Sanremo a Viareggio? “Non succederà mai”: il secco no dell'organizzatore di grandi eventi
L’ipotesi di trasferire il Festival nella città toscana accende il dibattito, ma Mimmo D'Alessandro frena ogni entusiasmo: “Non esistono le condizioni”
VIAREGGIO. Un sogno tanto bello quanto proibito. Che non potrà avverarsi. A spegnere i facili entusiasmi sulla remota possibilità che il Festival di Sanremo possa “tornare” a Viareggio (dove nacque nell’immediato Dopoguerra) è Mimmo D’Alessandro, organizzatore di grandi eventi come La Prima Estate e Lucca Summer Festival, voce autorevolissima della musica italiana e internazionale. Che sull’argomento non ha dubbi: «Il Festival di Sanremo a Viareggio? Semplicemente non succederà mai», taglia corto D’Alessandro senza concedere possibilità di replica. E chiude tranchant: «È più facile che io diventi una donna...»
Del resto la notizia di un possibile trasferimento a Viareggio del Festival – lanciata l’altro ieri dalle colonne del Messaggero e naturalmente ripresa ieri da gran parte della stampa – è stata accolta con un mix fra entusiasmo e scetticismo: «Sarebbe bellissimo, ma non ci crediamo», è il tenore di gran parte dei commenti.
Al di là delle probabilità che nel 2027 si arrivi davvero ad un divorzio fra la Rai e Sanremo e che dunque da Saxa Rubra si cerchi una location alternativa a quella della città dei fiori (oltre a Viareggio, sono spuntate anche le ipotesi di Rimini e della riviera adriatica nonché di Sorrento e la Costiera amalfitana), a Viareggio si presenterebbe subito il problema di dove poter ospitare le serate.
Il problema strutture
L’unica location degna di una simile palcoscenico internazionale potrebbe forse essere il Teatro Eden in Passeggiata, ma anche dando per buono che il palco sia sufficiente a rispondere sia per dimensioni che per caratteristiche alle non semplici esigenze televisive del festival, ci sarebbe il problema (insormontabile) di dove ricavare i camerini per cantanti e conduttori, visto che quelli dell’Eden non esistono più da anni.
Quanto al Politeama – altro spazio storico della città votato agli spettacoli – è ormai ridotto ad un contenitore malandato che avrebbe bisogno di lavori importanti che, sia economicamente che temporalmente, ne escludono un suo utilizzo a breve (febbraio 2027 non è poi così lontano). Quanto al Pucciniano, nella sua versione invernale al chiuso non è certo adatto ad uno show colossal come Sanremo. Insomma, intravedere un luogo pubblico (ma anche privato) in città dove ospitare il festival sembra il primo di un gran numero di problemi logistici.
Il festival alternativo nato a Viareggio
Intanto c’è chi, come Fabrizio Diolaiuti, ricorda altri esperimenti musicali portati avanti negli anni Ottanta e Novanta. Fu infatti proprio lui, insieme ad Aldo Valleroni e Demetrio Brandi, a dar vita al festival Canzoni di domani che successivamente cambiò nome in Festival di Viareggio (con tanto di marchio registrato). «Volevamo riportare il festival della canzone a Viareggio dove era nato nel 1948 – ricorda Diolaiuti – così ripartimmo: era il 1987 e fu proprio Aldo Valleroni (padre, insieme a Giancarlo Fusco e a Sergio Bernardini del primo Festival della canzone italiana) a volerlo rilanciare insieme a me e Demetrio Brandi. Demmo vita alla Dba Corporation. Visto che lo facevamo a BussolaDomani a Lido di Camaiore, il titolo del festival fu Canzoni di Domani. Poi Aldo si defilò. Dimitri si ritirò all’inizio degli anni ’90. Ma io sono testone: cambiai nome in Festival di Viareggio- Canzoni di domani e sono andato avanti fino al 1997».
La manifestazione ebbe anche un buon ritorno di immagine. «La serata finale – racconta ancora Diolaiuti – era trasmessa da Videomusic e come partner avevamo Radio Italia. La mia idea era quella di fare un festival alternativo a San Remo da trasmettere la stessa sera su un’emittente nazionale. Ma nessuno all’epoca ci ha creduto: dal comune pochi o niente contributi. Così ho smesso. Peccato. Forse se avessimo continuato la lite Sanremo-Rai ci avrebbe trovati pronti».