Il Tirreno

In tribunale

Rosignano, picchia e droga la sua ex: condannato a tre anni

di Stefano Taglione
Rosignano, picchia e droga la sua ex: condannato a tre anni

Ex cameriere di 31 anni, ora ai domiciliari, durante un viaggio in macchina avrebbe preso per i capelli la 19enne per buttarla dalle Forbici

29 dicembre 2023
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ROSIGNANO. «Se non mi chiedi scusa ti butto giù dalla scogliera e ammazzo la tua famiglia». Minacce e botte. Ma non solo. Quando la ragazza tenta di scappare, aprendo la portiera dell’auto in corsa, lui la prende per i capelli e la trascina sull’asfalto pur di farla risalire a bordo. Rischiando di ucciderla. Un trentunenne, ex cameriere in un ristorante di Rosignano che al momento si trova agli arresti domiciliari nel Sud Italia in regime di custodia cautelare, è stato condannato a tre anni di reclusione e a un risarcimento solo provvisorio di 5mila euro (di cui 2mila già versati) per atti persecutori, lesioni aggravate e violazione del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Secondo l’accusa il giovane avrebbe anche drogato l’ex compagna, che aveva conosciuto nel locale in cui lavorava nel giugno del 2021 e con la quale aveva iniziato subito una relazione, con tanto di convivenza.

L’incubo

Da quel momento, purtroppo, per la ventenne – assistita come parte civile dall’avvocata Cristina Cerrai e non resa riconoscibile dal Tirreno in quanto vittima delle presunte violenze – è l’inizio di un incubo. «Mi sentivo manipolata a tal punto che sono andata a vivere da lui, che ormai si poneva nei miei confronti come padrone e non come fidanzato». Fra le mura domestiche le aggressioni per motivi di gelosia sarebbero state continue. Con la ragazza costretta a drogarsi in modo che potesse essere tenuta sotto controllo: «Mi ha indotto a consumare stupefacenti che rimediava lui». Vuole stordirla per piegarla alla sua volontà. E lei, che comunque si sente legata a lui sentimentalmente nonostante le violenze e i soprusi, non riesce a opporsi. La svolta, che poi porterà la ragazza a denunciarlo ai carabinieri, il 17 agosto dell’anno scorso dopo un viaggio in auto. Un banale messaggio di saluto inviato via Instagram da un amico alla ragazza, che lei per evitare future scenate di gelosia fa preventivamente vedere al fidanzato, scatena la sua ingiustificata gelosia. Con le nuove violenze. «Volevo dimostrargli che non aveva alcun motivo per essere geloso». Ma lui, mentre guida, diventa una furia. Prende a schiaffi la ventenne, le urla ogni tipo di insulto e le toglie di mano pure il telefonino per mandare un breve video all’interlocutore, colpevole di aver scritto la sola parola “Ciao” alla donna, che in macchina viene ripetutamente presa a schiaffi e cerca, in qualche modo, di difendersi riparandosi il viso con le mani.

«Trascinata sull’asfalto»

Nel viaggio, il trentunenne, si ferma pure sul ciglio della strada, a strapiombo su una scogliera delle “Forbici” a Castiglioncello: «Ti butto giù se non mi chiedi scusa». La minaccia, ovviamente, è seguita dalle scuse perché la giovane trema dalla paura e teme di morire. «Se mi lasci ammazzo te e la tua famiglia, non ti faccio fare vita, ti uccido». Dopo l’ennesima violenza, giunti con l’auto in un’area più densamente abitata, la ventenne trova la forza di scappare. In un tratto di strada dove c’è il limite a 30 chilometri orari e la presenza di dissuasori, tira il freno a mano e apre la portiera. Il trentenne, in qualche modo, riesce ad afferrarla per i capelli. Ma dopo che da un bar della zona, richiamati dalle urla, arrivano alcuni avventori lui molla la presa e fugge in auto. Lasciandola ferita sull’asfalto, visto che per qualche metro viene pure trascinata. Dal pronto soccorso verrà dimessa con tre giorni di prognosi, principalmente per le lesioni subite al volto.

La sentenza

«I comportamenti dell’imputato hanno determinato nella persona offesa un ingravescente senso di ansia e paura, anche ai suoi congiunti, costringendola a modificare le sue abitudini di vita», scrive il giudice nella sentenza. «È necessario che gli uomini ritenuti responsabili dei reati di violenza contro le donne – spiega Cerrai – siano indirizzati, anche dai loro stessi avvocati, verso percorsi di consapevolezza, riconoscimento e controllo dei propri agiti violenti, che possano aiutarli a non reiterare comportamenti maltrattanti verso altre potenziali vittime. Peraltro, secondo la normativa modificata, all’esito favorevole del percorso l’autore, qualora la condanna lo preveda, possono usufruire della sospensione condizionale della pena, per cui il controllo sull’esito favorevole del percorso è un elemento nuovo rispetto al passato che dovrebbe consentire una maggior tutela per le donne. Infatti, insieme alle misure dirette alla tutela delle vittime di violenza di genere, questo fenomeno si combatte con una cultura che dall’altro lato agisca sugli autori dei reati, che potrebbero – privi di qualsiasi strumento – rischiare di diventare recidivi: la tutela delle donne oltre che dalla prevenzione passa anche da questo. Purtroppo in questo caso, come il tribunale scrive, “il comportamento processuale non rivela significativi ripensamenti, né pari altrimenti meritorio, anche in considerazione delle violazioni della misura cautelare applicata reiterate sino al luglio del 2023”. Siamo di fronte – conclude l’avvocata della vittima – a una situazione particolarmente grave».

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