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Cecina, sindaco rosa, ma in consiglio solo tre donne: ecco chi entra nella nuova amministrazione

Nella foto Lia Burgalassi e Domenico Di Pietro di fronte alla sede del comitato elettorale sottolineano la vittoria
Nella foto Lia Burgalassi e Domenico Di Pietro di fronte alla sede del comitato elettorale sottolineano la vittoria

Nella maggioranza 7 in quota Pd e 3 di Fuori dal Comune, sei nei banchi delle opposizioni: i nomi

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CECINA. Chiuso il capitolo ballottaggio per l’elezione del sindaco di Cecina si definisce anche il quadro di chi è eletto in consiglio comunale. L’attesa è stata dettata dall’effetto del premio di maggioranza che la legge elettorale riconosce al primo cittadino eletto e alle forze che lo hanno sostenuto. La vittoria di Burgalassi assegna dieci dei 16 consiglieri alla maggioranza. Un margine che assegna una relativa stabilità di governo, ovviamente al netto di imprevisti e sorprese nel corso del tempo.

L’effetto dell’apparentamento tra la coalizione di centrosinistra di Burgalassi e quella di Fuori dal Comune, che candidava a sindaco Domenico Di Pietro, modifica la distribuzione dei seggi nelle forze di maggioranza. Entrano sette consiglieri della lista Pd: Roberto Gori, Elena Benedetti, Vincenzo Cerrone, Riccardo Baldanzi, Valter Dominici, Michele Grosso e Tiziana Agostini. Nelle fila della maggioranza Domenico Di Pietro, Nicola Calzaretta della lista Fuori dal Comune e Simone Caroti (Palazzi Viva) .

Sul fronte dell’opposizione ad affiancare Salvatore Giangrande per la lista Giangrande sindco entrano Luigi Valori e Gianmarco Bandini, mentre per Fratelli d’Italia Mirta Merli. Inoltre, risulta eletto il candidati sindaco Federico Fulceri. «Faccio i complimenti alla nuova sindaca con la speranza che per i prossimi cinque anni porti avanti un lavoro per il bene di Cecina – sostiene – . La mia sarà un’opposizione responsabile e costruttiva, mai pregiudiziale». L’altro ex candidato sindaco a entrare in consiglio comunale è Federico Pazzaglia. Su di lui si concentra il fuoco di fila del centrodestra per la scelta di non fare accordi in vista del ballottaggio e ancor prima lo strappo che lo ha visto uscire dalla Lega e presentare una sua candidatura alternativa. Cercato dal Tirreno nelle ore successive al voto non è stato possibile rintracciarlo telefonicamente.

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