Cecina, infermiera strattonata e spinta contro il muro al pronto soccorso: denunciati due pazienti
Il racconto della donna: «Non mi hanno picchiata grazie all’intervento dei colleghi. Ho chiesto di essere trasferita»
CECINA. «Mi hanno presa per un braccio in due perché volevano il foglio del triage che avevo in mano. Poi mi hanno gettata contro il muro. Queste cose non dovrebbero accadere e io adesso non me la sento di tornare a lavorare al pronto soccorso». I segni sul braccio stanno pian piano svanendo, ma la quarantenne infermiera di Cecina che qualche giorno fa sarebbe stata aggredita da due utenti mentre si trovava al lavoro in ambulatorio è ancora provata. Nel frattempo si è rivolta a un legale (l’avvocato Lorenzo Agostini del foro di Livorno, che collabora con il sindacato Fsi – Usae) , ha detto di aver sporto denuncia e accetta di raccontare ciò che le è successo, pur preferendo non comparire con il suo vero nome.
Era un pomeriggio di inizio settimana scorsa quando al pronto soccorso di Cecina si è presentata una famiglia – con una situazione di particolare fragilità – composta da padre, madre e figlio. «I genitori – racconta l’infermiera – stavano discutendo tra loro per decidere se rimanere o no al pronto soccorso e a un certo punto l’uomo ha preso uno dei fogli del triage. Questi sono documenti che normalmente non vengono dati ai pazienti perciò gliel’ho ripreso, togliendoglielo di mano».
Poi è scoppiato il caos. «Non so che cosa avessero capito, fatto sta che sia l’uomo sia la donna mi hanno preso per il braccio, girandomelo, nel tentativo di riappropriarsi del foglio. Ho reagito e mi hanno scaraventata contro il muro minacciando di prendermi a pugni». Il tutto è successo all’interno di un ambulatorio e chi era lì intorno ha sentito l’urto. «Non mi hanno colpita solo perché sono intervenuti i colleghi. È arrivata prima la dottoressa poi anche gli altri, perciò si è dovuto temporaneamente bloccare il lavoro del pronto soccorso».
A un certo punto è intervenuta anche la volante della polizia. Quando la situazione è tornata sotto controllo l’infermiera, sotto choc, è andata prima a farsi refertare e poi dall’avvocato per prendere le vie legali nei confronti delle due persone che l’avrebbero aggredita. E alla luce di quanto accaduto, racconta la donna, «non me la sento di tornare a lavorare al pronto soccorso. Ho chiesto di essere trasferita altrove perché qui rischiamo tutti i giorni». L’operatrice sanitaria spiega che «una cosa del genere, con un’aggressione fisica, non era mai capitata ma di aggressioni verbali ce ne sono in continuazione tanto che avevo già fatto delle segnalazioni».
Un esempio? «È capitato che un ragazzo abbia minacciato di morte me e le mie colleghe costringendoci a chiamare i carabinieri». Per questo «non mi sento più sicura a prestare servizio in questo reparto. Mi dispiace molto perché amo il lavoro, ho studiato per farlo e non avrei mai pensato che avrei lasciato il pronto soccorso. Mi rattrista oltretutto abbandonare i colleghi in un momento di caos come questo, ad agosto, ma non ce la faccio proprio». L’infermiera si dice anche amareggiata dal «mancato appoggio della direttrice del pronto soccorso. Questa cosa mi ha molto ferita, ciò che è successo non è giustificabile in alcun modo e non può essere considerata la normalità». Per questo, in contatto col sindacato Fsi – Usae, ha deciso di rivolgersi a un avvocato e di sporgere denuncia. «Adesso sto un po’meglio, ma sto passando dei giorni molto turbolenti dal punto di vista emotivo».