Il Tirreno

L'inchiesta

Rosignano e il caso percolato: in sei a processo

di Claudia Guarino

	La discarica di Rosignano
La discarica di Rosignano

Al proscioglimento dell’ex sindaco Donati si affianca il rinvio a giudizio degli altri. Ecco le accuse rimaste in piedi

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ROSIGNANO. Imputati in sei con quattro accuse più l’illecito amministrativo contestato alla società. Accantonata la posizione dell’ex sindaco di Rosignano Daniele Donati, per cui il giudice ha disposto il non luogo a procedere, il processo Scapigliato collegato al cosiddetto “caso percolato” inizierà a settembre nell’aula del tribunale di Livorno. Le accuse rimaste in piedi sono traffico di rifiuti per omesso smaltimento del percolato e per smaltimento abusivo di acque di lavaggio e sedimenti di pulizia dei serbatoi di raccolta del percolato; inquinamento ambientale; gestione della discarica in violazione alle prescrizioni e illecito amministrativo. E ad attendere l’inizio del dibattimento, oltre agli imputati, sono anche le parti civili a cui interessa, «al di là delle singole posizioni, che l’iter giudiziario vada avanti» in modo tale che «sia riconosciuto un risarcimento a chi ha riportato gravi danni», spiega Federico Bottazzoli, legale dei genitori di Virginia Tarantola, adolescente che abitava vicino alla discarica e che è morta a 15 anni per un tumore. Ma andiamo con ordine.

L’inchiesta

I fatti contestati dalla Procura fiorentina alla società che gestisce la discarica di Scapigliato (la Scapigliato srl) si sarebbero verificati dal 2017 al 2020. A costituire il cuore delle indagini è stata la gestione del percolato che, secondo gli inquirenti, veniva in parte reimmesso in discarica e non smaltito in maniera corretta. Secondo la tesi della Dda di Firenze – elaborata dopo le indagini della guardia di finanza – in quattro anni circa 150mila tonnellate di percolato sarebbero state riversate in discarica. Questo avrebbe consentito alla società che gestisce l’impianto un risparmio sui costi creando, tuttavia, un danno ambientale che avrebbe anche provocato una frana del versante di coltivazione dei rifiuti.

Indagati e accuse

Nell’ambito di questa inchiesta sono stati iscritti sul registro degli indagati l’ex sindaco di Rosignano Daniele Donati, l’attuale primo cittadino di Castellina Marittima Alessandro Giari, amministratore unico e poi presidente della Scapigliato all’epoca dei fatti; Massimo Carrai, in quanto direttore tecnico dell’impianto; Dunia Del Seppia, procuratore della società di gestione della discarica; Massimo Rossi, responsabile all’epoca dei fatti dell’area tecnica e coordinatore delle attività di servizio degli impianti; Matteo Giovannetti, responsabile dell’area tecnica; Franco Cristo, di Firenze, procuratore dal 25 giugno 2020 della Scapigliato. A costituirsi parte civile sono invece state la Regione Toscana, la famiglia Tarantola, il dipendente di Scapigliato in pensione Paolo Bozzi e, con la nuova amministrazione, il Comune di Rosignano.

La sentenze

Stralciata la posizione dell’ex sindaco Daniele Donati, per cui è stato deciso il non luogo a procedere relativamente a tutte le accuse, il giudice Fabio Gugliotta ha disposto il rinvio a giudizio per gli altri indagati. Non si procede, però, per tutte le accuse. È stato infatti dichiarato il non luogo a procedere per il capo d’imputazione numero 3 (traffico di rifiuti della discarica per accettazione e smaltimento di rifiuti non conformi all’atto autorizzativo) perché «il fatto non costituisce reato» e per il capo numero 4 (frana colposa) perché «il fatto non sussiste». Gli indagati vanno invece a processo (la prima udienza sarà a Livorno il 9 settembre davanti al giudice monocratico) per gli altri capi d’imputazione per cui il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio.

«Piani distinti»

Alla luce della sentenza, le cui motivazioni sono attese nel giro di trenta giorni, l’avvocata Corrada Giammarinaro, legale di Bozzi, commenta così: «Come avvocato di una delle parti civili sono molto soddisfatta della decisione assunta dal gup: il non luogo a procedere nei confronti del l’ex sindaco Daniele Donati evidenzia la differenza tra responsabilità penale e responsabilità politica, che è stata già fatta valere dagli elettori, e la cui impropria presenza in dibattimento sarebbe stata fonte di confusione e potenziale annacquamento delle altre posizioni. Data inoltre la parziale sovrapposizione dei capi di imputazione 3 e 6, il riordino effettuato dal gup con l’espungere quello dei due che per quanto riguarda l’illecito smaltimento di rifiuti pericolosi, si è riferito all’atto autorizzatorio anziché alle prescrizioni, è da cogliere quale elemento di chiarezza per la futura impostazione del dibattimento». L’avvocato Bottazzoli aggiunge che «rimangono in piedi il reato di inquinamento ambientale e la violazione delle prescrizioni nella gestione della discarica in merito al percolato. Quindi il dibattimento dovrà far luce sulle possibili conseguenze per l'ambiente e la salute di coloro che vivevano vicini».

A processo

In attesa di processo è invece l’attuale sindaco di Castellina Marittima. «Sono abbastanza soddisfatto di questa prima sentenza del giudice per l’udienza preliminare, che demolisce una parte importante delle accuse formulate – dice Alessandro Giari – e sono sicuro che il dibattimento che inizierà a settembre completerà l’opera per ristabilire la verità dei fatti. Io sono totalmente tranquillo e anche orgoglioso di aver potuto dare, in quegli anni, un contributo per migliorare sensibilmente la condizione ambientale e della performance economico finanziaria di Scapigliato, che ha consentito anche di avviare iniziative di investimento sugli impianti e restituzione di benefici al territorio, che mi auguro possano proseguire e svilupparsi anche nei prossimi anni».

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