Il Tirreno

Addio allo storico dentista Bellagotti

Addio allo storico dentista Bellagotti

Per anni ha coadiuvato la figlia Giovanna allo Zanzibar. Oggi il funerale

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SAN VINCENZO. C’è chi lo ricorda con indosso il camice da medico, nel suo studio dentistico. E chi con il grembiule da bar. Sono le due anime di Sergio Bellagotti, morto all’età di 97 anni all’ospedale di Piombino l’11 settembre. Oggi alle ore 10 alla cappella del cimitero comunale di San Vincenzo sarà salutato con una breve cerimonia prima della sepoltura nella tomba di famiglia. Lascia la moglie Ivana, con cui ha condiviso 77 anni di matrimonio.

Chi lo ha conosciuto non ha mai avuto dubbi. E del resto sono gli stessi familiari a confermarlo. Sergio avrebbe voluto fare il barista o il ristoratore. Insomma, seguire le orme della sua famiglia. Quelle tracciate dai nonni e i suoi genitori. Invece, il babbo Ernesto immaginava per lui un futuro diverso. Alla laurea in medicina è seguita l’attività professionale di dentista, che ha svolto fino agli anni Novanta. Il tutto senza venir meno alla sua vera passione. Quando era libero dagli impegni di lavoro Sergio Bellagotti si dedicava a fare l’albergatore. In tanti lo ricordano, segnalandone la simpatia e la gentilezza. E non mancano aneddoti sul suo lavoro di medico. Non ha mai negato le sue cure, neppure a chi non aveva la possibilità di pagare.

All’origine della passione per la ristorazione e l’attività da albergatore ci sono due cugini, Ferruccio e Giuseppe Melai. Arrivati a San Vincenzo da Bolgheri dove nella seconda metà dell’Ottocento avevano un’attività di fiaschetteria e osteria. Nei primi decenni del Novecento il primo costruirà l’hotel Moderno e l’altro il Centrale. Due strutture ricettive legate alla nascita del turismo balneare del paese. Ed è nelle sale del Moderno che Sergio è cresciuto. Nell’hotel gestito dalla famiglia, che aveva anche un bar sempre in corso Vittorio Emanuele II. Non era raro vedere il futuro dentista dietro al bancone. Ed è una passione che lo ha sempre accompagnato e che ha trasmesso alla figlia Giovanna a cui si deve l’invenzione dello Zanzibar, locale un po’ bar e un po’ ristorante che ha segnato la movida sul porto per decenni. «Mio nonno per 25 anni si è sempre occupato dell’apertura del bar – dice la nipote Margherita, quasi a voler rimarcare la sua passione per lo stare al pubblico –. Una persona che è sempre stata attiva e che alla passione per la ristorazione univa quella per la montagna. Amava sciare».

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