Il Tirreno

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La storia

Empoli, la quercia dal tronco enorme e il cartello “degli abbracci”. «Da piccoli ci si veniva con Spalletti»

di Sara Venchiarutti
Empoli, la quercia dal tronco enorme e il cartello “degli abbracci”. «Da piccoli ci si veniva con Spalletti»

«Attorno a quella quercia ci siamo cresciuti, l’abbiamo sempre protetta»

28 ottobre 2023
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EMPOLI. È nata spontanea alla fine degli anni Cinquanta sulla riva del fiume Arno in località Riottoli. L’anno preciso però non lo sa nessuno. Il pensionato empolese Fabrizio Lupi, che lì è nato e cresciuto, scommette che quello giusto è il 1959. «Da che ho memoria l’ho sempre vista lì».

Le famiglie che abitano attorno l’hanno protetta da chi negli anni la voleva tagliare, l’hanno vista crescere.

Attorno ai suoi rami i bambini hanno giocato inventandosi chissà quali storie: poteva essere un castello, una prigione, una fortezza da assediare. «Ci si veniva da piccoli anche con Luciano Spalletti, che abitava qui vicino», racconta Lupi, che ora aiuta il figlio nell’azienda agricola “L’Elianto”, proprio lì di fronte. Anche per lui quella quercia è una compagna da decenni.

Poi, quattro anni fa, è arrivata la pista ciclabile che da Empoli porta alla frazione di Marciana. Lei intanto era diventata sempre più grande, sempre più bella. Una quercia dal tronco enorme.

«Da quando quel luogo, lungo l’argine del fiume, era diventato un punto di passaggio sempre più frequentato, vedevamo spesso le persone fermarsi e abbracciare il tronco dell’albero». L’obiettivo? Per misurarne la grandezza. Il diametro è bello importante, assicura Lupi, anche se si tratta di una quercia relativamente giovane. Ma «nessuno riusciva a cingere tutto in tronco. Nemmeno in tre non si riuscirebbe ad abbracciarlo tutto», assicura con un sorriso Fabrizio.

E allora ecco, improvvisa, l’idea: quella quercia diventerà “l’albero degli abbracci”. «L’abbiamo deciso insieme, con mia moglie. Anche lei – spiega – è cresciuta all’ombra di quella quercia, ad appena 100 metri da casa mia. E così abbiamo appeso un cartello di legno, con inciso la scritta “L’albero degli abbracci”».

E non solo perché a guardarlo, quell’albero, ti viene voglia di stringerlo tra le braccia. «Volevamo lasciare anche un messaggio: se non si ha fretta, si può mettere seduto sotto le fronte, bellissime, e meditare su quanto è bella la natura. Un esempio di come la natura riesce a svilupparsi se non arriva l’ uomo a metterci le mani e ad ostacolarla», spiega Lupi.

Da allora le persone si fermano, leggono il cartello e abbracciano il tronco. Fino a qualche giorno fa, quando qualcuno «se l’è portato via». È già la seconda volta che accade. L’avevo appena rimesso la scorsa settimana, dopo che l’avevano tolto, e non è durato nemmeno un giorno e via, è sparito di nuovo».

Ma «io insisterò a rimetterlo». Ormai la quercia ha trovato il suo nome. E «ho già pronto il prossimo cartello».


 

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