «L’acqua bene da tutelare e da cui difendersi»
L’ex sindaco di Montelupo candidato per guidare la Bonifica
MONTELUPO. Una nuova sfida dopo l’avventura con la fascia tricolore. Paolo Masetti, 65 anni, sindaco di Montelupo per due legislature fino allo scorso giugno, poi rientrato nella protezione civile, come funzionario della Città Metropolitana di Firenze, ora si candida per guidare il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno (si vota da domani a sabato). Lo sfidante per prendere il posto di Marco Bottino è Lorenzo Cecchi De’ Rossi, pistoiese già dg del Consorzio.
Masetti, perché ha accettato di candidarsi?
«Per lo stesso motivo per cui mi sono occupato di protezione civile per decenni e per cui ho accettato nel 2014 la candidatura a sindaco di Montelupo, impegnandomi nell’Unione dell’Empolese Valdelsa per costruire il sistema di protezione civile territoriale. Credo che non ci sia cosa più bella e gratificante dell’impegnarsi per la comunità, che sia quella colpita da una emergenza, quella a cui deve dedicarsi ogni giorno un sindaco o quella consortile, come in questo caso. E ritengo di poter essere utile proprio per l’esperienza amministrativa e per le competenze tecniche che ho maturato nella mia vita professionale. Essere poi sostenuto convintamente da Coldiretti, dalla Regione, da numerosi sindaci e soprattutto da tantissimi cittadini mi ha poi dato coraggio».
Quali sono i punti-cardine del programma della sua lista?
«Intanto l’acqua, bene preziosissimo da tutelare e contestualmente da cui difendersi. La realizzazione di invasi di medie dimensioni diffusi su tutto il comprensorio può dare una risposta alla crisi imposta dai cambiamenti climatici sia in termini di accumulo della risorsa acqua che di mitigazione delle piene e di fenomeni alluvionali conseguenti. È importante poi che il Consorzio sia sempre di più un riferimento per enti statali e Regione come affidabile attuatore di opere pubbliche nel settore della difesa del suolo. Per questo sarà importante lavorare ad una sorta di “carta d’identità” di ogni singolo corso d’acqua per individuare al meglio le esigenze specifiche e differenziarne di conseguenza la manutenzione. Sarà strategico incrementare i rapporti di collaborazione con le aziende agricole per l’esecuzione di attività di manutenzione diffusa e presidio idrogeologico del reticolo minore e, fondamentale, proseguire e intensificare i rapporti di collaborazione e di concertazione con gli enti locali».
E sul fronte delle emergenze?
«In questi casi il Consorzio non ha un ruolo definito, e sarebbe auspicabile definirlo, ma svolge comunque un’attività di supporto alla Regione ogni volta venga richiesto. Eventi definiti “straordinari” per intensità e quantità di pioggia, purtroppo sempre più frequenti, rischiano tuttavia di creare spesso una frattura tra Consorzio e consorziati che attribuiscono al Consorzio colpe che non ha in virtù di competenze che non ha. Occorre quindi attivare una forte campagna di informazione su questo tema e spiegare che la gestione dei fenomeni estremi è un problema di tutti e che solo una forte coesione sociale ci renderà più consapevoli e forti».
Spesso i Consorzi vengono criticati dai cittadini e diventano il primo bersaglio in caso di calamità...
«Il Consorzio svolge la manutenzione ordinaria del reticolo di gestione e delle relative opere idrauliche. In pratica elabora, propone ed esegue un programma di manutenzione che è soggetto a verifiche e controlli da parte della Regione. Il contributo richiesto ai cittadini consorziati è poi commisurato all’entità degli interventi previsti. Si tratta comunque di manutenzione ordinaria che non varia le caratteristiche tipologiche e di resistenza degli oggetti sui quali si va ad intervenire. Opere che sono state progettate in tanti casi per reggere ad eventi meteo molto diversi da quelli violenti che si stanno verificando sempre più frequentemente. L’attività di manutenzione del Consorzio si inserisce poi in un contesto urbanistico che molto spesso non aiuta con decisioni non solo pregresse che hanno aumentato significativamente il rischio idraulico e idrogeologico. È evidente che la sola manutenzione ordinaria non è sufficiente a evitare del tutto che eventi estremi abbiano conseguenze nefaste al suolo. Come ha ben chiarito il geologo Nicola Casagli “con 300-400mm in poche ore non c’è territorio che tenga”. Molti cittadini pensano che il bollettino del Consorzio equivalga ad una sorta di “assicurazione” contro le alluvioni, ma non è così. Occorre quindi impegnarsi per spiegare che il contributo di bonifica non è una “polizza” contro le alluvioni ma un tributo per eseguire un programma di attività di manutenzione. Non è certo solo un problema di manutenzione, ma di investimenti e di cronica scarsa attenzione al problema del dissesto idrogeologico. Investimenti per realizzare opere strutturali adeguate a mitigare questi fenomeni e di cui c’è urgente bisogno».
Qual è il futuro del Consorzio?
«Immagino un Consorzio che rafforzi il suo ruolo di struttura tecnica, e che grazie alla conoscenza attenta del territorio e delle sue problematiche sia sempre di più a fianco dei consorziati oltre ad essere affidabile soggetto attuatore, per conto di Stato e Regione, delle opere per la mitigazione del rischio idraulico. E che riesca ad attivare quel rapporto di fiducia, non riconosciuta da tanti cittadini, con tutti i propri consorziati e che sia percepito come complice di una azione collettiva che veda insieme enti, agricoltori, imprenditori, associazioni, cittadini nella difficile operazione di rendere le nostre comunità e il nostro territorio sempre più capace di contrastare le conseguenze della crisi climatica».