Il Tirreno

Ambiente

Un quinto della Versilia mangiato dal cemento: il record (negativo) a Forte dei Marmi che ora prova a invertire la rotta

di Melania Carnevali

	Una veduta di Forte dei Marmi
Una veduta di Forte dei Marmi

Tra i comuni più edificati anche Viareggio e Pietrasanta. Il sindaco Murzi: «Con il piano operativo limitiamo ville e piscine»

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VIAREGGIO. Un quinto della Versilia è già coperto di cemento, e si continua a costruire. Lo dicono gli ultimi dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), relativi al 2023, secondo cui i comuni con più suolo consumato sono Pietrasanta (con il 24,74% del territorio occupato), Viareggio (38,49%) e Forte dei Marmi (46,14%). A Camaiore il consumo di suolo è pari al 14,19%, a Massarosa al 13,38%, Seravezza 12,23%, mentre Stazzema, dislocata sulle Alpi Apuane, si ferma al 3,03%. Una nota positiva c’è: negli ultimi anni, la cementificazione sta rallentando, eccetto a Viareggio, dove invece è aumentata. Tra il 2019 e il 2020, infatti, nel comune sono stati consumati 0,15 ettari in più; l’anno successivo 0,42, poi 1,11 e infine 2,06 ettari nel 2023.

Il consumo di suolo

Con consumo di suolo si intende la perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Ispra parla di «variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato)». L’impermeabilizzazione del suolo è la forma più evidente di copertura artificiale. Le altre forme vanno dalla perdita totale della risorsa attraverso l’asportazione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), alla perdita parziale, più o meno rimediabile, della funzionalità a causa di fenomeni come contaminazione e compattazione dovute alla presenza di impianti industriali, infrastrutture, manufatti, depositi permanenti o passaggio di mezzi di trasporto.

La legge regionale

La Toscana è stata la prima Regione italiana a introdurre il concetto di “consumo zero di nuovo suolo” nei suoi strumenti urbanistici, attraverso la legge regionale 65/2014 sul governo del territorio e il Pit con valore di Piano paesaggistico. La normativa promuove la rigenerazione urbana come alternativa strategica al nuovo consumo di suolo. Camaiore è stato il primo Comune in Toscana a recepirla, con la stesura di un piano operativo nel 2018 (epoca Del Dotto), poi approvato nel 2022 con il sindaco Marcello Pierucci, che ha ridotto del 70% il potenziale edificatorio del territorio. «Ci siamo concentrati sul recupero dell’esistente, limitando le nuove edificazioni. Unica eccezione – spiega il sindaco – la stiamo facendo sui parcheggi, soprattutto nelle zone collinari». Un piano che venne anche portato come esempio, ma non sempre emulato.

Nuove edificazioni

Tra centinaia di case private chiuse e in degrado, ed edifici pubblici come l’ex Telecom alla Migliarina, 4.000 metri quadrati di cemento infestati da spazzatura e ratti, in Versilia non mancano gli edifici abbandonati. Eppure, continuano le nuove edificazioni, come appartamenti in fase di realizzazione a Città Giardino (Viareggio) e villette quasi pronte a Fiumetto (Pietrasanta). Ci sono però anche buoni esempi di recupero dell’esistente, come l’ex ospedale di Pietrasanta, dismesso e poi adibito a vari usi, attualmente in fase di ristrutturazione per ospitare una Casa di comunità, o l’ex distretto sanitario del Terminetto a Viareggio, anche questo trasformato in Casa di comunità.

Il caso Forte dei Marmi

Forte dei Marmi è un caso a parte. Con soli nove chilometri quadrati, la quantità infinita di ville e la scelta storica di tutelare lo skyline della costa, con edifici bassi piuttosto che palazzoni, il comune ha una delle percentuali più alte di suolo consumato in Toscana. Ad aprile, però, l’amministrazione comunale ha approvato un piano operativo per frenare il fenomeno. «Siamo consapevoli di essere tra i comuni con la percentuale più alta di consumo di suolo – spiega il sindaco Bruno Murzi – e proprio per questo abbiamo scelto di ridurre il più possibile la quantità di terreno edificabile. Già con una variante al piano strutturale siamo passati da 35.797 metri quadrati di superficie edificabile a meno di 28mila. E di questi solo il 21% è destinato a nuova edificazione. Consentiamo la nuova edificazione solo per le prime case, ma si parla di pochi numeri: corrisponderà a dieci, massimo quindici nuove abitazioni. Abbiamo deciso di puntare sul recupero dell’esistente e abbiamo eliminato gli indici di edificazione che consentivano di costruire in base alla dimensione del terreno». Sono state introdotte limitazioni poi per piscine e cantine, «dal momento che si sta estendendo il fenomeno del cuneo salino», ovvero l’infiltrazione dell’acqua salata nelle falde acquifere sotterranee, che le rende inutilizzabili per agricoltura o approvvigionamento idrico. «Abbiamo classificato anche il lungomare e la strada parallela come centro storico – conclude Murzi – quindi come area protetta, dove gli scavi hanno limiti più stringenti».