Il Tirreno

Eccoci a Rosignano sull’antica via dei Cavalleggeri, al fianco delle guardie del granduca

Mauro Zucchelli
Eccoci a Rosignano sull’antica via dei Cavalleggeri, al fianco delle guardie del granduca

Nei nomi delle strade le tracce del percorso di vigilanza anti-barbareschi che correva lungo la costa e realizzata  su ordine del granduca Cosimo I

08 settembre 2020
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ROSIGNANO SOLVAY. Si chiama via dei Cavalleggeri ma non è una indicazione toponomastica fra le tante, tanto per ricordare un lontano passato del tempo che fu. Dovrebbe farcelo sospettare il fatto che troviamo traccia di qualcosa del genere anche a San Vincenzo, Marina di Bibbona e Vada, tanto per fare qualche esempio. Non solo: a Livorno c’è pure una via Forte dei Cavalleggeri e, prima che venisse realizzata la Terrazza Mascagni, c’era pure una Spianata dei Cavalleggeri a un passo da dove nasceranno i Regi Bagni Pancaldi.

È alla Rosignano di via dei Cavalleggeri che viene dedicata la foto amarcord dell’archivio di Leo Gattini che avrete domani in edicola gratis col Tirreno (dopo quella di oggi sulla Rosignano Solvay fine anni ’20). Tante “vie dei Cavalleggeri” l’’una in fila all’altra lungo la costa delle nostre zone: vorrà pur dire qualcosa. In realtà – come raccontano i “Camminatori anonimi” , un gruppo di appassionati di trekking e hiking – è un antico percorso costiero strategico e militare» che «da Livorno giungeva al promontorio di Piombino».

A cosa serviva? La realizzarono su ordine del granduca Cosimo I, c’era da «contrastare – aggiunge un altro team di trekker, quello della Carrozza der Gambini” , anch’esso attivo su social e sentieri – le ripetute scorrerie piratesche dei turchi e dei barbareschi ai danni delle popolazioni costiere e far fronte alle conseguenti devastazioni, razzie di beni, morti e prigionieri da ridurre in schiavitù». Come la ragazzina rapita a Antignano che è stata resa immortale dall’“Italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini: solo una tradizione? Intanto, babbucce e corpetto sono esposte fra gli ex voto del santuario di Montenero...

Credeteci o no, fatto sta che sta archivi e libri attestano che invece è sicuramente storia e realtà la trasformazione dell’atteggiamento nei riguardi del mare e della costa: come spiega la storica livornese Olimpia Vaccari, al “mare nostrum” dell’approccio “imperialista” romano che riteneva ovunque il Mediterraneo come cosa propria si sostituisce un approccio che teme il mare come fonte di pericolo e si arrocca verso l’entroterra.

Anche qui è così: i Medici hanno realizzato una rete di una sessantina di torri e fortini lungo una via militare che correva in parallelo al litorale e, al tempo stesso, hanno istituito un corpo militare armato. I “Cavalleggeri” , appunto

Avevano il compito di: 1) «frenare gli attacchi dei corsari e dei pirati»; 2) «reprimere il contrabbando o evitare sbarchi di merci non autorizzate»; 3) «impedire l’espatrio di sudditi del Granducato e evitare l’immigrazione di persone indesiderate», anche per salvarsi dalla peste; 4) riscuotere «tasse, dazi e gabelle di chi transitava nel territorio per la vendita delle merci o per la transumanza delle pecore».

E oggi? Ce lo raccontano proprio queste “confraternite” di scarpinatori che conoscono bene questo: in gran parte spariti gli antichi percorsi. Eppure non del tutto: «in alcuni tratti forse ricalca strade ancor più antiche di origine romana» ed è una sorta di filo conduttore che «unisce idealmente tutta la nostra Costa». Ecco che «i resti delle sue fortezze, del suo tracciato, delle sue torri strappate al tempo e all’incuria che costituiscono un patrimonio di immenso valore storico». —



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