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Rosignano, incendio alla discarica Scapigliato: ora c’è un indagato – Cosa emerge dalle indagini

di Claudia Guarino

	L'incendio del giugno 2025 alla discarica 
L'incendio del giugno 2025 alla discarica 

Era il 28 giugno 2025 quando, nel pomeriggio, scoppiò un incendio all’interno del polo impiantistico

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ROSIGNANO. Dopo che i vigili del fuoco hanno concluso gli accertamenti post incendio, nella discarica sono arrivati i carabinieri del Noe. E, sulla base degli atti ricevuti, la procura di Livorno ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati l’amministratore unico di Scapigliato, l’ingegner Francesco Girardi. Due le ipotesi di reato su cui il sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, che ha disposto una perizia, sta lavorando: incendio colposo e quella compresa nell’articolo 29 codice dell’ambiente, che riguarda prevenzione dell’inquinamento e limiti alle emissioni. Gli accertamenti, in sostanza, sono volti a chiarire se nello sprigionarsi dell’incendio e della successiva nube possa aver avuto un ruolo la modalità di gestione dell’impianto. Da qui l’indagine a carico dell’amministratore unico della società che, appunto, gestisce l’impianto. «Ne prendo atto – ha detto Girardi – e sono disponibile a collaborare». Ma andiamo con ordine.

L’incendio

È il 28 giugno quando, nel pomeriggio, scoppia un incendio all’interno del polo impiantistico di Scapigliato, a Rosignano. Le fiamme, nello specifico, si sprigionano nella discarica (cioè nella parte della struttura dove sono stoccati i rifiuti in ingresso) divorando un telo di plastica e spazzatura varia. Dopo qualche ora il fuoco viene spento ed è tempo di fare la conta dei danni. Si aprono (nell’immediato e nelle settimane a venire) tre ordini di problemi: uno di natura ambientale, uno economico e l’altro di tipo sindacale.

La nube di fumo

L’incendio, infatti, ha dato origine a una nube di fumo che, ha fatto sapere all’epoca Arpat, «ha avuto un andamento imprevedibile». Da qui l’emanazione di un’ordinanza con cui il sindaco di Rosignano Claudio Marabotti ha intimato a chi abitava nelle vicinanze dell’impianto di evitare «la raccolta e il consumo di ortaggi a foglia larga coltivati in orti scoperti» oltre che «di procedere con la pulizia accurata delle superfici esterne». Anche perché alcuni campionamenti avevano rilevato la presenza di «un valore elevato di alcuni idrocarburi». L’ordinanza sindacale è stata poi ritirata dal primo cittadino a seguito di ulteriori analisi effettuate dall’Agenzia regionale per l’ambiente e validate dall’Asl Toscana nord ovest.

I danni

Lato finanze, è stato stimato che il costo per le riparazioni del danno da incendio si attesterebbe intorno al milione e 300mila euro (spese coperte da assicurazione) mentre è stata stimata una perdita pari a circa sei milioni e 800mila euro per lo stop di due mesi ai conferimenti. A dirlo è stato lo stesso Girardi chiamato a riferire in commissione consiliare proprio sull’incendio. Tutto ciò, chiaramente, si ripercuoterà sul bilancio. E ricordiamo che la società Scapigliato srl, di cui Girardi è appunto amministratore unico, è partecipata all’83, 5 % dal Comune di Rosignano. Il restante 16,5%, invece, è di Alia Servizi Ambientali. A seguito dell’incendio, inoltre, è stato licenziato un dipendente perché, si è sostenuto, dopo che ha preso fuoco la spazzatura sarebbe andato a dissetarsi. L’addetto in questione, dopo l’intervento delle sigle sindacali, è stato poi reintegrato con altra mansione. In tutto questo nell’agosto scorso, quindi a circa due mesi dall’incendio, sono ripresi i conferimenti in discarica mentre gli impianti, secondo quanto dichiarato all’epoca dei fatti dall’amministratore del polo rosignanese, non avrebbero riportato danni, continuando a funzionare normalmente.

Le indagini

Mentre succedeva tutto ciò le indagini sono andate avanti. E oltre agli accertamenti dei vigili del fuoco afferenti agli uffici di polizia giudiziaria, alcuni sopralluoghi sono stati effettuati anche dai carabinieri del Noe, Nucleo operativo ecologico, di Grosseto. Sulla base degli atti ricevuti, la Procura ha aperto un fascicolo e disposto una perizia affidando l’esecuzione dell’accertamento tecnico a un geologo forense esperto in temi ambientali. Attraverso le indagini si vogliono capire le eventuali responsabilità colpose connesse al divampare dell’incendio (l’indomani del fatto si parlò di autocombustione) e quelle collegate a un eventuale danno ambientale. Se, cioè, nei determinare i fatti possa avere influito o meno il modo in cui la discarica è stata gestita. L’ingegner Francesco Girardi, contattato dal Tirreno, ha detto che «in azienda, prendiamo atto delle ipotesi di addebito ad oggi formulate nel procedimento instaurato dalla Procura di Livorno. Confidiamo nel corretto operato degli inquirenti, sono disponibile a collaborare nell’accertamento di fatti nel pieno rispetto delle regole procedurali».

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