Il Tirreno

Mare e futuro

Cecina, due dune artificiali per misurare la forza del mare: come funziona il piano anti-erosione e il rebus “sabbia e soldi”

di Andrea Rocchi

	Una veduta dall’alto delle tre isole piattaforma già realizzate a sud di Marina di Cecina
Una veduta dall’alto delle tre isole piattaforma già realizzate a sud di Marina di Cecina

Saranno create davanti agli atolli: 25mila euro per fare il progetto. Il punto della situazione e la spiegazione

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CECINA. Non si può dire che manchi la volontà di arginare il fenomeno. Semmai il rischio è di intervenire quando i buoi sono scappati. E allora occorre fare memoria e ammettere che in passato qualcosa a Cecina è andato storto, alcune scelte sono state sbagliate. Dalla risposta dei pennelli perpendicolari alla costa, esempio plastico di strutture che intrappolavano i sedimenti scaricando a valle il problema, al non aver saputo calcolare una risposta politica e scientifica (in termini di piani anti-erosione) agli effetti che il porto realizzato alla foce del Cecina avrebbe provocato sulla linea di costa. Un esercizio di verità necessario, questo, anche se oggi vale quello che vale di fronte all’inesorabile innalzamento del mare.

Le nuove dune

Oggi, semmai, si corre ai ripari e il progetto degli 8 atolli (o meglio piattaforme-isola) a 60 metri dalla battigia è una sperimentazione i cui effetti sono tutti da calcolare. L’effetto delle ultime mareggiate sulla spiaggia e sulla pineta è sotto gli occhi di tutti e le tre isole posizionate fino ad oggi sono sì riuscite ad arginare in parte gli effetti dell’erosione (più a sud, dove non sono state ancora posizionate, i danni sono stati maggiori) ma la loro azione va misurata in un tempo maggiore e soprattutto quando l’intero progetto sarà completato. Perché oltre agli atolli ci sono due elementi importanti che devono chiudere l’operazione.

La progettazione

Quello dell’ulteriore barriera protettiva e quello del ripascimento laddove la sabbia, inevitabilmente, sparisce. Intanto in questi giorni è stata approvata dal Comune di Cecina una determina che riguarda la progettazione di un intervento di recupero e riequilibrio morfologico della fascia dunale nel tratto sud del Fosso della Cecinella. Si affida di fatto l’appalto a Iris Sas di San Casciano per progettare l’intervento. Questa società – si legge nella determina – è impegnata da più di 30 anni nell’applicazione di ingegneria naturalistica e di soluzioni eco-compatibili nella gestione del territorio, curando progetti per circa 350 enti piloti. In cosa consiste questo progetto? Si tratta di realizzare due dune-pilota, una proprio davanti al primo atollo già posizionato in mare, l’altra fra il secondo e terzo atollo. Queste dune dovranno funzionare per riallineare il tratto di arenile dove si sono verificate avvallamenti e scarpate ma anche funzionare da "termometro" per capire effetto e forza delle mareggiate.

Materiali naturali

Queste dune saranno realizzate con interventi di ingegneria naturalistica come quelli progettati per il Parco della Sterpaia dove la Regione Toscana ha finanziato un piano da 300mila euro (grazie alle risorse Horizon Region-Climate)per il recupero geomorfologico della fascia costiera. Oltre a nuovi sedimenti, per ripristinare il volume delle dune verranno sistemati lunghi ’tappeti’ (biostuoie) di materiale naturale biodegradabile in funzione antierosiva e essenze autoctone per favorire la salvaguardia dell’ecosistema delle dune.

Il rebus soldi e sabbia

Anche in questo caso alla volontà deve essere affiancata la concretezza dell’azione che può esaurirsi solo se saranno reperiti i finanziamenti necessari all’opera, che al momento - è bene dirlo - non ci sono. Quello dei soldi è uno dei problemi. Lo ha ricordato pochi giorni fa anche il vice sindaco Alessandro Bechini a proposito della questione sabbia. Se non è più prelevabile quella del fiume Cecina per i limiti fissati dal decreto 103 del 2017, andare a comprare quella del Delta del Po diventa un’operazione costosissima. Si è calcolato che per acquistare poco più di 400mila metri cubi di sabbia servirebbero 20 milioni. Impossibile. E anche la sabbia di cava necessiterebbe di processi di caratterizzazione. Va anche detto - e lo ricordava bene il professor Enzo Pranzini, già docente di Dinamica e difesa del litorale all’Università di Firenze - che il fiume Cecina in alveo non da più quel contributo di sedimenti prezioso. E se questo succedeva già trent’anni fa, immaginatevi oggi. E allora la questione sabbia, al di là di ogni barriera, atollo, o duna che sia, diventa strategica.

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