Il Tirreno

La storia

Donna, 26 anni, professione fabbro: la sfida di un lavoro «da uomo»

di Rachele Bini

	Sofia Causarano
Sofia Causarano

Rosignano: Sofia Causarano trasforma il ferro «contro gli stereotipi» perché «ognuno può fare ciò che ama»

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ROSIGNANO. Il ritmo costante del martello sull’incudine scandisce le sue giornate. Tra il calore del fuoco e l’odore del metallo, Sofia Causarano ha trovato il proprio linguaggio: quello delle mani che trasformano il ferro in forme nuove, utili e sorprendenti.

Giovane artigiana, ha scelto un mestiere antico, fatto di gesti tramandati nel tempo e di una dedizione che non conosce scorciatoie. La sua è una storia di passione e di precisione, in cui la forza fisica si unisce alla creatività, e la tradizione incontra l’innovazione. «Il fabbro è un mestiere che possono fare tutti ma solo chi ha la vocazione si distingue dagli altri», racconta. «Fare il fabbro per vocazione è avere un feeling unico con il ferro, è vedere un milione di opere in una singola barra, è sapere la necessità del cliente quando chiede un sopralluogo e vederla nitida nella tua mente».

In un mondo ancora troppo lontano dalla parità di genere tra uomo e donna, Sofia Causarano, classe ’99, ha scelto questo mestiere non solo per vocazione, ma anche come sfida contro gli stereotipi.

«Io sono nata il 9 ottobre 1999 e nella mia vita ho girato l’Italia e l’Europa con mio papà che era il mio allenatore di karate. Essendo stata cresciuta con una mentalità sportiva e in una società prevalentemente patriarcale, ho sempre ricercato la sfida di voler dimostrare al mondo che una donna può fare tutto ciò che vuole, al pari dei “colleghi” maschi».

Prima della sfida, la vocazione per l’officina del fabbro arriva grazie al papà di Sofia: «Il mio babbo faceva questa professione e mi ha da sempre ispirata - dichiara Sofia -. Lo guardavo con ammirazione e curiosità, infatti pian piano, a suon di “babbo mi fai vedere come fai questa cosa”, siamo passati al “babbo, perché non mi fai provare?” Così nel 2017 sono diventata socia dell’azienda: ce lo siamo chiesto insieme io e mio babbo» dice Sofia. E nonostante tutti noi viviamo in un mondo che professa la parità di genere, sono state tanto le delusioni e le difficoltà affrontate da Sofia per il suo essere una donna fabbro: «mi trovo a scontrarmi con un mondo prevalentemente maschile tutti i giorni e spesso è molto difficile. Spesso, ho sentito battute fatte a mio padre da parte di clienti o colleghi, in cui gli chiedevano che cosa avessi fatto di male per fare questo lavoro, proprio come se fosse una punizione. Altre volte mi sono sentita proprio ignorata come professionista: questo è successo con la panchina rossa davanti al teatro di Rosignano, dedicata a Francesca Citi. Nonostante l’abbia disegnata, progettata e costruita da sola, nessuno si è congratulato con me: hanno tutti dato per scontato che l’avesse costruita il mio babbo e che lui ci avesse messo il mio nome sopra. Ci sono rimasta veramente male».

Racconta ancora Sofia. «Qualche tempo fa feci da sola un lavoro molto grande e impegnativo. Anche in quell’occasione fecero automaticamente i complimenti a mio papà, ma quando vennero a conoscenza che l’artefice del lavoro ero io, tutti sono rimasti colpiti ed entusiasti e questo mi ha fatto veramente tanto piacere».

Se il suo percorso dimostra qualcosa, è che nessun limite può fermare chi ha una vera vocazione. E allora, rivolgendosi alle ragazze che vogliono intraprendere la sua stessa strada, Sofia ha un messaggio chiaro da lasciare: «fai quello che vuoi e che desideri e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita. Siamo in un mondo difficile, è vero, però bisogna avere costanza, tenacia e non credere a ciò che dicono che possiamo o non possiamo fare, una donna può tutto».

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