Versilia, in pensione gli storici bagnini: «Ma il mare non ce lo toglierà mai nessuno»
Dicono “basta” dopo aver attraversato i settant’anni: «I giovani? Sono pochi e devono crescere»
FORTE DEI MARMI. “Puoi togliere l’uomo dal mare, ma non il mare dall’uomo”. C’è una sorta di mantra che, da qualche tempo a questa parte, echeggia nella mente di due bagnini iconici come Angelo Maccarone e Loris Carli: con il crepuscolo di settembre si vedranno infatti ritirare, per sempre, il brevetto appunto da bagnino per “sopraggiunti limiti di età”. Angelo, “il Macca”, a dispetto di un fisico e di una forza scolpiti nel salmastro, veleggia per i 76 anni, Loris 71 anni è stato, in gioventù, un portiere in ambito calcistico di livello con trascorsi anche nella Lazio.
Sta di fatto che i 70 anni, soglia limite, li hanno varcati e che di deroghe in vista non ce ne sono. «Se ci dispiace? Sì, ovvio, ma sia chiaro, noi il mare non lo lasceremo mai veramente. Altri prenderanno il nostro posto come sorveglianti, ma su questa spiaggia continueranno a vederci» dicono i due che sono cugini e che, da concessionari, gestiscono due stabilimenti balneari confinanti dalle parti di Vittoria Apuana: l’Angelo Levante, Maccarone, l’Angelo Ponente, Carli.
Il racconto
«Per 58 anni ho fatto il bagnino: la mia vita è qui, sul mare. Certo che sono stanco: non è un mestiere semplice, la fatica non manca, gli impegni e le responsabilità si accumulano e tutto è cambiato, ovviamente, rispetto a quando avevo cominciato. Ero un ragazzino: il brevetto da bagnino – ricorda Angelo Maccarone – mi sembrò subito una conquista straordinaria. E così è stato». «Una volta, parlo di qualche decennio fa – prosegue Loris Carli – la sorveglianza in mare era più approssimativa, la consapevolezza degli stessi bagnanti sui pericoli che si corrono fra le onde non era certo ai livelli di oggi. Insomma si rischiava più volte a stagione la vita per salvare qualcuno e uscivamo in mare con dei pattini che ci voleva tutta la forza di questo mondo per domarli. Ma per noi era normale: si, di vite ne abbiamo salvate tante, come fai a ricordarne una più di un’altra. E purtroppo con qualcuno non ce l’hai fatta, è morto mentre provavi a soccorrerlo. E sono sensazioni terribili».
Oggi il mestiere di bagnino presuppone «un impegno e una presenza molto più assidua rispetto al passato: giusto così, anche se fra corsi, controlli, rischi di multe e mille protocolli da rispettare è tutto complicato. Però una volta quando portavi a riva uno che stava per annegare – raccontano – dovevi sperare che nelle vicinanze, fra i clienti, ci fosse un medico, un infermiere, per darti una mano. Oggi si attiva tutto un sistema nell’emergenza e il defibrillatore è fondamentale. Come sono le nuove leve dei bagnini? Non è giusto generalizzare, ma a dirla sinceramente hanno “poco occhio”: quando una persona, esce dal mare, deambulando male per vari problemi, non ti devi limitare a guardarlo, ma è tuo dovere affiancarlo, sorreggerlo nel caso. E poi la voglia di faticare, perché fare il bagnino è faticoso per come lo intendiamo noi della vecchia guardia, non è una delle loro prerogative. Di bagnini giovani se ne trovano pochi poi devi formarli: spesso ci credi, ma poi ti lasciano e devi ricominciare da capo».
«Ricordo una volta il salvataggio in mare di 5 persone, una famiglia: quel giorno il mare – le parole di Angelo Maccarone – era tremendo, ma avevano voluto lo stesso fare il bagno. Presi il pattino e mi buttai fra quelle onde: non so ancora come riuscii a salvarli tutti e cinque. Tornai a riva stremato: sulla battigia c’erano 300 persone, forse più ad assistere a quel salvataggio. Se mi ringraziarono? Si, non capita sempre, magari anche per imbarazzo, per vergogna, ma quel giorno e anche dopo non smisero mai di ringraziarmi».
«In un’altra occasione – proseguono – nel mese di ottobre a stagione finita uscimmo in mare per salvare uno che si era buttato fra le onde: il collega bagnino che era con noi aveva indosso solamente un paio di mutande. Una volta che riportò il malcapitato a riva gli chiese come stava: alla sua risposta positiva lo colpì con un calcio di quelli che non si dimenticano nel sedere». Sorridono e poi si voltano indietro Angelo e Loris: il primo ripensa a nonno Angelo, a mamma Raffaella e babbo Venerando, mentre Loris ricorda la figura di mamma Renza e babbo Renato. «Tutto è iniziato con loro e grazie a loro – dicono – dopo la guerra. Se finirà qui? Presto sarà tempo di aste dei bagni: vediamo quello che succederà. Un fatto è certo: viviamo in un posto bellissimo e non smetteremo mai di guardare le nostre montagne dal mare. Perché il mare ce l’abbiamo dentro. E così sarà per sempre».