La ricostruzione
Paradis Agricole a Pietrasanta: viaggio nell’oasi di chef Cirelli dove natura e cucina si incontrano
Agriturismo e fattoria: il progetto è nato nel 2018 su terreni incolti da decenni. Seguono la campagna agronomo, fattore e altri addetti: nove persone in estate
PIETRASANTA. Nove ettari di un sogno che si espande fino a 22 considerando i vari terreni in affitto o in proprietà che si aggiungono fra Seravezza, Capriglia e Capezzano Pianore. Il Paradis Agricole è l’oasi di pace in cui il francese Alain Cirelli ha iniziato a investire dopo essersi innamorato della Versilia ai tempi in cui lavorava in cucina a Enoteca Pinchiorri di Firenze. Oggi l’agriturismo ospita un vasto parco di flora e fauna che convivono in simbiosi a ricreare quegli ecosistemi agricoli di un tempo.
«Da quando gli animali sono spariti dalle fattorie, la campagna ha iniziato a morire», commenta il fattore Filippo Francesconi, appassionato Virgilio di questo piccolo zoo in espansione. L’agriturismo è stato aperto subito dopo il boutique hotel di 12 camere inaugurato in centro a Pietrasanta nel 2021. Dotato di un bellissimo casolare in sasso che ospita dieci camere, oggi tre dei nove ettari di terra fra via Bugneta e via Pisanica vengono coltivati a ortaggi, in campo aperto ma anche in cinque delle sette serre, due delle quali dedicate agli aventi con una bellissima gipsoteca. Tutto cresce senza l’impiego di chimica ma neppure zolfo, rame o macchine invasive. Agli ortaggi si aggiungono 5.000 piante di ulivi per circa 220 quintali annui di olio in parte venduto direttamente nello spaccio aziendale insieme al resto della produzione agricola, in parte utilizzato dai cuochi dei due ristoranti di famiglia (quello dell’agriturismo in mano a Cristina Merli, e il Paradis in centro a Pietrasanta in mano allo chef Alessio Bachini).
Allevamento e agricoltura
A seguire la campagna ci sono un agronomo, un fattore e altri addetti per un totale di nove persone in estate e sette in inverno. Insieme portano avanti la coltura biologica di 65 varietà di ortaggi, 150 piante da frutto, gli olivi e presto anche le viti. Nei progetti futuri c’è infatti quello di impiantare barbatelle di Vermentino. E dato che nella filosofia aziendale molto vicina ai principi di Rudolf Steiner non si può parlare di campagna senza includere l’allevamento, la famiglia conta anche 200 galline, polli, tacchini, pecore, conigli, maiali e un nutrito plotone di api. «Le api sono il fulcro del benessere della campagna» dice Sandro Gori, l’apicoltore che segue le cento arnie per un totale di mezzo milione di piccole operaie dedite a impollinare piante e fiori da cui ricavare miele.
Chi è Alain Cirelli
Questo ecosistema deve tutto all’intuizione di Alain Cirelli, cinquantotto anni, nato a Chambery in Savoia da famiglia lombarda. La passione per la cucina e la materia prima la deve alla nonna paterna, proprietaria di un bistrot in cui proponeva pasta e piatti semplici. Fu poi il padre che, emigrato a Chambery dove vendeva camion, agli inizi degli anni ’70 aprì un albergo. Ma la svolta definitiva per Alain arrivò a 14 anni andando a lavorare come apprendista nel tristellato parigino Lasserre. Un percorso da cuoco che nel 1992 lo porta all’Enoteca Pinchiorri di Firenze dove resterà per sei anni lavorando con Carlo Cracco, Riccardo Mondo e Italo Bassi. «Quando avevamo qualche ora libera venivamo in Versilia – ricorda Alain Cirelli – e ho subito sentito un bel sapore fra mare e monti». Quel sapore che oggi lo colloca fra le realtà ricettive più estese e poliedriche della Versilia. «Siamo riusciti a creare tutto questo grazie alle braccia che ci aiutano in campagna e in casa», prosegue Cirelli. Il progetto agricolo è nato infatti nel 2018 su terreni incolti da oltre un decennio, senza più alberi e un casolare da ristrutturare. Uno ad uno hanno impiantato ogni fusto, arbusto, hanno persino costruito un laghetto che serve a irrigare i campi evitando alle colture lo shock termico estivo. Realizzando un paradiso aperto anche agli esterni per pranzi o cene su prenotazione.