La “sciabolata” alla bottiglia di spumante finisce...in ospedale: donna ferita e 85mila euro di danni
L’episodio in un locale del centro di Forte dei Marmi: il Tribunale ha chiuso la vicenda. Cosa dice la sentenza
FORTE DEI MARMI. Un colpo secco, scandito da un professionista del mestiere, per dare forza a un gesto che in certi locali glamour fa scena e impone la sequenza a cascata di applausi e brindisi. Calici al cielo e auguri a tutti.
La “sciabolata” per far saltare il tappo e sprigionare le bollicine di spumante o Champagne a qualcuno piace. Per altri è un’esagerazione che scimmiotta i locali cool, tendenza Billionaire o Twiga. Per la proprietà di un bar in centro a Forte dei Marmi la messa in scena di quello “spettacolo” è costata più di una cantina di buon livello.
L’episodio
La scheggia di una bottiglia di spumante il primo maggio del 2022 colpì la mano destra di una cliente, estranea al tavolo festaiolo, ferendola in maniera seria con tanto di frattura del polso.
Non solo dovette d’urgenza andare al pronto soccorso, ma fu necessario pure un intervento per salvarle il tendine. Lei, all’epoca 53enne, professione aiuto cuoca, chiese i danni all’autore della sciagurata apertura della bottiglia e alla società di gestione del locale, di cui lo “sciabolatore” era amministratore unico. In corso di causa la società ha versato alla donna 85mila euro in due tranche.
I legali della “vittima” della “sciabolata” avevano considerato quella somma un anticipo sul maggiore avere e chiedevano altri 53mila euro, in tutto 138mila euro. La causa è andata avanti e il giudice Antonio Mondini, accogliendo gli esiti delle consulenze mediche, ha indicato in circa 65mila euro i soldi spettanti alla donna per le lesioni subìte tra danno e mancato guadagno per diversi mesi. E ha concluso il giudizio respingendo la richiesta dei legali sottolineando che gli «importi versati sono ampiamente superiori al risarcimento dovuto».
Cosa era successo
Quel primo maggio di tre anni fa la donna, con il compagno e alcuni amici, era all’interno del bar. Il titolare si era avvicinato a un tavolo accanto per compiere il rito della “sciabolata”. Qualcosa andò storto. La bottiglia si ruppe in mille pezzi dopo il colpo sferrato con un grande coltello. Un frammento di vetro colpì la mano destra della donna che si recò subito al pronto soccorso del Versilia. Polso fratturato e lesione del tendine per la quale fu operata il giorno dopo.
Il gestore del bar ha dato una versione della “sciabolata” come «di per sé non pericolosa, l’evento doveva ritenersi un incidente, e le richieste risarcitorie della attrice erano infondate o comunque esagerate». Una tesi respinta dal giudice. Compagno e amici della donna hanno testimoniato le difficoltà della 53enne dopo l’episodio nel bar.
La sentenza
«I testi hanno parlato della sua difficoltà a rimanere per più di un’ora, un’ora e mezzo in un bar per l’aperitivo, di un episodio specifico del mese di gennaio 2024 in cui, mentre era in un bar, “alla vista di persone o camerieri in procinto di stappare una bottiglia di spumante ha cominciato ad avere sudorazione ed affanno”, di disturbi dell’umore (tristezza, pianti improvvisi, senso di rabbia) – si legge nella sentenza – i testi hanno altresì dichiarato che dopo il sinistro non aveva più svolto attività che era solita svolgere prima, come usare la bicicletta, uscire per lunghe passeggiate anche con il proprio cane o con le amiche o con il compagno e svolgere manutenzione alla propria casa, fare giardinaggio».
Il rito della “sciabolata” senza cautele viene seppellito dal Tribunale: «Il danno è derivato dalla condotta imprudente del convenuto (l’autore del gesto, ndr) che ha tentato di aprire la bottiglia di spumante mediante un oggetto contundente con un gesto (quello della sciabolata) che nessuna persona dotata di normale avvedutezza e prudenza avrebbe compiuto nella vicinanze di terzi e senza precauzioni». Un brindisi naufragato e conto di 85mila euro.
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