Il Tirreno

La rabbia dei pendolari

Rosignano, aumento del pedaggio sull'A12: quanto incide per le piccole aziende e il "nodo" dei rimborsi

di Ilenia Reali

	Il casello all'altezza di Rosignano
Il casello all'altezza di Rosignano

Gli artigiani chiedono la rimozione dei divieti di transito dei mezzi pesanti sulle Statali

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ROSIGNANO. «Quando l’ho scoperto mi sono fermato davanti alla telecamera del casello e gliene ho dette di ogni! In Francia si sarebbero ribellati. Noi, le solite pecore». La rabbia dei pendolari per l’aumento di oltre l’11% del pedaggio autostradale nel tratto tirrenico tra Rosignano e la barriera di San Pietro in Palazzi trova la sua sintesi, ironica ma sintomatica, di un malessere radicato nel commento a un post dell’articolo del Tirreno pubblicato dell’edizione di ieri postato sui social.

«È inaccettabile il mantenimento di questo balzello che in modo esponenziale aumenta, tra l’altro in modo prepotente, scoprendolo al casello. Sindaci, associazioni di categoria, imprese e cittadini chiedono da tempo di interrompere questo balzello che il governo non intende stoppare», dice la presidente della Provincia e sindaca di Castagneto Sandra Scarpellini.

Costi inauditi

«È tempo che lo Stato faccia un ragionamento serio sulle condizioni delle sue infrastrutture», dice Scarpellini. «La visione e gli investimenti non possono non partire dall’alto. È un problema ormai strutturale. Quello della barriera di Rosignano è l’emblema del surreale a cui siamo arrivati: un oggettivo balzello sconnesso a qualsiasi opera di miglioramento delle strade del territorio, accompagnato da un progressivo aumento di pedaggio di un tratto autostradale che ha costi inauditi, laddove non esiste una viabilità alternativa adeguata. Intanto nessun accenno alla Tirrenica e nessun investimento dello Stato sulla superstrada attuale, accompagnato da tagli inverosimili».

Autostrada fantasma

A prendere posizione anche il M5S attraverso la presidente del gruppo consiliare in Regione e coordinatrice toscana Irene Galletti. «Con il secondo rincaro del 2025, che porta l’aumento del pedaggio alla barriera di Vada al 14, 5%, siamo davanti all’ennesima ingiustizia subita dalla costa toscana», fa sapere.

«Quella barriera spezza la via Aurelia, sottrae tempo e denaro a pendolari e imprese e oggi pretende novanta centesimi alle auto e 2, 40 euro ai mezzi pesanti per attraversare un varco che non ha più alcuna ragione di esistere. La Tirrenica non si farà, eppure i cittadini continuano a pagare per un’autostrada fantasma».

Per la coordinatrice regionale il vero responsabile ha un nome e cognome: «Matteo Salvini. Per il progetto di rimozione della barriera di Vada e la messa in sicurezza del tratto di Aurelia compreso tra Livorno e Civitavecchia manca solo lo stanziamento delle risorse statali. Se non si farà – punta il dito Galletti – sarà solo colpa del governo di centrodestra e del ministro leghista, che spende miliardi per opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto, ma non muove un dito per mettere in sicurezza le nostre strade, far funzionare le tratte ferroviarie, e in generale prendersi cura di quelle infrastrutture necessarie a garantire tutta la viabilità interregionale e dipendente dallo Stato».

La richiesta al prefetto

Le imprese, già prima dell’aumento dei giorni scorsi, avevano richiesto al prefetto la rimozione del divieto per il transito dei mezzi pesanti su Romito e 206. «Sì, è vero. Abbiamo fatto questa richiesta», conferma Alessandro Longobardi coordinatore Cna Trasporti Livorno.

«Il divieto di transito ai mezzi pesanti sia sulla Statale 1 Aurelia che sulla Statale 206 disposto da prefetto con decreto dal 15 aprile al 15 ottobre 2025 per le 24 ore – aggiunge – sta creando gravi danni economici a molte imprese che percorrono quella tratta. Il divieto imposto precedentemente ormai da diversi anni, aveva un’estensione temporale di circa due mesi (generalmente dalla prima settimana di luglio all’ultima di agosto); era in vigore però solo per alcune ore dei giorni infrasettimanali».

I conti degli artigiani

L’imposizione di percorrere la A12, senza alternative e senza alcuna misura certa di compensazione economica, genera un extra costo di pedaggio di circa 35-40 euro a mezzo, a transito andata e ritorno.. I conti sono presto fatti fanno sapere le associazioni di categoria artigiane: ogni mezzo a cinque assi che fa mediamente tre volte a settimana tre viaggi al giorno entrando ed uscendo da quei caselli spende circa 1.300 euro al mese solo di pedaggi, oltre a tutto il resto. È ovvio che si tratta di aziende del territorio, perché nessun autista che deve percorrere una tratta più lunga uscirebbe dall’autostrada per incanalarsi nel traffico di una statale. Ne consegue che una piccola azienda con tre mezzi di quel tipo ha un aggravio in sei mesi di pedaggio di oltre 23mila euro.

Il tema dei rimborsi

«Riguardo ai rimborsi prospettati dal prefetto – entra nel dettaglio Longobardi – abbiamo chiesto la retroattività al 15 aprile, il coinvolgimento nell’erogazione dei fondi (oltre ai comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano ed alla Ccia della Maremma e del Tirreno) anche altri enti locali interessati a vario titolo come ad esempio la Provincia di Livorno e di Pisa, la Ccia di Pisa ed i comuni di Cecina, Campiglia Marittima, Castellina Marittima, Santa Luce e Pisa, per arrivare a una cifra che riesca a dare un ristoro significativo degli extra costi; la fornitura da parte dei gestori del tratto autostradale dei dati relativi ai transiti di mezzi pesanti; inoltre sarà essenziale la gestione informatica delle procedure di rimborso. Il Comune di Livorno, come capofila, ha elaborato la bozza di un protocollo d’intesa fra gli enti e le associazioni di categoria e abbiamo fiducia che possa vedere la luce il sistema dei rimborsi; allo stesso tempo l’assessora Giovanna Cepparello ha evidenziato la necessità di una azione unitaria verso ministero e Sat per chiedere una riduzione dei pedaggi per i mezzi pesanti dati gli extraprofitti non prevedibili che il decreto ha generato al gestore autostradale nei quattro mesi aggiuntivi di divieto. Il territorio è già penalizzato dal punto di vista viario e merita quindi almeno delle compensazioni economiche».


 

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