Il Tirreno

Versilia

La tragedia

Morta a 18 anni, il ricordo del medico Luca Coccoli: «Ha voluto andare a scuola con le sue gambe fino all’ultimo»

di Donatella Francesconi
Morta a 18 anni, il ricordo del medico Luca Coccoli: «Ha voluto andare a scuola con le sue gambe fino all’ultimo»

Il dottore: «Viola era una forza della natura, che non ha mai smesso di fare la propria vita

23 dicembre 2023
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VIAREGGIO. Le parole per dirlo, anche quando ogni frase pesa come piombo: anche di questo è fatto il lavoro di un medico oncologo alle prese con la malattia dei più piccoli, dei più giovani. Il torrelaghese Luca Coccoli ha avuto in cura Viola Barghetti, morta a soli 18 anni dopo un anno dal manifestarsi della malattia, nel reparto di Oncoematologia dell’ospedale Santa Chiara di Pisa. E la ricorda, non solo nel rapporto medico-paziente, con il consenso della famiglia della ragazza: «È stata Viola fino Il alla fine. Era una forza della natura, che non ha mai smesso di fare la propria vita. Era stata operata, aveva un polmone che non funzionava e l’altro che funzionava solo in parte, ma ha continuato ad andare a scuola fino a pochi giorni prima di morire. Aveva sempre una sua forza, una sua dirittura». Viola, ricorda il medico, «era stata operata a Pisa, un intervento molto lungo. E aveva recuperato benissimo con la fisioterapia. Tanto che era tornata a camminare e, negli ultimi tempi, aveva anche tolto la stampella».

Per curare la giovanissima viareggina i medici avevano combinato una serie di farmaci in via sperimentale, ricorda Coccoli, «e a un certo punto la malattia sembrava aver segnato un stop». Poi, però, in un attimo «da progettare l’assistenza domiciliare a non esserci più sono trascorsi appena tre giorni».

Inevitabile la domanda che ogni adulto si fa, di fronte alla morte di Viola: ci sono segni premonitori per l’osteosarcoma, il tumore come quello di Viola – del quale la famiglia non ha mai fatto mistero – che aggredisce dalla età prepuberale ai giovani adulti? «No. Il tumore si manifesta con un dolore che è difficilmente differenziabile da un trauma qualsiasi, sportivo per esempio. E gli antinfiammatori funzionano, attuendolo come un dolore qualsiasi. Se il dolore permane e c’è gonfiore per oltre due settimane, farsi visitare è importante. E se c’è un sospetto, il consiglio è di andare subito nei Centri specializzati. Anche se non c’è evidenza scientifica che la scoperta della malattia uno o due mesi prima cambi effettivamente qualcosa. Quello che ci tengo a sottolineare è che non c’è mai un perché, non ci sono comportamenti o stili di vita che possono favorire l’insorgere della malattia. Che in tutta Italia fa registrare 100/120 ammalati l’anno, con una percentuale del 60% che si salva».


 

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