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calcio: il personaggio

Fabio Ponsi, il nipote d’arte approdato in azzurro

di Massimo Guidi
Fabio Ponsi
Fabio Ponsi

I primi calci con il nonno Gianfranco Dell’Innocenti, mito della Roma anni ’50. Poi la maglia del Lido di Camaiore e l'approdo alla Fiorentina. Fino al grande salto nell'Under 17...

24 ottobre 2017
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VIAREGGIO. Fabio Ponsi è un ragazzo senza troppi grilli per la testa. Eppure la tentazione di pensare in grande ci sarebbe tutta dopo che ti hanno detto che potresti diventare un calciatore. Ma Fabio, diciassette anni il prossimo febbraio, cerca di non perdere di vista la realtà anche dopo la chiamata nella Nazionale Under 17 allenata da Carmine Nunziata, impegnata proprio oggi (24 ottobre) a Tbilisi in Georgia contro il Montenegro nella prima delle tre gare valide per la qualificazione al campionato europeo di categoria.

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Una chiamata, la prima in maglia azzurra, per il ragazzo viareggino (unico toscano) che da otto anni milita nella Fiorentina (ruolo terzino sinistro) ma che non ha spostato di una virgola il suo modo di pensare. «Riuscire a diventare calciatore professionista è il sogno di tutti i ragazzi – sostiene - ma è anche una scommessa rischiosa che tanti decidono di giocare fino in fondo lasciando la scuola. Io voglio finire il liceo, quello pubblico (frequenta il quarto anno dello scientifico a Viareggio, ndr) perché in famiglia non siamo favorevoli alle scuole private e quindi iscrivermi all’Università».

Parole che piacciono a mamma Paola Dell'Innocenti e papà Nicola Ponsi e renderebbero orgogliosi il nonno materno Gianfranco che se ne è andato nel 2012 e la zia Ariella, sorella di Paola, deceduta prematuramente alcuni anni fa.

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La storia di Fabio è quella di un predestinato per lo sport e per il calcio in particolare. E non puoi che esserlo se il nonno paterno si chiama Gianfranco Dell’Innocenti (287 presenze in serie A con Roma, Spal, Bologna, Udinese e Vicenza), uno dei migliori terzini degli anni cinquanta in seguito e maestro di vita e di sport di tanti giovani della Versilia. E se anche il cugino Ricky Rickler (al quale assomiglia nel fisico da corazziere) è stato calciatore arrivando fino alla serie A con il Chievo. Una famiglia di sportivi completata dalla compianta Ariella Dell’Innocenti, buona giocatrice di basket, e dalla cugina Claudia Puccinelli, talento emergente del beach volley nazionale.

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Il ragazzo tira i suoi primi calci ad un pallone a quattro anni nella “cantera” del Lido di Camaiore «Il mio primo vero tecnico è stato Luigi Rosetti (padre di Antonio, ex velocista e compagno di squadra di Mennea, ndr) con il quale ho lavorato per due anni». Gioca da attaccante («Facevo anche tanti gol, almeno cinque a partita») ma quando a nove anni passa alla Fiorentina viene arretrato in terza linea. Fa tutta la trafila nelle giovanili viola fino agli allievi nazionali allenati da Matteo Cioffi, fratello di Gabriele, ex calciatore anche del Torino ora collaboratore tecnico di Gianfranco Zola.

Fabio la verità: ti aspettavi questa chiamata in Nazionale?

«Ti dico la verità: no. E’ vero che lo scorso anno avevo frequentato uno stage azzurro, ma da qui a pensare di essere poi convocato ce ne passa. Anche se devo dire che mister Cioffi mi continuava a dire che avevo la possibilità di una chiamata».

Cosa si prova ad indossare il colore azzurro?

«E’ un evento che ti regala una grande emozione».

Domani (oggi) pensi di giocare con il Montenegro?

«Non credo. Magari può darsi che venga impiegato per uno spezzone di partita visto che poi dovremo affrontare altre due gare nei prossimi giorni».

Una tua scheda tecnica?

«Sono un destro naturale ma che gioca a sinistra. Posso fare anche il difensore centrale e forse è per questa mia duttilità che sono stato convocato».

La tua caratteristica migliore?

«La corsa in progressione grazie alla mia struttura fisica per la quale mi hanno affibbiato il soprannome “lunga leva”».

Partiamo dalle origini: quando hai iniziato a giocare?

«A quattro anni nel Lido di Camaiore dove mi aveva portato nonno Gianfranco».

Poi a nove anni arriva la chiamata della Fiorentina...

«Mi voleva anche l’Empoli, ma poi la scelta è caduta sulla Fiorentina per la gioia di mio papà».

E’ un tifoso della Viola?

«No. Tifa per il Milan anche se non è un grande appassionato di calcio. E’ stato contento del mio passaggio alla Fiorentina perché ha vissuto a Firenze ed ha quella città nel cuore».

A proposito tu per quale squadra fai il tifo?

«Per la Juventus, ma un tifo un po’ annacquato perché a me il calcio piace più giocarlo che vederlo in televisione».

Hai un modello tra i calciatori che vanno per la maggiore?

«Chiellini per la grande grinta che mette nella fase difensiva. E anche Bale che ha iniziato la carriera da terzino».

Viareggio-Firenze e ritorno: un bel sacrificio soprattutto in ottica scuola. Come ti organizzi?

«Dopo la scuola vado a Firenze con il treno o con il pulmino. La sera torno a casa non prima delle venti, consumo la cena e poi mi metto a studiare».

E i professori ti danno una mano?

«Mi aiutano parecchio, anche se io non approfitto. Anzi, appena torno a casa da impegni come questo cerco di rimettermi in pari nel più breve tempo possibile».

La tua è una famiglia molto unita. Quanto conta questo fattore?

«Abbiamo un ben rapporto anche con chi abita lontano, a Madrid, come la zia Cristiana che appena siamo liberi andiamo a trovare».

Sogni un futuro da calciatore?

«Come tanti ragazzi della mia età. Ma siccome non so se si concretizzerà, ecco perché non voglio trascurare lo studio. Anzi dopo la maturità vorrei iscrivermi all’Università. La facoltà? Ancora non ho un’idea precisa anche perché il mio sogno sarebbe stata l’Accademia Militare che però non si sposa con il calcio».

Un eventuale gol in azzurro a chi lo dedicheresti?

«Ad Arianna, la mia fidanzata, e anche a Golia, il mio cane al quale ero molto affezionato ma che purtroppo è morto poco tempo fa».

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