Il Tirreno

Cinema

Cecina, la vigna e la rinascita: la storia di Augusta che ha ispirato Virzì in “Cinque secondi”

di Andrea Rocchi

	Augusta Bargilli nella sua azienda che produce vino in Friuli, a dx con la figlia Aloisa e una scena del film
Augusta Bargilli nella sua azienda che produce vino in Friuli, a dx con la figlia Aloisa e una scena del film

La cecinese Bargilli è la contessina (nel film interpretata da Galatèa Bellugi): dal mondo del teatro e dell’arte, oggi produce vino in Friuli. Nella pellicola recita anche la figlia di 23 anni, Aloisa

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«Anche Matilde è caduta. Porta ancora i segni sulle braccia, le ferite aperte... Dentro di lei il dolore naviga e vive, ma da quel dolore nasce un terreno nuovo, sul quale ancora si può lavorare, sperare, e dal quale può germogliare qualcosa di buono. Perché dal dolore si può creare ancora vita. Una vigna vecchia, abbandonata, può ancora produrre frutto».

Matilde è la protagonista femminile dell’ultimo film di Paolo VirzìCinque secondi”, interpretata da Galatèa Bellugi, una storia struggente e delicatissima che racconta la morte e (soprattutto) la vita, di come anche il dolore possa generare tenerezza, protezione, redenzione. Ma in pochi sanno che Matilde, nella realtà, è una donna cecinese che oggi ha 48 anni, proveniente da una famiglia di origine nobiliare, quattro sorelle cresciute con la madre una volta perso il padre, nella tenuta che fu del nonno - Luigi Augusto Nello Bargilli - a Collemezzano e nella cui cantina, riacquistata all’asta dalla famiglia, vive oggi la più grande delle sorelle, Marianella.

Lei è Augusta Bargilli, ed è alla sua storia che Virzì si è ispirato nell’ultimo film uscito sul grande schermo a ottobre. Dopo un’esperienza nel mondo del teatro e dell’arte, oggi Augusta si è riscoperta imprenditrice del vino tirando su, nel Friuli, a Prepotto in provincia di Udine, un’azienda che produce merlot, refosco, ribolla gialla e chardonnay di finissima qualità. Una storia di una giovane donna, la sua, che attraversa momenti difficili, ma si anima di passione quando, dopo la nascita della figlia Aloisa (che oggi ha 23 anni è studia all’Università per la magistrale di Economia), riscopre la necessità del ritorno alle origini e l’importanza di recuperare le proprie radici e il rapporto con la madre terra. È lei, Matilde, la contessina che instaura un rapporto all’inizio conflittuale e burbero poi tenerissimo e complice con Adriano (un magistrale Valerio Mastrandrea) scontroso e misantropo personaggio che girovaga per Villa Guelfi fumando il toscano e portandosi dietro un’alea di mistero e un dolore che non scappa (la morte della figlia disabile di cui si sente responsabile). Sarà proprio la contessina, incinta, il fulcro del processo di redenzione e espiazione della colpa di Adriano, determinante nel finale del film nell’aiutare a partorire la giovane Matilde, recuperando luce e speranza da questa fragile e vitale ragazzina.

«Conosco Paolo da anni - ci racconta Augusta - e quando ho cominciato a parlargli della storia mia e della mia famiglia ha conosciuto e apprezzato il progetto tanto che la mia testimonianza è stata fonte di ispirazione per il suo film con al centro il vino e la vigna».

Lei del resto è cresciuta a Cecina con le sorelle: nel 1997 ha partecipato a Miss Italia conquistando la fascia di Miss Eleganza (l’anno in cui vi partecipò anche Mara Carfagna, oggi deputata di centrodestra), poi ha intrapreso una carriera nel mondo del teatro, dello spettacolo e dell’arte fino alla nascita di sua figlia Aloisa e alla successiva decisione di trasferirsi in Friuli, a produrre vino, dove adesso vive col suo compagno che ha una scuola di potatura delle viti.

«Anche la mia vita è stata un’anatomia di cinque secondi - ci racconta - un tempo sospeso tra caduta e resurrezione. A venticinque anni ero in attesa di mia figlia. Avevo scelto di affrontare la maternità come un atto di libertà e di fede, e in quell’attesa fragile e potente insieme è iniziato il mio ritorno alla terra». «Col tempo - continua - ho compreso che non si trattava solo di tornare a casa, ma di tornare dentro di me, alle radici della mia storia familiare. C’era un’asta, come nel film, sospesa sul destino della mia casa natale. Sognavo di poter riscattare quella casa, ridarle vita, come si fa con una vigna antica, estirpare il dolore, potare il superfluo, lasciare che tornasse a respirare. Un sogno che ancora porto con me e che forse un giorno si compirà», racconta oggi non senza emozione.

Ecco quindi che il Sasseto, località del film, altro non è che la Collemezzano della sua giovinezza con la sua campagna, gli odori e i sapori e l’avventura di quel manipolo di ragazzi che occupa abusivamente la terra per ripristinare la vecchia vite e produrre vino, il progetto e il sogno di Augusta, la sua recherche del tempo perduto. Una storia che nella pellicola rivive attraverso sua figlia, Aloisa, che recita la parte di Valentina e che - anche nella vita - è amica di Galatèa Bellugi (la contessina). «A Paolo Virzì, che conosco da anni e stimo, ho cercato di trasmettere tutto il mio amore per le vigne vecchie - dice Augusta -, la forza che custodiscono, la memoria che portano e il modo in cui raccontano la vita meglio di qualsiasi parola. E non gli ho trasmesso solo la vigna, ma anche il modo di pensare e di vivere del vignaiolo».

E la ricerca più profonda di Augusta forse è proprio questa. Riuscire a fare del suo lavoro una “forma di bellezza”. Ce lo racconta un bel film.
 

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